Impossible_The Swank Rally on ice e The Snowquake

E’ passato ormai un mese e mezzo dal mio battesimo sul ghiaccio e da allora non ho avuto una notte libera per rimettere in fila tutte le emozioni della due giorni più incredibile della mia vita su due ruote.Regola numero uno! Se c’è ghiaccio sulle strade è consigliabile non guidare l’auto, recitano tutti i media non contemplando, nemmeno lontanamente, che qualcuno possa farlo con una moto. Ma il virtuoso dell’off-road è inversamente proporzionale al buon senso, se c’è un ostacolo lo deve superare. E’ grosso? Meglio.Esattamente come avviene nei bambini in tenera età tutte le cose potenzialmente pericolose mi affascinano, ed essendo, come un bimbo che inizia a stare sulle gambe, completamente in balia della guida off-road cerco di preparami al peggio. Come nei precedenti appuntamenti sono accompagnato nell’impresa dalla mia splendida Beta GS 250 magistralmente preparata, per l’occasione, da OMT Garage che mi farà da balia per questa due giorni. Più che un team una famiglia che mi ha accolto, aiutato e spronato ad affrontare questa impresa ghiacciata.

Ci siamo, è tempo di avviare i motori, ma il Beta non ha la minima intenzione di accendersi. Lo prendo come un segno del destino e, per la prima volta nell’arco della giornata, la mia bocca accenna un sorriso. Niente da fare, il box si mobilita. Si smontano candele, carburatori , si accenna una danza propiziatoria, si aggiunge un litro di miscela e, inaspettatamente, il motore inizia ad urlare…..e lo vorrei fare anche io. Ma ormai è tempo di raggiungere il parco chiuso. Partono tutti e non mi resta che seguirli ma ecco la mia seconda chance, da sotto il serbatoio parte un getto orizzontale di miscela. Mi abbasso, il tubo di gomma del carburante ha ceduto, cerco di mettergli una nuova fascetta ma si taglia. Ormai è finita, non ho più tempo e poi dove lo trovo un tubo di gomma in mezzo al nulla? Ma nella cassetta di Adelio Lorenzin!! Ormai è chiaro che la fortuna mi ha voltato le spalle, dovrò correre.C’è tensione, sul piazzale che anticipa il circuito un sempre sorridente Filippo Bassoli ci accoglie e ci confida il segreto della guida sul ghiaccio. La regola dell 3C: Cautela, Crederci, Culo. Aggrappandomi all’ultima C mi lancio sul circuito e incredibilmente resto in piedi, il tempo non è tra le mie priorità e lascio che il Beta mi sventoli come una bandierina attraverso il tracciato.

Alla fine tra giri di prova e cronometrati colleziono otto giri, una caduta e quattro Padrenostro. Contento di avere ancora tutte le ossa in ordine raggiungo il paddock e rastrello le poche forze rimaste per la gara che ci attende domani. Lo Snowquake.

Eccoci pronti alla gara, siamo tantissimi. Molti piloti italiani ma altrettanti da tutta europa con una copertura mediatica di tutto rispetto con tanto di troupe televisiva droni e fotografi ai quali sarebbe più semplice entrare al Pentagono piuttosto che sul tracciato. Tutto questo dispiegamento di forze toglie un po’ di goliardia all’evento declassandolo a “rottura di palle”. Tempi lunghissimi di attesa per il proprio turno in balia di un vento gelidissimo, piloti che si perdono tra una birra e una salamella con conseguente ritardo sulla pit lane. Nonostante tutto si parte, la mia categoria è la vintage, e me la gioco con Adelio Lorenzin, la moto di Steve McQueen (quella vera) e un ragazzo francese al quale si rompe il motore nel giro di allineamento. Disputiamo due gare e in entrambe mi piazzo terzo, sul podio. Poco importa che fossimo tre sulla linea di partenza, dire che ti sei piazzato terzo fa sempre un bell’effetto.

 

Snow Quake – Un giovedì di un giorno da cani

Finalmente. Era un anno che aspettavo. Saltata la prima edizione, causa febbre, questa non me la sarei persa per nulla al mondo. La data del 19 gennaio è da settimane che ha una croce rossa sulla casella. Alzataccia al mattino per non perdermi nulla, alle 6.00 il mio amico Gabriele è in strada che mi aspetta. prendo la borsa con il cambio “neve” e sono pronto. Mi hanno raccontato di temperature incredibilmente rigide ma si sa, i motociclisti sono come i pescatori.

Che FREDDO! Arriviamo per primi, nel piazzale sotto il circuito c’è una Alpine A110 coperta di ghiaccio e, tempo di scendere dal furgone, ci ritroviamo circondati da scoppiettanti motociclette. 

Nota comune a tutte la difficoltà di accensione per il troppo freddo. Il sensore del furgone segna -9°, temporeggio e decido di spogliarmi dei panni cittadini per indossare la tenuta da sci che, grazie a Dio, mi sono portato dietro. Lascio solo i guanti pesanti, impossibile usarli per scattare con la mia nuova Hasselblad 1DX e per pilotare il DJI Mavic pro e opto per dei guanti touch che purtroppo si rileveranno un tantino leggeri.

Per macchina fotografica e drone è il primo test sul campo ed è la peggiore situazione che potevo immaginare. La macchina mi è stata consegnata il giorno prima e mentre tento di settarla inizio ad avere segnali dalle estremità delle mie dita. Nel giro di una mezz’ora perdo la sensibilità di entrambi gli indici. Il cambio delle ottiche si dimostra un’impresa difficile e dopo solo 3 ore di utilizzo la prima batteria è quasi a terra. Non ci sono problemi ne ho un’altra. La cambio e non da segni di vita. Difettosa. Non male per una macchina da 10.000 euro….. Mi consolo con un buon bicchiere di vino bollente che mi offre Gabriele.

Faccio un giro tra le moto e cerco di capire quale zona posso sfruttare per il decollo del mio Mavic pro mentre l’Alpine A110 si scatena sul tracciatoOrmai ho perso la sensibilità alle dita e, visto che tutto succederà dopo pranzo mi rifugio nel furgone per scaldarmi e ricaricare le batterie. Dopo un’ora mi decido ad uscire e fortunatamente incontro Marco Troiano di OMT Garage che provando pietà di me mi regala una bustina scaldamani e mi salva le falangi. Gliene sarò per sempre grato.

E’ ora della gara, estraggo il mio Mavic e mi piazzo sul tracciato stando ben attento a tenermelo abbastanza vicino visto che con questo freddo è un continuo segnale di allerta batterie.

L’allegra armata Brancaleone inizia sfidarsi sull’infida pista di ghiaccio ma a parte un paio di cadute non si registrano grossi danni e, nonostante l’intricata spiegazione sulle eliminazioni e le successive manche, tutto sembra svolgersi molto velocemente, grazie al cielo.La finale è senza esclusioni di colpi ma nulla possono fare i concorrenti contro un incredibile Giovanni Bussei che sembra voli sul ghiaccio con un grip da orso bianco. Congelato ma soddisfatto mi perdo anche la premiazione, che vedo da lontano, optando per il secondo bicchiere di Vin Brulè. Freddo a parte è stata una bellissima giornata tra amici ed ha sbagliato chi non è venuto anche solo a dare un’occhiata.  Me ne vado con la speranza di una terza edizione dove cimentarmi, dopo un corso intensivo alla Di Traverso School di Marco Belli, tra le curve ghiacciate di questo fantastico tracciato. 

Un week end Di Traverso

Da quando ho visto Marco Belli danzare sulle cunette di sabbia dell’ippodromo di San Sebastian non ho pensato ad altro, ci voglio provare anche io.

E finalmente le mie serate spese davanti al monitor mi hanno regalato una data, non ancora sold out, per una giornata in pista con la Di Traverso School.

Tra me e la pista solo un piccolo ostacolo, Renzi e il suo Referendum. Rinuncio, purtroppo sabato i posti sono esauriti e le date dei prossimi appuntamenti non ancora definite. Ma è nei momenti bui che le cose prendono una direzione diversa. E come nel teatro greco un Deus ex machina materializza un amico che due posti li ha. Ed eccomi, alle cinque del mattino, sfrecciare con il suddetto amico verso Misano Adriatico per una giornata che non dimenticherò mai.

La giornata è grigia, ma non ci scoraggia. Arriviamo al circuito e non troviamo l’ingresso, ma neppure questo ci scoraggia. Circumnavighiamo il tracciato dall’esterno e non c’è verso di trovare l’entrata, a questo punto un po’ di scoramento inizia ad insinuarsi nei nostri cuori. Non ci diamo per vinti, imbocchiamo l’unico varco aperto nella recinzione che indica il circuito Kart e finalmente arriviamo.

Per me essere in un tempio della velocità come Misano è già fonte di emozione, figuriamoci quando mi volto e vedo, oltre alle SR400 allineate sotto le tribune della Flat Track Arena, una nutrita compagine di piloti con la loro moto privata. Con la salivazione a zero mi avvio alla registrazione dove vengo accolto dalla famiglia Belli, come un vecchio amico e tutta la tensione si scioglie in una buona tazza di caffè accompagnata da un pezzo di torta.

Espletate le formalità è tempo di vestirsi e di dirigersi verso l’arena. Indosso le protezioni, il completo che mi ha fornito il mio amico Ricoo’ e il mio nuovo casco DMD. Sono con gli stivali sulla pista.

La compagine agguerrita che avevo visto al mio arrivo si rivela un allegra compagnia, sempre agguerritissima ma altrettanto simpatica. Tra questi c’è anche Gianluca Nannelli con due giovani leoni della sua factory e, a guardarli girare, si capisce quanta differenza ci sia tra un amatore, come il sottoscritto, e chi la manetta ce l’ha nel sangue. 

Sotto la regia di Marco Belli affrontiamo esercizi dove il mio equilibrio viene messo a dura prova come quello dei birilli che puntualmente travolgo. Donuts, sgommate, ripartenze, derapate, grazie a Dio ci dividiamo in due turni così da riprendere fiato.

Ne approfitto per fare qualche ripresa con il mio Yuneec Typhoon H sbizzarrendomi in inseguimenti dei piloti, panoramiche e…tutto impegnato a seguire una gimkana non mi accorgo di un gruppo di alberi troppo vicini. Fine delle riprese aeree.Non importa, è tanta l’adrenalina che parcheggio il rottame e sono di nuovo in sella. Le ore passano in un lampo, si pranza e siamo di nuovo in pista, ora ci aspetta qualche giro completo del “fagiolo” e, appena poco prima che la sera ci sorprenda, una serie di giri del circuito completo che, sorpresa, ha una curva “decisamente” a destra…Dopo aver girato sempre e solo concentrato sul far derapare la moto girando a sinistra sono colto di sorpresa e vado dritto. con la coda dell’occhio vedo che per alcuni dei mie compagni la manovra riesce per un pelo ma parecchi finiscono per terra alzando maestosi polveroni.

Ma l’unica cosa che ci ferma è il sopraggiungere delle tenebre, e la mancanza di illuminazione mette la parola fine ad una giornata che avrei voluto durasse per sempre.

Grazie Marco per la gentilezza e la pazienza che hai con tutti e per essere l’ambasciatore di una disciplina che mi ha fatto ritornare bambino in sella alla Saltafoss oro e nera, esattamente come la yamaha sr400 che nella foto sopra Alessandro sta  guidando magistralmente. Ci rivedremo presto.

Lasciatemi dedicare le ultime righe ad un mio amico che, due giorni prima di questa indimenticabile giornata, se ne è andato sopraffatto da un male contro il quale ha lottato per un anno intero. Questa giornata la dedico a lui che,insieme a pochi altri, nonostante mi si scorgesse poco in mezzo alla polvere della vita,  mi ha dato una possibilità. Nel pur poco tempo passato insieme hai lasciato un impronta indelebile nella mia anima. Ciao Mauro.