Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

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La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

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Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

TheDSR Legends_Deus alza l’asticella

Quando pensi che il peggio sia passato, arriva una nuova manche del DEUS SWANK RALLY.

Chi, come me, pensava che superata la data di apertura della stagione, disputata sulla neve e sul ghiaccio di Alagna, il proseguo del campionato fosse tutto in discesa si è sbagliato di grosso.L’unica discesa era quella prima dell’arrivo e per tutto il tracciato sono stato impegnato a non far schizzare il cuore fuori dalla gola, dove si era incastrato.

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L’occasione era imperdibile, correre a fianco dei campioni che hanno tappezzato la mia cameretta di adolescente. I piloti che per tutti gli anni anni ’80 hanno fatto sognare milioni di quattordicenni in sella alle Cagiva Aletta Rossa, Aprilia Tuareg, Yamaha DT, Gilera Arizona Rally e Honda Parigi-Dakar. Io avevo una Vespa PK ereditata da mio cugino e credo sia questa formazione di base  che mi ostacola nel godere appieno delle meraviglie del fuoristrada……Poco importa. Mi presento sul tracciato di prima mattina e, poco dopo, vengo raggiunto dai miei compagni d’avventura, Adelio Lorenzin e Samy Panseri, ormai miei punti di riferimento per le avventure offroad.

Se il primo è un campione di simpatia e di tecnica il secondo è esattamente come lo vedete in foto. Inconsapevole del significato “incolumità”, dategli una moto qualsiasi e lui cercherà di vincere, ad ogni costo. Cuordileone. E nel mio estenuante tentativo di apprendere le sacre leggi della guida offroad, ogni volta che mi superano, cerco di imitare un qualsiasi dettaglio che mi aiuti a sopravvivere.Adelio ci porta a fare il giro della pista a piedi per  studiare le traiettorie migliori e …..imbocchiamo la pista dalla parte opposta. Non ci abbattiamo, fino a quando non vedo il primo tratto del circuito. Pronti via, dopo l’arco gonfiabile di Yamaha si deve solo sfiorare un abete, affrontare un paio di rocce e lanciarsi in un sentiero, con a lato una staccionata di legno, ricoperto di detriti di ogni genere. Fortunatamente dopo migliora…..Un toboga tra abeti, radici, tronchi tagliati e fango ricoperto di foglie.Seguo in silenzio Adelio e Samy che discutono delle traiettorie migliori mentre con lo sguardo cerco una qualsiasi radura dove, nell’eventualità, possa atterrare un elicottero per soccorrermi….ed è tempo delle prove libere.Sono pronto….non è assolutamente vero, se non ci fosse Adelio a spronarmi starei seduto nel retro del furgone. Colleziono tre giri liberi dove, incredibilmente, ne esco vivo. Quando parte la gara riesco a strappare la promessa di Filippo Bassoli a lasciarmi un po’ di vantaggio su quelli che partiranno dopo di me e …. 4.45.96 è il tempo che strappo, gli unici dietro di me saranno una vespa scramblerizzata e due o tre moto che si sono fermate causa problemi di carburazione. Per la cronaca ha vinto Adelio in 2.50.

Lo Swank Rally sta alzando l’asticella? Si, ma è l’unico evento che ti insegna che i limiti sono solo nella tua testa e ti aiuta a superarli.

Lunga vita a The Deus Swank Rally, ci vediamo a Biarritz.

Le foto nell’articolo sono di Marco Renieri.

 

Snow Quake – Un giovedì di un giorno da cani

Finalmente. Era un anno che aspettavo. Saltata la prima edizione, causa febbre, questa non me la sarei persa per nulla al mondo. La data del 19 gennaio è da settimane che ha una croce rossa sulla casella. Alzataccia al mattino per non perdermi nulla, alle 6.00 il mio amico Gabriele è in strada che mi aspetta. prendo la borsa con il cambio “neve” e sono pronto. Mi hanno raccontato di temperature incredibilmente rigide ma si sa, i motociclisti sono come i pescatori.

Che FREDDO! Arriviamo per primi, nel piazzale sotto il circuito c’è una Alpine A110 coperta di ghiaccio e, tempo di scendere dal furgone, ci ritroviamo circondati da scoppiettanti motociclette. 

Nota comune a tutte la difficoltà di accensione per il troppo freddo. Il sensore del furgone segna -9°, temporeggio e decido di spogliarmi dei panni cittadini per indossare la tenuta da sci che, grazie a Dio, mi sono portato dietro. Lascio solo i guanti pesanti, impossibile usarli per scattare con la mia nuova Hasselblad 1DX e per pilotare il DJI Mavic pro e opto per dei guanti touch che purtroppo si rileveranno un tantino leggeri.

Per macchina fotografica e drone è il primo test sul campo ed è la peggiore situazione che potevo immaginare. La macchina mi è stata consegnata il giorno prima e mentre tento di settarla inizio ad avere segnali dalle estremità delle mie dita. Nel giro di una mezz’ora perdo la sensibilità di entrambi gli indici. Il cambio delle ottiche si dimostra un’impresa difficile e dopo solo 3 ore di utilizzo la prima batteria è quasi a terra. Non ci sono problemi ne ho un’altra. La cambio e non da segni di vita. Difettosa. Non male per una macchina da 10.000 euro….. Mi consolo con un buon bicchiere di vino bollente che mi offre Gabriele.

Faccio un giro tra le moto e cerco di capire quale zona posso sfruttare per il decollo del mio Mavic pro mentre l’Alpine A110 si scatena sul tracciatoOrmai ho perso la sensibilità alle dita e, visto che tutto succederà dopo pranzo mi rifugio nel furgone per scaldarmi e ricaricare le batterie. Dopo un’ora mi decido ad uscire e fortunatamente incontro Marco Troiano di OMT Garage che provando pietà di me mi regala una bustina scaldamani e mi salva le falangi. Gliene sarò per sempre grato.

E’ ora della gara, estraggo il mio Mavic e mi piazzo sul tracciato stando ben attento a tenermelo abbastanza vicino visto che con questo freddo è un continuo segnale di allerta batterie.

L’allegra armata Brancaleone inizia sfidarsi sull’infida pista di ghiaccio ma a parte un paio di cadute non si registrano grossi danni e, nonostante l’intricata spiegazione sulle eliminazioni e le successive manche, tutto sembra svolgersi molto velocemente, grazie al cielo.La finale è senza esclusioni di colpi ma nulla possono fare i concorrenti contro un incredibile Giovanni Bussei che sembra voli sul ghiaccio con un grip da orso bianco. Congelato ma soddisfatto mi perdo anche la premiazione, che vedo da lontano, optando per il secondo bicchiere di Vin Brulè. Freddo a parte è stata una bellissima giornata tra amici ed ha sbagliato chi non è venuto anche solo a dare un’occhiata.  Me ne vado con la speranza di una terza edizione dove cimentarmi, dopo un corso intensivo alla Di Traverso School di Marco Belli, tra le curve ghiacciate di questo fantastico tracciato. 

Un week end Di Traverso

Da quando ho visto Marco Belli danzare sulle cunette di sabbia dell’ippodromo di San Sebastian non ho pensato ad altro, ci voglio provare anche io.

E finalmente le mie serate spese davanti al monitor mi hanno regalato una data, non ancora sold out, per una giornata in pista con la Di Traverso School.

Tra me e la pista solo un piccolo ostacolo, Renzi e il suo Referendum. Rinuncio, purtroppo sabato i posti sono esauriti e le date dei prossimi appuntamenti non ancora definite. Ma è nei momenti bui che le cose prendono una direzione diversa. E come nel teatro greco un Deus ex machina materializza un amico che due posti li ha. Ed eccomi, alle cinque del mattino, sfrecciare con il suddetto amico verso Misano Adriatico per una giornata che non dimenticherò mai.

La giornata è grigia, ma non ci scoraggia. Arriviamo al circuito e non troviamo l’ingresso, ma neppure questo ci scoraggia. Circumnavighiamo il tracciato dall’esterno e non c’è verso di trovare l’entrata, a questo punto un po’ di scoramento inizia ad insinuarsi nei nostri cuori. Non ci diamo per vinti, imbocchiamo l’unico varco aperto nella recinzione che indica il circuito Kart e finalmente arriviamo.

Per me essere in un tempio della velocità come Misano è già fonte di emozione, figuriamoci quando mi volto e vedo, oltre alle SR400 allineate sotto le tribune della Flat Track Arena, una nutrita compagine di piloti con la loro moto privata. Con la salivazione a zero mi avvio alla registrazione dove vengo accolto dalla famiglia Belli, come un vecchio amico e tutta la tensione si scioglie in una buona tazza di caffè accompagnata da un pezzo di torta.

Espletate le formalità è tempo di vestirsi e di dirigersi verso l’arena. Indosso le protezioni, il completo che mi ha fornito il mio amico Ricoo’ e il mio nuovo casco DMD. Sono con gli stivali sulla pista.

La compagine agguerrita che avevo visto al mio arrivo si rivela un allegra compagnia, sempre agguerritissima ma altrettanto simpatica. Tra questi c’è anche Gianluca Nannelli con due giovani leoni della sua factory e, a guardarli girare, si capisce quanta differenza ci sia tra un amatore, come il sottoscritto, e chi la manetta ce l’ha nel sangue. 

Sotto la regia di Marco Belli affrontiamo esercizi dove il mio equilibrio viene messo a dura prova come quello dei birilli che puntualmente travolgo. Donuts, sgommate, ripartenze, derapate, grazie a Dio ci dividiamo in due turni così da riprendere fiato.

Ne approfitto per fare qualche ripresa con il mio Yuneec Typhoon H sbizzarrendomi in inseguimenti dei piloti, panoramiche e…tutto impegnato a seguire una gimkana non mi accorgo di un gruppo di alberi troppo vicini. Fine delle riprese aeree.Non importa, è tanta l’adrenalina che parcheggio il rottame e sono di nuovo in sella. Le ore passano in un lampo, si pranza e siamo di nuovo in pista, ora ci aspetta qualche giro completo del “fagiolo” e, appena poco prima che la sera ci sorprenda, una serie di giri del circuito completo che, sorpresa, ha una curva “decisamente” a destra…Dopo aver girato sempre e solo concentrato sul far derapare la moto girando a sinistra sono colto di sorpresa e vado dritto. con la coda dell’occhio vedo che per alcuni dei mie compagni la manovra riesce per un pelo ma parecchi finiscono per terra alzando maestosi polveroni.

Ma l’unica cosa che ci ferma è il sopraggiungere delle tenebre, e la mancanza di illuminazione mette la parola fine ad una giornata che avrei voluto durasse per sempre.

Grazie Marco per la gentilezza e la pazienza che hai con tutti e per essere l’ambasciatore di una disciplina che mi ha fatto ritornare bambino in sella alla Saltafoss oro e nera, esattamente come la yamaha sr400 che nella foto sopra Alessandro sta  guidando magistralmente. Ci rivedremo presto.

Lasciatemi dedicare le ultime righe ad un mio amico che, due giorni prima di questa indimenticabile giornata, se ne è andato sopraffatto da un male contro il quale ha lottato per un anno intero. Questa giornata la dedico a lui che,insieme a pochi altri, nonostante mi si scorgesse poco in mezzo alla polvere della vita,  mi ha dato una possibilità. Nel pur poco tempo passato insieme hai lasciato un impronta indelebile nella mia anima. Ciao Mauro.

Il figliol prodigo

La sua partecipazione al Vintageride (http://impossiblegarage.com/blog/2016/05/28/vintage-ride_giorno-1-wrong-way/) aveva messo a dura prova la sua, pur forte, fibra. Dopo mesi di cure, e un cilindro rimesso a nuovo, è tornata a ruggire. Allora l’abbiamo portata in gita a contemplare un bellissimo tramonto. Mölta è tornata.

Glemseck 101 2016 _ Teaser

Alla fine ci siamo andati. Poco più di 500 km tutti d’un fiato. Con noi The Liar, la nostra Buell XB. Non ci ha fatto per nulla sfigurare, ha collezionato un sacco di foto e di complimenti. Sicuramente le critiche non sono mancate….ma quanta gente ha avuto attorno. Non divaghiamo, siamo qui per il Glemseck 101. Grandioso, per quantità di moto, tante moto da far girare la testa, e di appassionati, un mare di gente……tanta da far sembrare piccola un’area che è almeno quattro volte quella del Wheels & Waves. Ma ne parleremo nei prossimi giorni con le foto e i video che abbiamo girato. Per ora un piccolo assaggio

 

El Rollo

Un minuto per ricordare una bellissima manifestazione organizzata dai Soutsiders MC per il Wheels & Waves 2016 nella splendida cornice dell’Hipodromo di San Sebastian Lastre Oria. Sole, amici, benzina e la Spagna. Chissà se un giorno non ci sarà una versione W&W tutta spagnola…….

Sunride 2016_Non si arriva tardi…..

Rieccomi. Dopo una lunga pausa rubo pochi minuti all’onda di lavoro che mi ha travolto in questi giorni per raccontarvi il mio Sunride. IMG_9934

Regola numero uno: Se sabato alle 16.00 non sei ancora riuscito a partire da Milano in direzione Pesaro, pensaci su. Ma per un appassionato di special cosa vuoi che siano le regole, parto. D’altra parte gli impegni familiari vanno onorati e tra una figlia in partenza da Orio al Serio e una moglie in partenza da Rogoredo, uno zaino da riempire, la moto da caricare sul furgone e il drone, che non sia mai, si è fatto tardi. Sulla soglia di casa arriva una telefonata….la Mölta (la mia R65 trasformata in Scrambler da Toysgarage), in prestito ad uno dei suoi papà, che è in viaggio verso Pesaro, è ferma in autostrada. Senza esitare sono seduto sul furgone pronto a correre in aiuto degli audaci riders quando arriva la telefonata che fa rientrare l’emergenza, riserva lenta a pescare dal serbatoio. Avrebbero dovuto aspettare che divorassi almeno 150 km di autostrada, meglio così.IMG_9931

La voglia di arrivare è tanta, l’ora è tarda e il piede diventa pesante….tenendomi nei limiti, spero, arrivo, finalmente, alle 19.50 a Pesaro, i ragazzi hanno prenotato all’hotel Vittoria, affacciato sulla spiaggia e accerchiato dalle bancarelle. Con un paio di manovre aggiro lo sbarramento scarico i bagagli e cerco parcheggio. Dopo ventinove minuti mi rendo conto che parcheggiare a Pesaro non è facilissimo. Al tramonto attraverso fiero il centro di Pesaro fino all’hotel.IMG_9933 Salgo in camera per un veloce cambio d’abito e ….non riesco ad entrare. Il Concierge mi spiega che le cameriere hanno rifatto la stanza e, inavvertitamente hanno chiuso con il blocco, sblocco, entro. Evidentemente le cameriere amano Picasso, faccio lo slalom tra asciugamani, infradito, zaini e ……e mi accorgo che i miei compagni di stanza si sono divisi le brande lasciandomi il letto matrimoniale, in condivisione. Mi aspettano al villaggio, allegri, ma non troppo. Hanno spostato la location e, a loro dire, in un luogo meno coinvolgente. Arrivo anche io, superato il porto(sede delle prime edizioni) si raggiunge una baia con una vasta zona erbosa dove sono sistemante le tende in vago stile Wheels & Waves, e le moto le devi parcheggiare fuori, in stile Wheels & Waves. Ci sono diversi preparatori con pezzi di pregio esposti, ma la sensazione non è di gran folla. Faccio un giro mentre inizia ad imbrunire e la fame mi attanaglia. Raggiungiamo un ristorante poco lontano e affrontiamo la cena più lunga della mia vita, tra ordinazioni sbagliate, arrivate dopo ore e scortesia. Peccato. Se ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere e raccogliere le lamentele dei miei commensali, non per la cena ma per come è diventato il Sunride. Lo spostamento della location è la prima in classifica nel ranking del malumore seguito dall’impossibilità di entrare con la propria special nel villaggio, che a dire la verità non è popolatissimo. Prima, al porto, facevi parte della festa anche tu, e la tua moto era protagonista al pari di quelle dei preparatori. Esattamente come il W&W, incredibilmente, gli eventi principe per gli appassionati si stanno trasformando in fiere che allontanano il cuore pulsante che li anima, con tanto di tiro a segno da lunapark. Per tutta sincerità io, essendo al mio primo Sunride, oltretutto arrivato in ritardo, non posso fare una recensione obiettiva. Ascolto. Come ho ascoltato al W&W, giudizi molto simili.  Comunque finita la cena…….ritorniamo al villaggio. La gente è arrivata, tornati dal giro tra le colline che, arrivando tardissimo, mi sono perso. Sul palco c’è una band con un cantante tarantolato che urla a squarciagola. Io e Gabriele in sella alle nostre special, facendo i finti tonti, entriamo nel villaggio. La sicurezza dopo un timido diniego ci fa passare e,incredibilmente, dopo pochi minuti,le nostre moto vengono circondate dal pubblico presente. Non perché sono le moto più belle che abbiano mai visto, ma perché sono oggetto di curiosità e di discussione.IMG_9936 IMG_9942 IMG_9951 IMG_9956 IMG_9957 IMG_9955 Quello che dovrebbero essere questo tipo di feste. Feste e non fiere. Per ritrovare lo spirito del Sunride ci dirigiamo al porto, il tempo di berci un’ultima birra per poi andare in albergo.

Il mattino dopo mi sveglio presto, colazione con gli amici e poi corro al villaggio e c’è chi carica già i furgoni, 2 scatti al volo per ricordo, con la luce del sole, e inizio ricerca del furgone, mi sono dimenticato dove ho parcheggiato. Ritorno in albergo, devo caricare la MV Agusta di Alberto, la sua ruota posteriore è rimasta “sulle tele”, finita. Nelle giornate del Burnout selvaggio la mancanza di un gommista è un errore imperdonabile.  E lui il burnout non l’ha nemmeno fatto. Saluto gli amici, torneranno a casa facendo il Muraglione e un paio di passi. Mi confessano che probabilmente non torneranno più, io non lo so, almeno un Sunride per intero mi piacerebbe vederlo. Più feste e meno fiere.ciao.IMG_9985 (2) IMG_9984 (2) IMG_9982 (2) IMG_9981 (2) IMG_9977 (2) IMG_9975 (2) IMG_9973 (2) IMG_9970 (2)

Wheels & Waves 2016 _ Fine

DSC_3619Anche questa avventura giunge alla fine. Sulla sedia giace fiero il pettorale della Punks Peak Race, intonso. Oggi colazione ricca, la mattinata ci accoglie con una nuova perturbazione. Poco male, oggi si fa i turisti. Non cedo neppure al richiamo del tour che parte da Biarritz alle 9.00 per farci ritorno per le 17.00. L’intenzione era quella di seguire il gruppo con il furgone per scattare qualche foto e magari fare delle riprese con il drone, ma il tempo, la pigrizia e le code fatte mi fanno desistere. Ci dirigiamo al mercato di Biarritz e poi ripreso il furgone riusciamo, finalmente a visitare  Saint-Jean-de-Luz, splendida cittadina, curatissima e con una chiesa da visitare obbligatoriamente. IMG_9726 IMG_9709 IMG_9695 IMG_9701IMG_9737 Ci si sente praticamente in Spagna e non possiamo far altro che pranzare ordinando una Paella, ottima, ma fin troppo abbondante. Lunga passeggiata e ritorno a Biarritz. Rimane giusto il tempo di un ultimo giro in moto. E quale miglior saluto a questo splendido angolo di mondo se non percorrendo la Cournice che da Saint-Jean-de-Luz ti porta praticamente in Spagna. Arrivo e…gara di triatlon. Esattamente come l’anno scorso sei tritapalle di triatleti bloccano il passaggio e sono costretto ad una lunga deviazione. Fortunatamente il blocco della Cournice si conclude pochi minuti dopo, non quello del paese che mi costringe, al ritorno, ripercorrere la deviazione.IMG_9752  Tornando indietro faccio un lungo giro di Biarritz che, nonostante qualcuna sia già ripartito, e ancora popolato di rumorosissimi motociclisti che anche quest’anno hanno dato da far alle forze dell’ordine. Tanto che l’organizzazione dell’evento ha dovuto emanare due comunicati via Facebook per chiedere ai partecipanti all’evento un comportamento più civile. Appelli, pare, rimasti inascoltati, più o meno come dire ad un bambino che non può giocare a palla in un campo da calcio. Persino su un muro è comparso un graffito con scritto “Respect Local”. In più si sono registrati diversi furti negli stand e nelle auto in sosta, il più eclatante quello di un paio di stivali da collezione di Alpinestars. Ma purtroppo, vista la quantità di persone che l’evento attira è quasi inevitabile. Peccato.IMG_9439 IMG_9836 DSC_3700 DSC_3669 DSC_3675 DSC_3671 IMG_9799 DSC_3745 DSC_3728 DSC_3723 DSC_3716 DSC_3715 DSC_3717 E il pensiero corre a tre anni prima, quando ho viso per la prima volta il W&W, per i puristi già troppo commerciale, per me il più bel parco giochi del mondo, i sogni che diventano realtà. Ed è per questo che la voglia di ritornarci non c’è più, se non fosse che ora che mia figlia l’ha visto vuole fare la patente della moto e costruirsi una special….. Chissà, se la nuova edizione la facessero in Spagna….. Staremo a vedere. Il prossimo fine settimana si parte per Pesaro, il Sun Ride Festival ci attende e per me è la prima volta. Chissà, magari mi innamoro.IMG_9831

Wheels & Waves 2016 _ Punks Peak Race

IMG_94471o giugno 2016, il giorno è arrivato. La notte è passata veloce, più di quanto volessi. Mi sono svegliato presto, la montagna non aspetta! Ritrovo in cima a Jaizkibel alle 10.00, registrazione piloti, controllo moto e abbigliamento. Gara alle 13.30…..La mail è talmente dettagliata che arriva con allegata la posizione satellitare e le istruzioni per raggiungere l’area di parcheggio con i furgoni. Alle 7.00 sono in piedi, la sera prima tornando dall’Artride abbiamo soccorso un ragazzo di Bordeaux che trascinava la sua moto da competizione degli anni 60, motorizzata Zundapp, con il motore grippato. Mentre lui iniziava una litania fatta di “mercie” e “tre gentile” io riuscivo solo a pensare all’impegno del giorno dopo e che, magari, dopo questo bel gesto il dio della velocità mi avrebbe guardato con occhi diversi. Insignito della medaglia al merito di Benefattore del Wheels & Waves la gara per me sarebbe stata più lieve.

Mi affaccio alla finestra e il tempo…..fa schifo!? Non penseranno di correre!! Ma in fondo ho superato il Vintage Ride, due giorni di sterrato in sella ad una bmw R65, cosa vuoi che siano pochi secondi di asfalto….Questo è l’anno delle prime esperienze, e così sia. Adesivi attaccati, quello di Sultan of Sprint è il dono ricevuto direttamente da Seb Lorentz per l’acquisto della sua maglietta di Lucky Cat Garage, stivali, casco omologato e guanti sono già sul furgone dalla sera prima, insieme alla moto. Oggi colazione leggera, niente croissant del panettiere.

Diluvia.

Si parte comunque, il viaggio è silenzioso, prendiamo l’autostrada per fare prima e faccio l’esatto opposto di quello indicato sulla mail salendo verso Jaizkibel dalla parte riservata alle moto. Non c’è nessuno e mi fanno passare. In cima ci sono una decina di furgoni che emergono dalla nebbia come spettri. L’atmosfera è decisamente particolare, ogni tanto compare una figura intenta a fotografare qualsiasi cosa che si muova, per ora solo cavalli. Incontriamo anche un’anziana coppia venuta apposta per assistere alla gara direttamente dal Portogallo, e….ci scatta una foto.IMG_9451IMG_9551Nessuno sa di preciso cosa succederà, chiedo ai miei vicini di parcheggio, che scopro essere i ragazzi di Plan B Motorcycle, ma non sanno nulla neanche loro mentre veniamo sferzati da raffiche di vento e acqua. Raggiungo la pit lane e inizia a piovere….in orizzontale. entro con la mia metà asciutta nel furgone della direzione di gara, per ora la corsa non è annullata e mi consegnano anche il  “bib”, il pettorale con il mio numero di gara. Bastardi. Torno indietro, striscio con la suola sulla riga bianca di mezzeria e il piede scivola come se ci fosse olio…..sono spacciato.  La nebbia è fittissima e in più non la smette di piovere, arriva El Solitario con tutta la sua tribù, mentre sul prato non si scorge anima viva.IMG_9565DSC_4034 E, come se tutto fosse orchestrato dalla sapiente regia di Federico Fellini, improvvisamente, la strada inizia ad animarsi di Nativi Americani in sella a scoppiettanti cinquantini. Per un attimo rimango in attesa di elefanti, nani e donne barbute….niente.DSC_3904DSC_3946 DSC_3949 DSC_3957 DSC_3941 DSC_3933 DSC_3923 DSC_3922 DSC_3935 DSC_3965 DSC_3974 DSC_3973Lo prendo come un segno del destino e scarico la moto dal furgone, sono arrivato fino a qui e voglio percorrere l’ottavo di miglio anche io. Diventa inevitabile quando vedo passare davanti a me un giapponese in sella alla sua stilosissima Ducati,  se lui si è preso la briga di arrivare dal Giappone per la gara io non posso certo rinunciarvi.DSC_3903DSC_3919
DSC_3931Il tracciato si anima, non faccio più caso alla pioggia e inizio a scaldare il motore. Alla pit lane regna ancora l’incertezza, nel frattempo parte una sessione fotografica con protagonisti i Nativi Americani. Al grido di “La Copita!!” si organizza una simulazione di partenza e sbandierata di arrivo pochi metri dopo per la gioia dei fotografi. Nel frattempo incontro Deus Milano, anche loro impegnati in uno shooting, e mi “ingarello” con Filippo Bassoli in una serie di partenze per scaldarmi un po’e soddisfare il mio ego.DSC_3987Sono pronto, ma il dio della velocità decide che non è così e si materializza sotto forma di un giudice di gara che grida, per sovrastare il rumore dei motori, “race cancelled!!” La linea di partenza, dietro la quale eravamo rimasti prigionieri causa shooting indiano, viene riaperta e in un attimo realizzo che posso vincere la mia prima gara sprint in salita…..Mi torna in mente Pier Francesco Chili, Misano 1989, gara classe 500. Un nubifragio si abbatte sulla pista durante la gara che viene sospesa, l’asfalto non drena bene e i piloti più titolati, tra i quali Schwantz, Rainey e Lawson, si rifiutano di ripartire. Per Chili non è un problema, riparte e vince. Questo è il mio destino. Mi avvicino alla linea di partenza e mi “fiondo” sul tracciato fendendo la nebbia, con circospezione. Mi pare di vedere la linea di arrivo davanti a me mentre sulla mia sinistra vengo superato da un ragazzo di Ginevra, conosciuto poco prima, che in sella alla sua Honda CB sta accompagnando alla macchina un suo amico scomodamente appollaiato sulla coda della moto…… Secondo.IMG_9502 IMG_9521 DSC_4005 DSC_4008IMG_9548In preda allo sconforto per l’occasione persa mi dirigo al furgone, non c’è nessuno. In quel momento realizzo di aver abbandonato le ragazze lungo il tracciato con il compito di scattare delle foto. Vado a cercarle e mi accorgo che sulla linea di partenza c’è un certo fermento. Mi avvicino ad un capannello di persone raccolte intorno ad un iPad dove un filmato ha per protagonista una moto che va in fiamme. Mi volto e la moto è lì, una Brough-Superior degli anni ’30 da collezione, giace contro la staccionata a lato della strada. IMG_9542 IMG_9541 IMG_9566Sull’asfalto una traccia di bruciato, schiuma di estintore e ,tra fumi e nebbia, Mr Roberto Parodi. Per un attimo mi chiedo se tutto quel casino lo abbia fatto lui, ha anche i jeans stracciati. Ma mi dicono di no. I pantaloni sono stracciati perché durante il viaggio da Milano a Biarritz è stato speronato da un carrello trainato da un auto che lo ha sbattuto in terra. Per nulla abbattuto ha riparato la moto e continuato il viaggio, ed entra definitivamente nell’Olimpo, con i miei eroi. Ritrovo le ragazze, come fieri soldati hanno resistito alle intemperie e portato a casa il compito assegnato. Raggiungiamo di gran carriera il furgone,  sembrerebbe quasi che mi inseguano…. Per farmi perdonare puntiamo verso Hondarribia dove, annullati i festeggiamenti, non ci resta che infilarci nel bar “Itxaropena” per una birra e dell’ottimo cibo, seguiti poco dopo da El Solitario e la sua ciurma.IMG_9552 Mi guardo attorno e penso come sarebbe andata a finire se non fosse piovuto……Mi accontento di aver salvato pelle e onore e ordino un’altra birra.IMG_9677