Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

DCIM100MEDIADJI_0093.JPG

La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

DCIM100MEDIADJI_0173.JPG
DCIM100MEDIADJI_0183.JPG

Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

Snow Quake – Un giovedì di un giorno da cani

Finalmente. Era un anno che aspettavo. Saltata la prima edizione, causa febbre, questa non me la sarei persa per nulla al mondo. La data del 19 gennaio è da settimane che ha una croce rossa sulla casella. Alzataccia al mattino per non perdermi nulla, alle 6.00 il mio amico Gabriele è in strada che mi aspetta. prendo la borsa con il cambio “neve” e sono pronto. Mi hanno raccontato di temperature incredibilmente rigide ma si sa, i motociclisti sono come i pescatori.

Che FREDDO! Arriviamo per primi, nel piazzale sotto il circuito c’è una Alpine A110 coperta di ghiaccio e, tempo di scendere dal furgone, ci ritroviamo circondati da scoppiettanti motociclette. 

Nota comune a tutte la difficoltà di accensione per il troppo freddo. Il sensore del furgone segna -9°, temporeggio e decido di spogliarmi dei panni cittadini per indossare la tenuta da sci che, grazie a Dio, mi sono portato dietro. Lascio solo i guanti pesanti, impossibile usarli per scattare con la mia nuova Hasselblad 1DX e per pilotare il DJI Mavic pro e opto per dei guanti touch che purtroppo si rileveranno un tantino leggeri.

Per macchina fotografica e drone è il primo test sul campo ed è la peggiore situazione che potevo immaginare. La macchina mi è stata consegnata il giorno prima e mentre tento di settarla inizio ad avere segnali dalle estremità delle mie dita. Nel giro di una mezz’ora perdo la sensibilità di entrambi gli indici. Il cambio delle ottiche si dimostra un’impresa difficile e dopo solo 3 ore di utilizzo la prima batteria è quasi a terra. Non ci sono problemi ne ho un’altra. La cambio e non da segni di vita. Difettosa. Non male per una macchina da 10.000 euro….. Mi consolo con un buon bicchiere di vino bollente che mi offre Gabriele.

Faccio un giro tra le moto e cerco di capire quale zona posso sfruttare per il decollo del mio Mavic pro mentre l’Alpine A110 si scatena sul tracciatoOrmai ho perso la sensibilità alle dita e, visto che tutto succederà dopo pranzo mi rifugio nel furgone per scaldarmi e ricaricare le batterie. Dopo un’ora mi decido ad uscire e fortunatamente incontro Marco Troiano di OMT Garage che provando pietà di me mi regala una bustina scaldamani e mi salva le falangi. Gliene sarò per sempre grato.

E’ ora della gara, estraggo il mio Mavic e mi piazzo sul tracciato stando ben attento a tenermelo abbastanza vicino visto che con questo freddo è un continuo segnale di allerta batterie.

L’allegra armata Brancaleone inizia sfidarsi sull’infida pista di ghiaccio ma a parte un paio di cadute non si registrano grossi danni e, nonostante l’intricata spiegazione sulle eliminazioni e le successive manche, tutto sembra svolgersi molto velocemente, grazie al cielo.La finale è senza esclusioni di colpi ma nulla possono fare i concorrenti contro un incredibile Giovanni Bussei che sembra voli sul ghiaccio con un grip da orso bianco. Congelato ma soddisfatto mi perdo anche la premiazione, che vedo da lontano, optando per il secondo bicchiere di Vin Brulè. Freddo a parte è stata una bellissima giornata tra amici ed ha sbagliato chi non è venuto anche solo a dare un’occhiata.  Me ne vado con la speranza di una terza edizione dove cimentarmi, dopo un corso intensivo alla Di Traverso School di Marco Belli, tra le curve ghiacciate di questo fantastico tracciato. 

Wheels & Waves 2016, il film

Dopo lunga gestazione, causa inaspettati impegni di lavoro, ecco finalmente il mio album di ricordi dalla splendida città di Biarritz. Capita sempre così, si torna carichi di critiche ma alla fine ti manca……buona visione.

El Rollo

Un minuto per ricordare una bellissima manifestazione organizzata dai Soutsiders MC per il Wheels & Waves 2016 nella splendida cornice dell’Hipodromo di San Sebastian Lastre Oria. Sole, amici, benzina e la Spagna. Chissà se un giorno non ci sarà una versione W&W tutta spagnola…….

Tuning e Special

Se la moto è la rappresentazione del mezzo di locomozione perfetto, almeno per me, le special rappresentano, nella loro spesso totale imperfezione, il sacro Graal. L’unica cosa che mi spinge a fare follie oltre ogni comprensibile logica è il tentativo di costruire qualcosa di veramente unico e inimitabile. Costruire….certo per me è un parolone, più che altro sono abilissimo a smontare, ma anche a sognare. La cosa più difficile è trovare qualcuno abile con le mani che sposi e condivida con te il progetto che vuoi sviluppare. Così è stato per la mia prima moto, costruita dai ragazzi di Toysgarage, forgiata dalle mani di Andrea, che sembra inizino a modellare il metallo ancor prima che il cervello impartisca loro l’ordine e il disegno da seguire. Un talento naturale. Ad oggi ineguagliabile .Ho provato nuove strade con il secondo progetto, rapito dai disegni di Holographic Hammer e folgorato dal Wheels & Waves mi sono messo alla ricerca di una Buell XB. Una volta trovata è partito il progetto che mi è costato più a livello psicologico che economico, e questo la dice tutta  sulla cialtroneria dimostrata dai vari “meccanici” ai quali mi sono rivolto.The Liar @ FuorizonaIl risultato non è esattamente quello che volevo, sicuramente migliorabile, a qualcuno non piace affatto, ma indiscutibilmente è un pezzo unico. A mio avviso è anche bella, ma si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua…

Se per me la moto è una malattia, le special sono una droga e, come ogni droga, l’assuefazione ti spinge ad osare sempre di più tanto da non farti bastare piccole modifiche a telaio ed accessori ma a creare, se possibile, un ulteriore classificazione tra special e “semplice” tuning. Non voglio rifarmi alle parole di Roberto Ungaro che, qualche anno fa, da direttore di Raiders decretava la fine delle special su base BMW 2 valvole incitando i possessori ad un recupero in chiave registro storico piuttosto che la creazione di decine di noiosi special cloni. Lui non è più direttore di Raiders e la moda, da lui importata in Italia, non da segni di flessione. Ma ripensando a quelle parole, che allora mi erano suonate come un tradimento, le rivedo sotto un altra luce e quasi le condivido. In fondo tutto il tuning che c’è in giro tende ad omologarsi e quindi se devi farti una special, che sia special. tumblr_nr9o7uFo6e1r8wdnso1_1280 AnBu_XS650_Full_Cowl_Moto-Mucci r-nine-t-hide-motorcycle Virage8_Praem-SP3_01 bmw-s1000rr-praem-2016-8 rsd-wasp_30

Suzuki GSX1100 Cafe Racer Ed Turner
Suzuki GSX1100 Cafe Racer Ed Turner

Sunride 2016_Non si arriva tardi…..

Rieccomi. Dopo una lunga pausa rubo pochi minuti all’onda di lavoro che mi ha travolto in questi giorni per raccontarvi il mio Sunride. IMG_9934

Regola numero uno: Se sabato alle 16.00 non sei ancora riuscito a partire da Milano in direzione Pesaro, pensaci su. Ma per un appassionato di special cosa vuoi che siano le regole, parto. D’altra parte gli impegni familiari vanno onorati e tra una figlia in partenza da Orio al Serio e una moglie in partenza da Rogoredo, uno zaino da riempire, la moto da caricare sul furgone e il drone, che non sia mai, si è fatto tardi. Sulla soglia di casa arriva una telefonata….la Mölta (la mia R65 trasformata in Scrambler da Toysgarage), in prestito ad uno dei suoi papà, che è in viaggio verso Pesaro, è ferma in autostrada. Senza esitare sono seduto sul furgone pronto a correre in aiuto degli audaci riders quando arriva la telefonata che fa rientrare l’emergenza, riserva lenta a pescare dal serbatoio. Avrebbero dovuto aspettare che divorassi almeno 150 km di autostrada, meglio così.IMG_9931

La voglia di arrivare è tanta, l’ora è tarda e il piede diventa pesante….tenendomi nei limiti, spero, arrivo, finalmente, alle 19.50 a Pesaro, i ragazzi hanno prenotato all’hotel Vittoria, affacciato sulla spiaggia e accerchiato dalle bancarelle. Con un paio di manovre aggiro lo sbarramento scarico i bagagli e cerco parcheggio. Dopo ventinove minuti mi rendo conto che parcheggiare a Pesaro non è facilissimo. Al tramonto attraverso fiero il centro di Pesaro fino all’hotel.IMG_9933 Salgo in camera per un veloce cambio d’abito e ….non riesco ad entrare. Il Concierge mi spiega che le cameriere hanno rifatto la stanza e, inavvertitamente hanno chiuso con il blocco, sblocco, entro. Evidentemente le cameriere amano Picasso, faccio lo slalom tra asciugamani, infradito, zaini e ……e mi accorgo che i miei compagni di stanza si sono divisi le brande lasciandomi il letto matrimoniale, in condivisione. Mi aspettano al villaggio, allegri, ma non troppo. Hanno spostato la location e, a loro dire, in un luogo meno coinvolgente. Arrivo anche io, superato il porto(sede delle prime edizioni) si raggiunge una baia con una vasta zona erbosa dove sono sistemante le tende in vago stile Wheels & Waves, e le moto le devi parcheggiare fuori, in stile Wheels & Waves. Ci sono diversi preparatori con pezzi di pregio esposti, ma la sensazione non è di gran folla. Faccio un giro mentre inizia ad imbrunire e la fame mi attanaglia. Raggiungiamo un ristorante poco lontano e affrontiamo la cena più lunga della mia vita, tra ordinazioni sbagliate, arrivate dopo ore e scortesia. Peccato. Se ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere e raccogliere le lamentele dei miei commensali, non per la cena ma per come è diventato il Sunride. Lo spostamento della location è la prima in classifica nel ranking del malumore seguito dall’impossibilità di entrare con la propria special nel villaggio, che a dire la verità non è popolatissimo. Prima, al porto, facevi parte della festa anche tu, e la tua moto era protagonista al pari di quelle dei preparatori. Esattamente come il W&W, incredibilmente, gli eventi principe per gli appassionati si stanno trasformando in fiere che allontanano il cuore pulsante che li anima, con tanto di tiro a segno da lunapark. Per tutta sincerità io, essendo al mio primo Sunride, oltretutto arrivato in ritardo, non posso fare una recensione obiettiva. Ascolto. Come ho ascoltato al W&W, giudizi molto simili.  Comunque finita la cena…….ritorniamo al villaggio. La gente è arrivata, tornati dal giro tra le colline che, arrivando tardissimo, mi sono perso. Sul palco c’è una band con un cantante tarantolato che urla a squarciagola. Io e Gabriele in sella alle nostre special, facendo i finti tonti, entriamo nel villaggio. La sicurezza dopo un timido diniego ci fa passare e,incredibilmente, dopo pochi minuti,le nostre moto vengono circondate dal pubblico presente. Non perché sono le moto più belle che abbiano mai visto, ma perché sono oggetto di curiosità e di discussione.IMG_9936 IMG_9942 IMG_9951 IMG_9956 IMG_9957 IMG_9955 Quello che dovrebbero essere questo tipo di feste. Feste e non fiere. Per ritrovare lo spirito del Sunride ci dirigiamo al porto, il tempo di berci un’ultima birra per poi andare in albergo.

Il mattino dopo mi sveglio presto, colazione con gli amici e poi corro al villaggio e c’è chi carica già i furgoni, 2 scatti al volo per ricordo, con la luce del sole, e inizio ricerca del furgone, mi sono dimenticato dove ho parcheggiato. Ritorno in albergo, devo caricare la MV Agusta di Alberto, la sua ruota posteriore è rimasta “sulle tele”, finita. Nelle giornate del Burnout selvaggio la mancanza di un gommista è un errore imperdonabile.  E lui il burnout non l’ha nemmeno fatto. Saluto gli amici, torneranno a casa facendo il Muraglione e un paio di passi. Mi confessano che probabilmente non torneranno più, io non lo so, almeno un Sunride per intero mi piacerebbe vederlo. Più feste e meno fiere.ciao.IMG_9985 (2) IMG_9984 (2) IMG_9982 (2) IMG_9981 (2) IMG_9977 (2) IMG_9975 (2) IMG_9973 (2) IMG_9970 (2)

Wheels & Waves 2016 _ Artride

DSC_3618

Il secondo giorno ce la si può prendere più comoda. C’è la gara ad inviti di surf e il villaggio è tranquillo, così mi aggiro tra gli stand e ne approfitto per dedicarmi ad un po’ di shopping. La maglietta di Lucky Cat Garage è tra le prime a finire nel mio zaino alla quale seguiranno quella ufficiale dell’evento e qualche adesivo che farà bella mostra sulla mia moto il giorno della gara. Già la gara…..mi aggiro tra alcuni esemplari di moto che parteciperanno allo sprint della Punk’s Peack Race e già da fermi fanno paura e una certa angoscia inizia ad insinuarsi nelle membra.DSC_3741DSC_3755 DSC_3624 DSC_3652 DSC_3665 DSC_3661 DSC_3674 DSC_3689 DSC_3743 DSC_3612 DSC_3621 DSC_3615 DSC_3698 DSC_3731La mattina scorre veloce tra indiani, moto da antitetanica, sculture su due ruote di Ed Turner e addirittura Mr. Roberto Ungaro che apre la tenda Yamaha. Così veloce che è troppo tardi per andare in spiaggia a vedere le ultime surfate ma l’ora giusta per fare un giro in città e mangiare qualcosa con le mie ragazze. C’è da dare un’occhiata al mercato coperto ma arriviamo quando sta per chiudere. Deviamo sul lato e ritrovo un ristorante (bar Jean) che avevo provato tre anni prima insieme agli amici. Decidiamo di fermarci li con estrema soddisfazione di tutti e tre.IMG_9341 IMG_9337 IMG_9340Dopo pranzo una passeggiata fino al faro, in una delle giornate più calde della settimana, ci fa disintegrare le calorie accumulate dal pranzo. Eccoci arrivati, la vista è bellissima e spiego alle ragazze come era organizzato il luogo quando era la base del Wheels & Waves. Ancora mi emoziono al ricordo di quei giorni, alla spontaneità delle persone e a quella sensazione di sentirsi una famiglia. Ma come accade nella vita si cresce e quella spontaneità viene meno. E qui è rappresentata dalle guardie di sicurezza e quel sentirsi spettatore invece di protagonista della storia come era stato tre anni fa.IMG_9345Ma il tempo è tiranno, una passeggiata sulla spiaggia per rinfrescarci, una doccia in camera e via verso Pasaia San Pedro. Alle 19.00 apre Casa Ciriza per l’esposizione Artride 2016. Una volta si teneva a Biarritz ma da quest’anno è stato trasferita in Spagna. La coda di auto non è delle più spaventose mentre, nella direzione opposta, sembra un girone dell’inferno. Arriviamo nella nuova location in mezzo ai capannoni del porto. La prima impressione che si ha è di uno squallore incredibile. Un immenso spazio di terra battuta è stato adibito a parcheggio dal quale si accede, tramite una scalinata, ad una strada che porta a Casa Ciriza. Siamo in anticipo e incontro Marco e Mario di OMT Garage, ci sono esposte le loro due Moto Guzzi realizzate per Lord of Bike e mi raccontano un paio di aneddoti sull’allestimento dell’esposizione nell’attesa dell’apertura dei cancelli. Con quasi mezz’ora di ritardo ci fanno entrare, ci infiliamo per le scale e rimaniamo bloccati. Dopo qualche minuto una ragazza ci supera di corsa e…va ad aprire la porta in cima alle scale che avevano dimenticato chiusa. Bisogna dire che lo spazio è una piacevole sorpresa, diviso su tre livelli questo vecchio magazzino non è niente male. Il piano di mezzo è quello più gremito, ospita il bar, e per un po ospiterà anche me. Ottima birra a due euro. L’ultimo piano ospita una galleria fotografica e alcune moto con tanto spazio attorno, tra cui le Guzzi protagoniste del programma di Sky. Il risultato non è esteticamente premiante ma le attenzioni alle moto da parte dei visitatori non mancano. Di tutt’altro sapore il piano zero, la penombra generale viene tagliata in due dalla luce proveniente dai piani superiori e l’esposizione è un tripudio di moto, di performance calligrafiche, presentazioni di libri e la proiezione di un film sul El Solitario che ha uno spazio lui dedicato. Indian e BMW fanno notare la loro presenza con pezzi di prim’ordine , i primi con una notevole schiera di pezzi da collezione e i secondi con due prototipi da far girare la testa, l’endurance di Präem su base S1000RR e la Motorrad Concept Lac Rose su base NineT.DSC_3763 DSC_3770 DSC_3772 DSC_3781 DSC_3784 DSC_3796 DSC_3806 DSC_3817 DSC_3833 DSC_3838 DSC_3852 DSC_3841 DSC_3873 DSC_3868 DSC_3869DSC_3774Bisognerebbe starci un giorno intero tante sono le cose da vedere, ma dobbiamo affrontare il viaggio di rientro a Biarritz e l’ultima notte prima della gara a Jaizkibel….Se riusciamo ad uscire dal parcheggio.

Mi faccio la special _ chapter 2

Febbraio 2015. Sono fiducioso, ho trovato il meccanico dei miei sogni. Specializzato in sospensioni e raffinato meccanico e, soprattutto, esperto di Buell. Come prima cosa si procede con il ripristino delle flange per le ruote a raggi e la creazione di nuove piastre per le sospensioni. Ricordo al meccanico la mia intenzione di partecipare al Wheels & Waves 2015 di giugno e quindi vorrei intervenire sull’impianto elettrico e qualche piccolo dettaglio per non rallentare troppo i tempi. “Non ci sono problemi, sai quanti impianti ho rifatto….”, vengo rassicurato. Oltretutto la frase, che ho già sentito molte volte nella mia vita, è preludio di cattive notizie, ma sono fiducioso. “Mi ci vuole una settimana di lavoro per la parte elettrica , non ti preoccupare”. Rimango fiducioso.IMG_6212Nonostante i primi ritardi nella consegna delle nuove flange e piastre, un mese a causa di un fantomatico disguido nella spedizione dei pezzi, rimango fiducioso, e inizio a creare il mio personale layout. Parte la ricerca di pezzi particolari per dar forma al mio sogno, sella, strumento e una presa d’aria che mi piacerebbe montare al posto dell’airbox.IMG_5263 IMG_5374 IMG_5441 IMG_6210Nella mia testa tutto procede a gonfie vele, ma c’è qualcosa che non mi lascia tranquillo. Passano le settimane e la moto rimane come congelata su un ponte di lavoro. Ad ogni mia domanda vengo rassicurato ma vedo passare molte moto e la mia sempre in attesa di attenzione. Ammetto che il lavoro è particolare, ma il mio “aguzzino/meccanico” continua a rassicurarmi e, addirittura, a fare l’offeso se metto in dubbio la sua parola. Fino a quando, a metà Aprile, gli chiedo se riuscirò a portare a Biarritz la moto. “No, ci vorranno ancora 3 mesi di lavoro prima della conclusione del progetto”. Non sento più nulla, vedo la bocca del “meccanico/aguzzino” che si muove ma non sento alcun suono. Ci sono ricascato. Sono esausto e deluso, però, visto che è il terzo meccanico che vede la mia Buell, cerco di restare con tutte le mie forze e decido di continuare. Andrò a Biarritz con la mia fidata Mölta (bmw R65 scrambler by Toysgarage ndr). Lo lascio lavorare e dopo un mese la moto è ancora lì. Congelata.IMG_6389Sono un po’ alterato, e da qui parte il monologo “dell’aguzzino”, che non chiamerò più meccanico, su quanto tiene al progetto al quale vorrebbe partecipare attivamente anche con delle idee per la realizzazione….ecc…ecc…Sperando di accelerare gli interventi gli concedo di partecipare al progetto più attivamente e così mi propone lavorazioni al carter motore, foderi forcella e telaio per cambiargli colore, non ci sono problemi, ma i costi? “Non ci sono problemi! Questo è un grande progetto”. Tutto questo porterebbe chiunque a fuggire, ma io resisto. Fiducioso.

Vintage ride_Giorno 2

A malincuore è arrivato il momento di dire la parola fine a questa magnifica avventura. Partiamo da Borgio Verezzi, splendido borgo medievale al confine con Finale Ligure, tappa di arrivo della sera prima. La Mölta porta addosso i segni delle scorribande del giorno precedente, con tanto di bende degli scarichi stracciate….perde olio ed è ricoperta da una spessa crosta di fango. Sembra malconcia ma so che dentro ride, come me. Siamo tutti carichi, ci annunciano che se il giorno prima ci siamo divertiti la tappa che ci attende sarà un crescendo di emozioni. Briefing e partenza.

Partenza…..come una impeccabile armata Brancaleone partiamo con un discreto ritardo puntando direttamente al distributore di benzina perché almeno la metà di noi non si è ricordato di fare rifornimento prima di raggiungere la linea dello start. Finalmente puntiamo le montagne e capisco subito che sarà una lunga giornata, la Cagiva sst 2 tempi si piazza tra i primi del gruppo e nello sforzo della salita ci regala un aerosol a miscela che non ci abbandonerà più fino a fine gara, anche perché quel diavolo di pilota mi starà costantemente davanti data la mia estrema “prudenza” alla guida. Fatto sta che preso dallo sconforto anche Roberto Parodi (si, quello delle sorelle….c’era anche lui, scherzo Roberto anche tu sei famoso come le tue sorelle….quasi) è costretto ad allargare le braccia quando viene investito da una nube tossica causata da un sorpasso in salita della suddetta Cagiva. Siamo nel bosco, è un tratto veloce e infido per le macchie di umido e le foglie ma è uno dei passaggi più belli che io abbia mai fatto. Incontriamo degli escursionisti, so che ci odiano ma oggi voglio bene a tutti. Tranne al mio compagno con la Cagiva…..

Chiaramente scherzo. Continuiamo la salita e il terreno si fa un po’ più difficile, pozzanghere, solchi e massi ci portano su uno spiazzo che diventerà il nostro parco giochi per un paio di ore, che pagheremo, in termini di tempo, più tardi. In mezzo alla strada , neanche a farlo apposta c’è una grande pozzanghera di fango che ci attende e nessuno di noi si tira indietro, ma l’oscar per il miglior protagonista se lo aggiudica il Signor Parodi. Uso Signor, con la S Maiuscola, perché è dalla partenza da Pavia che ho notato che sotto la Sahariana cerata cela una giacca con tanto di fazzoletto bianco nel taschino e, allora, lo sfido ad attraversare la pozzanghera in giacca….e lui lo fa. E mi sono dovuto ricredere, ho sempre pensato fosse un fighetto un po’ antipatico, e antipatico non lo è per niente, anzi.Parodi1Parodi2Parodi 3Sullo sterrato è un martello, seduto impassibile sulla su BMW supera tutti gli ostacoli come se non fosse affar suo mentre io combatto una lotta all’ultimo sangue con il manubrio per indicargli la strada che mi piacerebbe percorrere. Rischio la vita due volte quando la strada diventa una distesa di sassi, mi sembra di avere delle biglie sotto le ruote e per non farmi superare dall’unica ragazza in gara abbandono ogni istinto di sopravvivenza e accelero, accelero….troppo. La strada fa una curva verso destra e io sono troppo veloce, il freno anteriore è meglio scordarselo, potrei dare un colpo di gas e derapare, ma lo fanno i piloti, quelli veri. Opto per un pestone sul comando del freno posteriore, niente. Allora punto dritto verso il terrapieno e lo uso come il surfista usa l’onda e, miracolosamente, rimango in strada e in piedi. Non ho un cero con me se no mi fermerei ad accenderlo e continuo fino a raggiungere il gruppo che mi aspetta sull’asfalto.DSC_4755Ci sarebbero da percorrere ancora una settantina di chilometri, parte del gruppo ha già raggiunto il ristorante per vedere Valentino al Mugello, la vespa è in condizioni critiche dopo un impatto un po troppo duro su un masso quindi decidiamo di tagliare l’ultimo pezzo e puntare direttamente verso Sanremo. Solo in tre completeranno il percorso e sono tutti in questa foto.DSC_4458

Arrivano quando noi siamo intenti a mangiare delle ottime trofei al pesto, gli accogliamo con un grande applauso, è ora di brindare.DSC_4769Infine un ringraziamento a chi ha saputo organizzare questa due giorni di incredibile divertimento ed emozioni, grazie Matteo e , come si vocifera, ci rivediamo a Settembre.DSC_4470

Vintage ride_Giorno 1, wrong way

Eccomi qui, sull’altra sponda del guado, fiero e pronto ad affrontare qualunque strada mi si presenti davanti. Con fiera cautela mi accodo ai miei compagni di viaggio accampando la scusa che essendo sprovvisto di gps non posso essere di grande aiuto a capo del gruppo. La realtà è che non riesco a tenere la ruota neppure della vespa e, temendo un sorpasso di quest’ultima, preferisco mangiarmi una buona dose di polvere rimanendo dietro. Approfittando del fatto che l’intera brigata si è fermata al guado a fare foto riprendiamo la marcia cercando di guadagnare vantaggio utile alla classifica, ci facciamo spiegare la strada che meglio si adatta alla vespa e partiamo. Qualche decina di metri e arriviamo ad un bivio, il gps tentenna, Marco va in ricognizione ma non riesce a trovare tracce utili per la scelta. In quel preciso istante mi vengono in mente i versi di una poesia di Robert L. Frost, “the road not taken”, che più o meno recitava così: “Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta”

ed è esattamente quello che facciamo…..

invece di prendere la strada in salita decidiamo per quella verso valle e la differenza a cui accennava Frost si è palesata in un colpo solo.Percorriamo velocemente lo sterrato. Piccola buca con fango, la supero. Dosso, pozza di fango….la supero, curva a destra e…..Marco entra con la moto in una mega pozzanghera dalla quale, con la ruota posteriore, solleva un Geyser marrone e ,faticosamente, riesce ad uscirne. Paolo gli è a ruota, si lancia e…rimane lì, accelera ma la Vespa, come un battello sopraffatto dalla tempesta, affonda. Nel vero senso della parola. Il motore va in immersione e si spegne. Paolo è prigioniero, non ci resta che entrare nella pozzanghera e mentre io spingo Mauro tira e siamo fuori. Rimaniamo io e la mia BMW e non ci penso neanche di attraversare il fango, decido per il terrapieno a sinistra e sono dall’altra parte. Ormai è chiaro che abbiamo sbagliato strada ma non possiamo tornare indietro. La strada ci accompagna dolcemente a valle fino a quando non decide di venirci in aiuto per la tabella di marcia e muta pericolosamente la sua inclinazione. Mauro scompare grazie alle sue indubbie doti da pilota, davanti a me Paolo, con la sua vespa rossa, molla i freni, estrae le gambe dalla pedana e viene inghiottito dalla mulattiera. Io, che di dubbi ne ho molti sulle mie doti, inchiodo il freno posteriore e faccio cento metri a “spazzaneve”. Sono in piedi e sono salvo, la strada è di nuovo in piano. IMG_8929 (1) IMG_8928 (1)

Ritroviamo, oltre un prato, una strada asfaltata e delle case. Ci indicano come proseguire e ci ritroviamo al punto di partenza del dopopranzo. Non ce la sentiamo di ricominciare il percorso e ci dirigiamo verso Savona. Squalificati. Poco male, è una serata bellissima e arriviamo al mare. Sono fiero di quello che ho fatto e felice di essere ancora vivo, imbocchiamo l’Aurelia e arriviamo a Finale Ligure. Ci sono già delle moto e gli Advil, con le loro sul “carretto”. La notizia è che si sono persi quasi tutti e domani si continuerà senza classifica. Che giornata!DSC_4447 DSC_4454