Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

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La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

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Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

Il Botto _ The Deus Swank Rally_Chapter 3

E adesso? Fino a settembre saremo orfani dell’evento più cool che segnerà il 2017.Deus Milano Rules.

Nonostante l’abbondanza di eventi dedicati ai motociclisti  Deus è capace di tirare fuori dal cilindro (mai parola fu più azzeccata) una sorpresa che supera le altre. A dire la verità un’anteprima l’avevo avuta. Un mese prima dell’evento ho ricevuto l’invito a partecipare al tracciamento del percorso di trasferimento tra i due fettucciati teatri delle prove cronometrate.
Come si evince dall’immagine l’anteprima non è stata una passeggiata. La pioggia dei giorni prima del sopralluogo ha reso il viaggio una vera e propria avventura.

Da qui potete capire il sollievo quando ho visto il meteo relativo ai giorni prima, durante e dopo la gara. SOLE.

Per me e il Beta si preannuncia una passeggiata trionfale.

Arriviamo di prima mattina, neanche il tempo di ambientarci e la zona di fronte al tracciato si riempie di motociclette. C’è un po di tutto, ma l’enduro vintage la fa da padrone.

Arriva il consueto momento del briefing, 50 gradi all’ombra, inizio a sognare qualche nuvola. Nulla all’orizzonte. Sono pronto. Scaldo il beta….. Come si può intuire dalle immagini la scelta di scaldare la moto in anticipo non è azzeccatissima. Faccio in tempo a spegnerla tre volte e, finalmente, arriva il mio turno.Parto, evito di mitragliare di terra il commissario e mi involo sul tracciato. La prima parte scivola via senza grossi problemi, il tracciato è veloce. Un tornante a sinistra e …. accidenti, una salita.Lo spirito di conservazione alleggerisce la mano sul gas e per poco non finisco come il pilota in foto. Gli altri piloti arrivano a cannone, lascio strada, e in quel momento mi ritornano in mente le parole che diceva mia Nonna: “Alessandro, ricordati, tutta la strada che fai in salita la ritroverai in discesa”. Sinceramente i detti di mia Nonna hanno sempre lasciato il mio unico neurone pressoché nello stato vegetativo in cui si trova oggi, ma nel momento esatto in cui, faticosamente, raggiungo la vetta tutta la verità di quelle parole me la ritrovo davanti. Un discesone con curva in contropendenza completamente coperto di paglia. Non provo neanche a pensare, sono già lanciato verso l’abisso. Provo a frenare con il posteriore che scodinzola senza ritegno e, non avendo il minimo coraggio di pinzare l’anteriore, faccio una lunga digressione sull’erba fresca.Con fatica sono di nuova a valle, ringrazio il cielo di essere ancora vivo e parcheggio la moto. Con la scusa delle riprese aeree la lascio lì fino al trasferimento.

Faccio un paio di riprese con il drone a mi accorgo subito di un fitto traffico aereo, un altro drone identico al mio mi sfiora e si va a schiantare contro gli alberi. Atterro impacchetto il veivolo e comunico a Filippo che precederò il gruppo verso la seconda prova.

Partiamo, siamo in tre. Dopo un chilometro sono solo. Il Beta scalcia, se non lo si tiene oltre i centomilagiri sembra si ingolfi, e, in una discesa, lo fa. Si ferma, sono solo. Cerco di riaccenderla. Nulla, nel bel mezzo di nulla.

Grazie al cielo arrivano soccorsi e, dopo una bella spinta, il Beta resuscita.

Arriviamo al Monte, il regno di Filippo Bassoli. Un promontorio che si erge nella valle come una gemma fatta a forma di endurodromo.Do fondo a tutte le mie capacità di pilota, di drone, ma, inevitabilmente, arriva il mio turno. Se la pista a Varano mi sembrava difficile questa è impossibile. Oggi il giudice di gara è più accollato e non mi resta altro da fare che puntare lo sguardo sul tracciato. E’ talmente in pendenza che si vede tutto senza alcuno sforzo. E’ l’ora del giro di prova prima di quello cronometrato, lo faccio in piena sicurezza. Quando scatta il cronometro, sono una furia. Mi lancio a tutta forza tra la polvere, il mio avversario è in sella ad una Kawasaki z400 scramblerizzata. Mi viene da ridere, ma mi trattengo.

Il Beta è imbizzarrito, mi risuonano in testa tutti i consigli che ho cercato di inocularmi nelle vene, mi lancio nelle curve sfruttando gli “appoggi” anche se non ho idea di cosa siano. E, alla fine, lo capisco di colpo. Mi appoggio talmente tanto che in una curva la moto si ferma di colpo e mi proietta oltre il terrapieno. Che BOTTO! Atterro sulla spalla destra, sono convinto di essermi rotto la clavicola. Mi rialzo in fretta e cerco di raccogliere la moto ancora accesa. La alzo e si spegne. La riaccendo, riparto e alla curva, dove si aggira un albero, rimango in piedi per miracolo. Arrivo al panettone, non so più chi sono, cerco di saltarlo e atterro come un ferro da stiro. Povero Beta. Arrivo a gattoni mentre, borbottando, mi sorpassa il Kawa. Con il morale negli abissi più profondi mi accingo a percorrere la tappa di trasferimento verso Varano. Non è il percorso fatto all’andata, è un’altro tracciato di circa 30 chilometri, asfalto e sterrato che misurerò più volte sdraiandomi con l’incolpevole Beta. Arrivo a Varano. Vorrei baciare la terra. Parcheggio la moto e dico addio a qualsiasi velleità di cronometro per la terza e ultima prova di fettucciato.

Sono distrutto. Mentre cerco di riavermi compaiono i fratelli Vegetti. “possiamo provare il Beta?” “Certamente”…..Il Beta scarica tutta la sua potenza sulla terra e nel giro di un paio di muniti vedo ricomparire Vittorio, jeans, camicia e Sebago in una nuvola di polvere e, vi sembrerà impossibile, il Beta, impennando, sorride.

Grazie a Marco Campelli e Marco Renieri per le splendide immagini.

Snow Quake – Un giovedì di un giorno da cani

Finalmente. Era un anno che aspettavo. Saltata la prima edizione, causa febbre, questa non me la sarei persa per nulla al mondo. La data del 19 gennaio è da settimane che ha una croce rossa sulla casella. Alzataccia al mattino per non perdermi nulla, alle 6.00 il mio amico Gabriele è in strada che mi aspetta. prendo la borsa con il cambio “neve” e sono pronto. Mi hanno raccontato di temperature incredibilmente rigide ma si sa, i motociclisti sono come i pescatori.

Che FREDDO! Arriviamo per primi, nel piazzale sotto il circuito c’è una Alpine A110 coperta di ghiaccio e, tempo di scendere dal furgone, ci ritroviamo circondati da scoppiettanti motociclette. 

Nota comune a tutte la difficoltà di accensione per il troppo freddo. Il sensore del furgone segna -9°, temporeggio e decido di spogliarmi dei panni cittadini per indossare la tenuta da sci che, grazie a Dio, mi sono portato dietro. Lascio solo i guanti pesanti, impossibile usarli per scattare con la mia nuova Hasselblad 1DX e per pilotare il DJI Mavic pro e opto per dei guanti touch che purtroppo si rileveranno un tantino leggeri.

Per macchina fotografica e drone è il primo test sul campo ed è la peggiore situazione che potevo immaginare. La macchina mi è stata consegnata il giorno prima e mentre tento di settarla inizio ad avere segnali dalle estremità delle mie dita. Nel giro di una mezz’ora perdo la sensibilità di entrambi gli indici. Il cambio delle ottiche si dimostra un’impresa difficile e dopo solo 3 ore di utilizzo la prima batteria è quasi a terra. Non ci sono problemi ne ho un’altra. La cambio e non da segni di vita. Difettosa. Non male per una macchina da 10.000 euro….. Mi consolo con un buon bicchiere di vino bollente che mi offre Gabriele.

Faccio un giro tra le moto e cerco di capire quale zona posso sfruttare per il decollo del mio Mavic pro mentre l’Alpine A110 si scatena sul tracciatoOrmai ho perso la sensibilità alle dita e, visto che tutto succederà dopo pranzo mi rifugio nel furgone per scaldarmi e ricaricare le batterie. Dopo un’ora mi decido ad uscire e fortunatamente incontro Marco Troiano di OMT Garage che provando pietà di me mi regala una bustina scaldamani e mi salva le falangi. Gliene sarò per sempre grato.

E’ ora della gara, estraggo il mio Mavic e mi piazzo sul tracciato stando ben attento a tenermelo abbastanza vicino visto che con questo freddo è un continuo segnale di allerta batterie.

L’allegra armata Brancaleone inizia sfidarsi sull’infida pista di ghiaccio ma a parte un paio di cadute non si registrano grossi danni e, nonostante l’intricata spiegazione sulle eliminazioni e le successive manche, tutto sembra svolgersi molto velocemente, grazie al cielo.La finale è senza esclusioni di colpi ma nulla possono fare i concorrenti contro un incredibile Giovanni Bussei che sembra voli sul ghiaccio con un grip da orso bianco. Congelato ma soddisfatto mi perdo anche la premiazione, che vedo da lontano, optando per il secondo bicchiere di Vin Brulè. Freddo a parte è stata una bellissima giornata tra amici ed ha sbagliato chi non è venuto anche solo a dare un’occhiata.  Me ne vado con la speranza di una terza edizione dove cimentarmi, dopo un corso intensivo alla Di Traverso School di Marco Belli, tra le curve ghiacciate di questo fantastico tracciato. 

Un week end Di Traverso

Da quando ho visto Marco Belli danzare sulle cunette di sabbia dell’ippodromo di San Sebastian non ho pensato ad altro, ci voglio provare anche io.

E finalmente le mie serate spese davanti al monitor mi hanno regalato una data, non ancora sold out, per una giornata in pista con la Di Traverso School.

Tra me e la pista solo un piccolo ostacolo, Renzi e il suo Referendum. Rinuncio, purtroppo sabato i posti sono esauriti e le date dei prossimi appuntamenti non ancora definite. Ma è nei momenti bui che le cose prendono una direzione diversa. E come nel teatro greco un Deus ex machina materializza un amico che due posti li ha. Ed eccomi, alle cinque del mattino, sfrecciare con il suddetto amico verso Misano Adriatico per una giornata che non dimenticherò mai.

La giornata è grigia, ma non ci scoraggia. Arriviamo al circuito e non troviamo l’ingresso, ma neppure questo ci scoraggia. Circumnavighiamo il tracciato dall’esterno e non c’è verso di trovare l’entrata, a questo punto un po’ di scoramento inizia ad insinuarsi nei nostri cuori. Non ci diamo per vinti, imbocchiamo l’unico varco aperto nella recinzione che indica il circuito Kart e finalmente arriviamo.

Per me essere in un tempio della velocità come Misano è già fonte di emozione, figuriamoci quando mi volto e vedo, oltre alle SR400 allineate sotto le tribune della Flat Track Arena, una nutrita compagine di piloti con la loro moto privata. Con la salivazione a zero mi avvio alla registrazione dove vengo accolto dalla famiglia Belli, come un vecchio amico e tutta la tensione si scioglie in una buona tazza di caffè accompagnata da un pezzo di torta.

Espletate le formalità è tempo di vestirsi e di dirigersi verso l’arena. Indosso le protezioni, il completo che mi ha fornito il mio amico Ricoo’ e il mio nuovo casco DMD. Sono con gli stivali sulla pista.

La compagine agguerrita che avevo visto al mio arrivo si rivela un allegra compagnia, sempre agguerritissima ma altrettanto simpatica. Tra questi c’è anche Gianluca Nannelli con due giovani leoni della sua factory e, a guardarli girare, si capisce quanta differenza ci sia tra un amatore, come il sottoscritto, e chi la manetta ce l’ha nel sangue. 

Sotto la regia di Marco Belli affrontiamo esercizi dove il mio equilibrio viene messo a dura prova come quello dei birilli che puntualmente travolgo. Donuts, sgommate, ripartenze, derapate, grazie a Dio ci dividiamo in due turni così da riprendere fiato.

Ne approfitto per fare qualche ripresa con il mio Yuneec Typhoon H sbizzarrendomi in inseguimenti dei piloti, panoramiche e…tutto impegnato a seguire una gimkana non mi accorgo di un gruppo di alberi troppo vicini. Fine delle riprese aeree.Non importa, è tanta l’adrenalina che parcheggio il rottame e sono di nuovo in sella. Le ore passano in un lampo, si pranza e siamo di nuovo in pista, ora ci aspetta qualche giro completo del “fagiolo” e, appena poco prima che la sera ci sorprenda, una serie di giri del circuito completo che, sorpresa, ha una curva “decisamente” a destra…Dopo aver girato sempre e solo concentrato sul far derapare la moto girando a sinistra sono colto di sorpresa e vado dritto. con la coda dell’occhio vedo che per alcuni dei mie compagni la manovra riesce per un pelo ma parecchi finiscono per terra alzando maestosi polveroni.

Ma l’unica cosa che ci ferma è il sopraggiungere delle tenebre, e la mancanza di illuminazione mette la parola fine ad una giornata che avrei voluto durasse per sempre.

Grazie Marco per la gentilezza e la pazienza che hai con tutti e per essere l’ambasciatore di una disciplina che mi ha fatto ritornare bambino in sella alla Saltafoss oro e nera, esattamente come la yamaha sr400 che nella foto sopra Alessandro sta  guidando magistralmente. Ci rivedremo presto.

Lasciatemi dedicare le ultime righe ad un mio amico che, due giorni prima di questa indimenticabile giornata, se ne è andato sopraffatto da un male contro il quale ha lottato per un anno intero. Questa giornata la dedico a lui che,insieme a pochi altri, nonostante mi si scorgesse poco in mezzo alla polvere della vita,  mi ha dato una possibilità. Nel pur poco tempo passato insieme hai lasciato un impronta indelebile nella mia anima. Ciao Mauro.

Honda XL 600 R

CI si può divertire con una vecchia Honda XL 600 del 1985? Moltissimo. Folgorato sulla strada del Vintage Ride non ho pensato ad altro tutta l’estate. Dopo aver quasi demolito la mia amata Mölta durante la “massacrante” Milano-Sanremo su sterrato ho trovato un’occasione e non me la sono fatta scappare. Una fiammante Honda XL600R con tanto di tasselli nuovi. Sterrati, guadi, boschi regalano un senso di libertà che mi era sconosciuta.  Mi sono perso sul Po e armato del mio drone Yuneec Typhoon H ho documentato l’evento.

Glemseck 101 2016 _ Teaser

Alla fine ci siamo andati. Poco più di 500 km tutti d’un fiato. Con noi The Liar, la nostra Buell XB. Non ci ha fatto per nulla sfigurare, ha collezionato un sacco di foto e di complimenti. Sicuramente le critiche non sono mancate….ma quanta gente ha avuto attorno. Non divaghiamo, siamo qui per il Glemseck 101. Grandioso, per quantità di moto, tante moto da far girare la testa, e di appassionati, un mare di gente……tanta da far sembrare piccola un’area che è almeno quattro volte quella del Wheels & Waves. Ma ne parleremo nei prossimi giorni con le foto e i video che abbiamo girato. Per ora un piccolo assaggio

 

Glemseck 101 2016 – Arriviamo

Ci risiamo, dopo le cortissime ma intense vacanze siamo già pronti a risalire sul furgone con destinazione Leonberg, comune di circa 45.000 abitanti, vicino a Stoccarda che ospiterà da venerdì 2 settembre a domenica 4 settembre Glemseck 101. Il festival delle cafè racer che corrono, per davvero, l’1/8 di miglio. La mia prima volta in questo tempio della velocità, immerso nei boschi, che compie il suo undicesimo compleanno. Porteremo con noi The Liar, la nostra Buell, non iscritta a nessuno sprint, a fare un po di passerella e molte foto nella bellissima cornice tedesca. Può sembrare stupido attraversare mezza Europa all’inseguimento di eventi dedicati alle moto “truccate”, ma l’energia che si scatena in queste occasioni è, per me, qualcosa di irrinunciabile. Caricate le batterie del nostro Yuneec Typhoon H e14088583_1165203046886241_365056793806566030_n

iPhone con Big Balance siamo pronti a girare il nostro reportage.

El Rollo

Un minuto per ricordare una bellissima manifestazione organizzata dai Soutsiders MC per il Wheels & Waves 2016 nella splendida cornice dell’Hipodromo di San Sebastian Lastre Oria. Sole, amici, benzina e la Spagna. Chissà se un giorno non ci sarà una versione W&W tutta spagnola…….

Dalle Stalle alle Stelle

Non appena finisco di scrivere che è ora di osare con le special o scegliere di riportare ad una nuova giovinezza le vecchie glorie a due ruote con un attento restauro ecco arrivare Toysgarage, con l’ennesima creazione, a sparpagliare le carte.

Un po’ per amicizia un po’ perché ho un debole per le loro moto, anche questa volta Toysgarage, con pochi tocchi, all’apparenza, riesce a sfornare una moto unica.IMG_0131Partendo da una BMW R65, riesumata da un hangar ricovero di ultraleggeri dalle parti di Cremona, priva di batteria, comando del gas e blocchetto di accensione, i ragazzi di Toysgarage si sono ritrovati con l’imbarazzo della scelta sui lavori da eseguire. Classe 1984 con chilometri e ossido “da vendere” come prima cosa è stata eseguita una profonda revisione del motore che, successivamente è stato verniciato di nero.IMG_0133La stessa sorte è stata riservata al telaio che ha ricevuto in dono un nuovo telaietto posteriore.IMG_0132IMG_0136Un bellissimo “manubrione” sostituisce, sulla piastra superiore della forcella, il rastremassimo manubrio originale e una nuova pompa freno radiale, ricevuta in dono da una Ducati 999, cerca di far lavorare al meglio il disco originale sulla ruota anteriore. Nuovi ammortizzatori al posteriore, collettori modificati per i nuovi terminali , faro anteriore, serbatoio e sella, fatta a mano su misura, completano il quadro delle modifiche. Una curiosità. Il serbatoio ha determinato il colore della moto. Di provenienza Gilera, ha portato in dote il magnifico verde che è stato ricreato, in fase di verniciatura, identico all’originale.IMG_0134 IMG_0137 IMG_0135A prima vista può sembrare il solito “bobberino” ma il bello di lavorare con Toysgarage sta tutto qui, ti avvicini alla moto e cominci un viaggio fatto di dettagli e di particolari che fanno della tua moto un pezzo unico. Unico neo non riescono a superarsi rispetto alla prima r65 realizzata ormai 3 anni fa, la Mölta. Semplicemente perché quella è la mia…..IMG_5246 IMG_5249 IMG_5256 IMG_5263 IMG_5266 IMG_5270 IMG_5283 IMG_5284 IMG_5290 IMG_5291 IMG_5227 IMG_5240

Sunride 2016_Non si arriva tardi…..

Rieccomi. Dopo una lunga pausa rubo pochi minuti all’onda di lavoro che mi ha travolto in questi giorni per raccontarvi il mio Sunride. IMG_9934

Regola numero uno: Se sabato alle 16.00 non sei ancora riuscito a partire da Milano in direzione Pesaro, pensaci su. Ma per un appassionato di special cosa vuoi che siano le regole, parto. D’altra parte gli impegni familiari vanno onorati e tra una figlia in partenza da Orio al Serio e una moglie in partenza da Rogoredo, uno zaino da riempire, la moto da caricare sul furgone e il drone, che non sia mai, si è fatto tardi. Sulla soglia di casa arriva una telefonata….la Mölta (la mia R65 trasformata in Scrambler da Toysgarage), in prestito ad uno dei suoi papà, che è in viaggio verso Pesaro, è ferma in autostrada. Senza esitare sono seduto sul furgone pronto a correre in aiuto degli audaci riders quando arriva la telefonata che fa rientrare l’emergenza, riserva lenta a pescare dal serbatoio. Avrebbero dovuto aspettare che divorassi almeno 150 km di autostrada, meglio così.IMG_9931

La voglia di arrivare è tanta, l’ora è tarda e il piede diventa pesante….tenendomi nei limiti, spero, arrivo, finalmente, alle 19.50 a Pesaro, i ragazzi hanno prenotato all’hotel Vittoria, affacciato sulla spiaggia e accerchiato dalle bancarelle. Con un paio di manovre aggiro lo sbarramento scarico i bagagli e cerco parcheggio. Dopo ventinove minuti mi rendo conto che parcheggiare a Pesaro non è facilissimo. Al tramonto attraverso fiero il centro di Pesaro fino all’hotel.IMG_9933 Salgo in camera per un veloce cambio d’abito e ….non riesco ad entrare. Il Concierge mi spiega che le cameriere hanno rifatto la stanza e, inavvertitamente hanno chiuso con il blocco, sblocco, entro. Evidentemente le cameriere amano Picasso, faccio lo slalom tra asciugamani, infradito, zaini e ……e mi accorgo che i miei compagni di stanza si sono divisi le brande lasciandomi il letto matrimoniale, in condivisione. Mi aspettano al villaggio, allegri, ma non troppo. Hanno spostato la location e, a loro dire, in un luogo meno coinvolgente. Arrivo anche io, superato il porto(sede delle prime edizioni) si raggiunge una baia con una vasta zona erbosa dove sono sistemante le tende in vago stile Wheels & Waves, e le moto le devi parcheggiare fuori, in stile Wheels & Waves. Ci sono diversi preparatori con pezzi di pregio esposti, ma la sensazione non è di gran folla. Faccio un giro mentre inizia ad imbrunire e la fame mi attanaglia. Raggiungiamo un ristorante poco lontano e affrontiamo la cena più lunga della mia vita, tra ordinazioni sbagliate, arrivate dopo ore e scortesia. Peccato. Se ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere e raccogliere le lamentele dei miei commensali, non per la cena ma per come è diventato il Sunride. Lo spostamento della location è la prima in classifica nel ranking del malumore seguito dall’impossibilità di entrare con la propria special nel villaggio, che a dire la verità non è popolatissimo. Prima, al porto, facevi parte della festa anche tu, e la tua moto era protagonista al pari di quelle dei preparatori. Esattamente come il W&W, incredibilmente, gli eventi principe per gli appassionati si stanno trasformando in fiere che allontanano il cuore pulsante che li anima, con tanto di tiro a segno da lunapark. Per tutta sincerità io, essendo al mio primo Sunride, oltretutto arrivato in ritardo, non posso fare una recensione obiettiva. Ascolto. Come ho ascoltato al W&W, giudizi molto simili.  Comunque finita la cena…….ritorniamo al villaggio. La gente è arrivata, tornati dal giro tra le colline che, arrivando tardissimo, mi sono perso. Sul palco c’è una band con un cantante tarantolato che urla a squarciagola. Io e Gabriele in sella alle nostre special, facendo i finti tonti, entriamo nel villaggio. La sicurezza dopo un timido diniego ci fa passare e,incredibilmente, dopo pochi minuti,le nostre moto vengono circondate dal pubblico presente. Non perché sono le moto più belle che abbiano mai visto, ma perché sono oggetto di curiosità e di discussione.IMG_9936 IMG_9942 IMG_9951 IMG_9956 IMG_9957 IMG_9955 Quello che dovrebbero essere questo tipo di feste. Feste e non fiere. Per ritrovare lo spirito del Sunride ci dirigiamo al porto, il tempo di berci un’ultima birra per poi andare in albergo.

Il mattino dopo mi sveglio presto, colazione con gli amici e poi corro al villaggio e c’è chi carica già i furgoni, 2 scatti al volo per ricordo, con la luce del sole, e inizio ricerca del furgone, mi sono dimenticato dove ho parcheggiato. Ritorno in albergo, devo caricare la MV Agusta di Alberto, la sua ruota posteriore è rimasta “sulle tele”, finita. Nelle giornate del Burnout selvaggio la mancanza di un gommista è un errore imperdonabile.  E lui il burnout non l’ha nemmeno fatto. Saluto gli amici, torneranno a casa facendo il Muraglione e un paio di passi. Mi confessano che probabilmente non torneranno più, io non lo so, almeno un Sunride per intero mi piacerebbe vederlo. Più feste e meno fiere.ciao.IMG_9985 (2) IMG_9984 (2) IMG_9982 (2) IMG_9981 (2) IMG_9977 (2) IMG_9975 (2) IMG_9973 (2) IMG_9970 (2)