Wheels & Waves 2016 _ Fine

DSC_3619Anche questa avventura giunge alla fine. Sulla sedia giace fiero il pettorale della Punks Peak Race, intonso. Oggi colazione ricca, la mattinata ci accoglie con una nuova perturbazione. Poco male, oggi si fa i turisti. Non cedo neppure al richiamo del tour che parte da Biarritz alle 9.00 per farci ritorno per le 17.00. L’intenzione era quella di seguire il gruppo con il furgone per scattare qualche foto e magari fare delle riprese con il drone, ma il tempo, la pigrizia e le code fatte mi fanno desistere. Ci dirigiamo al mercato di Biarritz e poi ripreso il furgone riusciamo, finalmente a visitare  Saint-Jean-de-Luz, splendida cittadina, curatissima e con una chiesa da visitare obbligatoriamente. IMG_9726 IMG_9709 IMG_9695 IMG_9701IMG_9737 Ci si sente praticamente in Spagna e non possiamo far altro che pranzare ordinando una Paella, ottima, ma fin troppo abbondante. Lunga passeggiata e ritorno a Biarritz. Rimane giusto il tempo di un ultimo giro in moto. E quale miglior saluto a questo splendido angolo di mondo se non percorrendo la Cournice che da Saint-Jean-de-Luz ti porta praticamente in Spagna. Arrivo e…gara di triatlon. Esattamente come l’anno scorso sei tritapalle di triatleti bloccano il passaggio e sono costretto ad una lunga deviazione. Fortunatamente il blocco della Cournice si conclude pochi minuti dopo, non quello del paese che mi costringe, al ritorno, ripercorrere la deviazione.IMG_9752  Tornando indietro faccio un lungo giro di Biarritz che, nonostante qualcuna sia già ripartito, e ancora popolato di rumorosissimi motociclisti che anche quest’anno hanno dato da far alle forze dell’ordine. Tanto che l’organizzazione dell’evento ha dovuto emanare due comunicati via Facebook per chiedere ai partecipanti all’evento un comportamento più civile. Appelli, pare, rimasti inascoltati, più o meno come dire ad un bambino che non può giocare a palla in un campo da calcio. Persino su un muro è comparso un graffito con scritto “Respect Local”. In più si sono registrati diversi furti negli stand e nelle auto in sosta, il più eclatante quello di un paio di stivali da collezione di Alpinestars. Ma purtroppo, vista la quantità di persone che l’evento attira è quasi inevitabile. Peccato.IMG_9439 IMG_9836 DSC_3700 DSC_3669 DSC_3675 DSC_3671 IMG_9799 DSC_3745 DSC_3728 DSC_3723 DSC_3716 DSC_3715 DSC_3717 E il pensiero corre a tre anni prima, quando ho viso per la prima volta il W&W, per i puristi già troppo commerciale, per me il più bel parco giochi del mondo, i sogni che diventano realtà. Ed è per questo che la voglia di ritornarci non c’è più, se non fosse che ora che mia figlia l’ha visto vuole fare la patente della moto e costruirsi una special….. Chissà, se la nuova edizione la facessero in Spagna….. Staremo a vedere. Il prossimo fine settimana si parte per Pesaro, il Sun Ride Festival ci attende e per me è la prima volta. Chissà, magari mi innamoro.IMG_9831

Wheels & Waves 2016 _ Punks Peak Race

IMG_94471o giugno 2016, il giorno è arrivato. La notte è passata veloce, più di quanto volessi. Mi sono svegliato presto, la montagna non aspetta! Ritrovo in cima a Jaizkibel alle 10.00, registrazione piloti, controllo moto e abbigliamento. Gara alle 13.30…..La mail è talmente dettagliata che arriva con allegata la posizione satellitare e le istruzioni per raggiungere l’area di parcheggio con i furgoni. Alle 7.00 sono in piedi, la sera prima tornando dall’Artride abbiamo soccorso un ragazzo di Bordeaux che trascinava la sua moto da competizione degli anni 60, motorizzata Zundapp, con il motore grippato. Mentre lui iniziava una litania fatta di “mercie” e “tre gentile” io riuscivo solo a pensare all’impegno del giorno dopo e che, magari, dopo questo bel gesto il dio della velocità mi avrebbe guardato con occhi diversi. Insignito della medaglia al merito di Benefattore del Wheels & Waves la gara per me sarebbe stata più lieve.

Mi affaccio alla finestra e il tempo…..fa schifo!? Non penseranno di correre!! Ma in fondo ho superato il Vintage Ride, due giorni di sterrato in sella ad una bmw R65, cosa vuoi che siano pochi secondi di asfalto….Questo è l’anno delle prime esperienze, e così sia. Adesivi attaccati, quello di Sultan of Sprint è il dono ricevuto direttamente da Seb Lorentz per l’acquisto della sua maglietta di Lucky Cat Garage, stivali, casco omologato e guanti sono già sul furgone dalla sera prima, insieme alla moto. Oggi colazione leggera, niente croissant del panettiere.

Diluvia.

Si parte comunque, il viaggio è silenzioso, prendiamo l’autostrada per fare prima e faccio l’esatto opposto di quello indicato sulla mail salendo verso Jaizkibel dalla parte riservata alle moto. Non c’è nessuno e mi fanno passare. In cima ci sono una decina di furgoni che emergono dalla nebbia come spettri. L’atmosfera è decisamente particolare, ogni tanto compare una figura intenta a fotografare qualsiasi cosa che si muova, per ora solo cavalli. Incontriamo anche un’anziana coppia venuta apposta per assistere alla gara direttamente dal Portogallo, e….ci scatta una foto.IMG_9451IMG_9551Nessuno sa di preciso cosa succederà, chiedo ai miei vicini di parcheggio, che scopro essere i ragazzi di Plan B Motorcycle, ma non sanno nulla neanche loro mentre veniamo sferzati da raffiche di vento e acqua. Raggiungo la pit lane e inizia a piovere….in orizzontale. entro con la mia metà asciutta nel furgone della direzione di gara, per ora la corsa non è annullata e mi consegnano anche il  “bib”, il pettorale con il mio numero di gara. Bastardi. Torno indietro, striscio con la suola sulla riga bianca di mezzeria e il piede scivola come se ci fosse olio…..sono spacciato.  La nebbia è fittissima e in più non la smette di piovere, arriva El Solitario con tutta la sua tribù, mentre sul prato non si scorge anima viva.IMG_9565DSC_4034 E, come se tutto fosse orchestrato dalla sapiente regia di Federico Fellini, improvvisamente, la strada inizia ad animarsi di Nativi Americani in sella a scoppiettanti cinquantini. Per un attimo rimango in attesa di elefanti, nani e donne barbute….niente.DSC_3904DSC_3946 DSC_3949 DSC_3957 DSC_3941 DSC_3933 DSC_3923 DSC_3922 DSC_3935 DSC_3965 DSC_3974 DSC_3973Lo prendo come un segno del destino e scarico la moto dal furgone, sono arrivato fino a qui e voglio percorrere l’ottavo di miglio anche io. Diventa inevitabile quando vedo passare davanti a me un giapponese in sella alla sua stilosissima Ducati,  se lui si è preso la briga di arrivare dal Giappone per la gara io non posso certo rinunciarvi.DSC_3903DSC_3919
DSC_3931Il tracciato si anima, non faccio più caso alla pioggia e inizio a scaldare il motore. Alla pit lane regna ancora l’incertezza, nel frattempo parte una sessione fotografica con protagonisti i Nativi Americani. Al grido di “La Copita!!” si organizza una simulazione di partenza e sbandierata di arrivo pochi metri dopo per la gioia dei fotografi. Nel frattempo incontro Deus Milano, anche loro impegnati in uno shooting, e mi “ingarello” con Filippo Bassoli in una serie di partenze per scaldarmi un po’e soddisfare il mio ego.DSC_3987Sono pronto, ma il dio della velocità decide che non è così e si materializza sotto forma di un giudice di gara che grida, per sovrastare il rumore dei motori, “race cancelled!!” La linea di partenza, dietro la quale eravamo rimasti prigionieri causa shooting indiano, viene riaperta e in un attimo realizzo che posso vincere la mia prima gara sprint in salita…..Mi torna in mente Pier Francesco Chili, Misano 1989, gara classe 500. Un nubifragio si abbatte sulla pista durante la gara che viene sospesa, l’asfalto non drena bene e i piloti più titolati, tra i quali Schwantz, Rainey e Lawson, si rifiutano di ripartire. Per Chili non è un problema, riparte e vince. Questo è il mio destino. Mi avvicino alla linea di partenza e mi “fiondo” sul tracciato fendendo la nebbia, con circospezione. Mi pare di vedere la linea di arrivo davanti a me mentre sulla mia sinistra vengo superato da un ragazzo di Ginevra, conosciuto poco prima, che in sella alla sua Honda CB sta accompagnando alla macchina un suo amico scomodamente appollaiato sulla coda della moto…… Secondo.IMG_9502 IMG_9521 DSC_4005 DSC_4008IMG_9548In preda allo sconforto per l’occasione persa mi dirigo al furgone, non c’è nessuno. In quel momento realizzo di aver abbandonato le ragazze lungo il tracciato con il compito di scattare delle foto. Vado a cercarle e mi accorgo che sulla linea di partenza c’è un certo fermento. Mi avvicino ad un capannello di persone raccolte intorno ad un iPad dove un filmato ha per protagonista una moto che va in fiamme. Mi volto e la moto è lì, una Brough-Superior degli anni ’30 da collezione, giace contro la staccionata a lato della strada. IMG_9542 IMG_9541 IMG_9566Sull’asfalto una traccia di bruciato, schiuma di estintore e ,tra fumi e nebbia, Mr Roberto Parodi. Per un attimo mi chiedo se tutto quel casino lo abbia fatto lui, ha anche i jeans stracciati. Ma mi dicono di no. I pantaloni sono stracciati perché durante il viaggio da Milano a Biarritz è stato speronato da un carrello trainato da un auto che lo ha sbattuto in terra. Per nulla abbattuto ha riparato la moto e continuato il viaggio, ed entra definitivamente nell’Olimpo, con i miei eroi. Ritrovo le ragazze, come fieri soldati hanno resistito alle intemperie e portato a casa il compito assegnato. Raggiungiamo di gran carriera il furgone,  sembrerebbe quasi che mi inseguano…. Per farmi perdonare puntiamo verso Hondarribia dove, annullati i festeggiamenti, non ci resta che infilarci nel bar “Itxaropena” per una birra e dell’ottimo cibo, seguiti poco dopo da El Solitario e la sua ciurma.IMG_9552 Mi guardo attorno e penso come sarebbe andata a finire se non fosse piovuto……Mi accontento di aver salvato pelle e onore e ordino un’altra birra.IMG_9677

Wheels & Waves 2016 _ Artride

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Il secondo giorno ce la si può prendere più comoda. C’è la gara ad inviti di surf e il villaggio è tranquillo, così mi aggiro tra gli stand e ne approfitto per dedicarmi ad un po’ di shopping. La maglietta di Lucky Cat Garage è tra le prime a finire nel mio zaino alla quale seguiranno quella ufficiale dell’evento e qualche adesivo che farà bella mostra sulla mia moto il giorno della gara. Già la gara…..mi aggiro tra alcuni esemplari di moto che parteciperanno allo sprint della Punk’s Peack Race e già da fermi fanno paura e una certa angoscia inizia ad insinuarsi nelle membra.DSC_3741DSC_3755 DSC_3624 DSC_3652 DSC_3665 DSC_3661 DSC_3674 DSC_3689 DSC_3743 DSC_3612 DSC_3621 DSC_3615 DSC_3698 DSC_3731La mattina scorre veloce tra indiani, moto da antitetanica, sculture su due ruote di Ed Turner e addirittura Mr. Roberto Ungaro che apre la tenda Yamaha. Così veloce che è troppo tardi per andare in spiaggia a vedere le ultime surfate ma l’ora giusta per fare un giro in città e mangiare qualcosa con le mie ragazze. C’è da dare un’occhiata al mercato coperto ma arriviamo quando sta per chiudere. Deviamo sul lato e ritrovo un ristorante (bar Jean) che avevo provato tre anni prima insieme agli amici. Decidiamo di fermarci li con estrema soddisfazione di tutti e tre.IMG_9341 IMG_9337 IMG_9340Dopo pranzo una passeggiata fino al faro, in una delle giornate più calde della settimana, ci fa disintegrare le calorie accumulate dal pranzo. Eccoci arrivati, la vista è bellissima e spiego alle ragazze come era organizzato il luogo quando era la base del Wheels & Waves. Ancora mi emoziono al ricordo di quei giorni, alla spontaneità delle persone e a quella sensazione di sentirsi una famiglia. Ma come accade nella vita si cresce e quella spontaneità viene meno. E qui è rappresentata dalle guardie di sicurezza e quel sentirsi spettatore invece di protagonista della storia come era stato tre anni fa.IMG_9345Ma il tempo è tiranno, una passeggiata sulla spiaggia per rinfrescarci, una doccia in camera e via verso Pasaia San Pedro. Alle 19.00 apre Casa Ciriza per l’esposizione Artride 2016. Una volta si teneva a Biarritz ma da quest’anno è stato trasferita in Spagna. La coda di auto non è delle più spaventose mentre, nella direzione opposta, sembra un girone dell’inferno. Arriviamo nella nuova location in mezzo ai capannoni del porto. La prima impressione che si ha è di uno squallore incredibile. Un immenso spazio di terra battuta è stato adibito a parcheggio dal quale si accede, tramite una scalinata, ad una strada che porta a Casa Ciriza. Siamo in anticipo e incontro Marco e Mario di OMT Garage, ci sono esposte le loro due Moto Guzzi realizzate per Lord of Bike e mi raccontano un paio di aneddoti sull’allestimento dell’esposizione nell’attesa dell’apertura dei cancelli. Con quasi mezz’ora di ritardo ci fanno entrare, ci infiliamo per le scale e rimaniamo bloccati. Dopo qualche minuto una ragazza ci supera di corsa e…va ad aprire la porta in cima alle scale che avevano dimenticato chiusa. Bisogna dire che lo spazio è una piacevole sorpresa, diviso su tre livelli questo vecchio magazzino non è niente male. Il piano di mezzo è quello più gremito, ospita il bar, e per un po ospiterà anche me. Ottima birra a due euro. L’ultimo piano ospita una galleria fotografica e alcune moto con tanto spazio attorno, tra cui le Guzzi protagoniste del programma di Sky. Il risultato non è esteticamente premiante ma le attenzioni alle moto da parte dei visitatori non mancano. Di tutt’altro sapore il piano zero, la penombra generale viene tagliata in due dalla luce proveniente dai piani superiori e l’esposizione è un tripudio di moto, di performance calligrafiche, presentazioni di libri e la proiezione di un film sul El Solitario che ha uno spazio lui dedicato. Indian e BMW fanno notare la loro presenza con pezzi di prim’ordine , i primi con una notevole schiera di pezzi da collezione e i secondi con due prototipi da far girare la testa, l’endurance di Präem su base S1000RR e la Motorrad Concept Lac Rose su base NineT.DSC_3763 DSC_3770 DSC_3772 DSC_3781 DSC_3784 DSC_3796 DSC_3806 DSC_3817 DSC_3833 DSC_3838 DSC_3852 DSC_3841 DSC_3873 DSC_3868 DSC_3869DSC_3774Bisognerebbe starci un giorno intero tante sono le cose da vedere, ma dobbiamo affrontare il viaggio di rientro a Biarritz e l’ultima notte prima della gara a Jaizkibel….Se riusciamo ad uscire dal parcheggio.

Harley Davidson XR1200TT

24Prendete una Sporster XR 1200 e ….immaginate. E’ quello che hanno fatto i ragazzi di Shaw Speed & Custom, dealer Harley nel Sussex. E con l’immaginazione hanno volato, visto quello che sono riusciti a creare. Sfogliando le immagini del Bike Shed Londra 2016, che anche quest’anno non ho visitato, ho notato subito questa incredibile creatura. Prendete una XR 1200, modello, ingiustamente, poco apprezzato e ora ricercatissimo sul mercato dell’usato, e trasformate la sua anima da flat-track in quella di una superbike molto cattiva.Non si tratta solo di un intervento estetico, infatti le modifiche non si fermano alla carena da MotoGP. Per il reparto sospensioni si è passato a delle superperformanti Öhlins, pinze radiali Brembo, cerchi in magnesio,  lo scarico è stato espiantato da una BMW x6 e la trasmissione finale è a catena. Con altri piccoli ritocchi la potenza è salita a 100 cavallo da i 90 iniziali. Certo non potrà impensierire una Ducati Panigale, ma in quanto a stile non ha nulla da temere.13 3

 

Mi faccio la special _ chapter 1

Lo avevo anticipato il 12 maggio e ora, con la convocazione per il 10 Giugno alla Punk’s Peak a Jaizkibel organizzata in occasione del Wheels & Waves è ora di raccontare la storia della Bugiarda/o, il nome che ho dato alla mia Buell XB9R del 2003. The Liar.

Subito dopo il ritorno dal mio primo Wheels & Waves, inebriato dall’energia esplosiva dell’evento sulle rive dell’oceano, mi imbatto in un’immagine che mi si pianta nel cervello.IMG_4316Vedo questa tavola di Holographic Hammer e, come Saulo (vedi la conversione di San Paolo ndr), vengo folgorato sulla via per Damasco. Vendo il mio GS adv 1200 e mi metto alla ricerca di una Buell in buone condizioni. E la trovo.IMG_4304Raggiungo Modena con due cari amici e la portiamo a casa. Funziona, è bellissima. Mi è sempre piaciuta e non vedo l’ora di trasformarla in qualcosa di unico. Come da layout la prima cosa sono le ruote che, anche se quelle originali sono bellissime, vanno sostituite con due cerchi a raggi e, neanche a farlo apposta, salta fuori un amico che ne ha due disponibili. Sono due bellissimi cerchi Kineo, ma per una Ducati e quindi vanno adattati eliminando il disco perimetrale e modificando l’attacco delle pinze.IMG_4322Allora, dato che ci siamo,non mi faccio mancare nulla e trovo un avantreno di una R6 con pinze radiali alzando ancora un po’ l’asticella delle difficoltà. I primi ingredienti ci sono, ora bisogna solo miscelarli. Per fare le nuove flange per adattare i cerchi e il nuovo perno forcelle per montarle sul telaio Buell mi affido ad una nota officina milanese nota per riparare telai di ogni genere. Mi confermano la possibilità di realizzare il lavoro, mi fanno il preventivo e si parte. Dopo 30 giorni mi viene riconsegnata la moto e, nel momento in cui monto le pinze sull’avantreno mi accorgo che il disco è pericolosamente vicino al fondo della pinza, pare decentrato. Porto la moto ad un meccanico Harley dalle parti di Linate che promette, per una determinata cifra, di rifarmi l’impianto elettrico. Come da copione mi consiglia una serie di lavori (che risulteranno totalmente inutili) che raddoppiano di colpo il preventivo. Inizia a serpeggiare nella mia testa l’incubo della malafede che si manifesta nel momento in cui insisto ad avere un preventivo definitivo dei lavori da effettuare che risulta essere quattro volte superiore a quello iniziale. Ringrazio , raccolgo i pezzi e me la do a gambe. I dubbi sui primi lavori per il montaggio dei cerchi e della forcella rimangono, spingendola in piano avanza come un mastino scazzato…..Inizio a fare ricerche e individuo un nuovo meccanico, ci sentiamo al telefono, è competente, abbastanza simpatico e mi apre la sua officina come fosse casa mia. Parte il controllo ai lavori fatti e subito ci si accorge del totale disastro che mi hanno consegnato. Mozzo della forcella corto, ha solo due filetti del bullone che lo tengono “stretto”, il canotto ha un diametro sbagliato, in frenata le forcelle sbacchettano, mozzi anteriori con fori decentrati dei dischi che sono stati limati nelle guide interne per farli entrare nei nuovi mozzi. Le pinze sono a tre millimetri dai raggi. Mozzo posteriore a “banana”, la ruota è inclinata verso destra…….IMG_5942 IMG_5932 IMG_5939Sono allibito, il meccanico mi conferma che se avessi usato la moto avrei rischiato non poco. Con la dichiarazione del meccanico e le foto torno dai primi “specialisti” e con non poche discussioni e minacce mi faccio restituire i soldi e i pezzi rovinati. Inutile dire che non ci rimetterò più piede. Ritorno da quello che vedo come il mio salvatore e gli affido il progetto indicando una cifra limite da non superare e un tempo di massima per la consegna…….Siamo a febbraio 2015 e ha inizio il mio incubo.

Vintage ride_Giorno 1, wrong way

Eccomi qui, sull’altra sponda del guado, fiero e pronto ad affrontare qualunque strada mi si presenti davanti. Con fiera cautela mi accodo ai miei compagni di viaggio accampando la scusa che essendo sprovvisto di gps non posso essere di grande aiuto a capo del gruppo. La realtà è che non riesco a tenere la ruota neppure della vespa e, temendo un sorpasso di quest’ultima, preferisco mangiarmi una buona dose di polvere rimanendo dietro. Approfittando del fatto che l’intera brigata si è fermata al guado a fare foto riprendiamo la marcia cercando di guadagnare vantaggio utile alla classifica, ci facciamo spiegare la strada che meglio si adatta alla vespa e partiamo. Qualche decina di metri e arriviamo ad un bivio, il gps tentenna, Marco va in ricognizione ma non riesce a trovare tracce utili per la scelta. In quel preciso istante mi vengono in mente i versi di una poesia di Robert L. Frost, “the road not taken”, che più o meno recitava così: “Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta”

ed è esattamente quello che facciamo…..

invece di prendere la strada in salita decidiamo per quella verso valle e la differenza a cui accennava Frost si è palesata in un colpo solo.Percorriamo velocemente lo sterrato. Piccola buca con fango, la supero. Dosso, pozza di fango….la supero, curva a destra e…..Marco entra con la moto in una mega pozzanghera dalla quale, con la ruota posteriore, solleva un Geyser marrone e ,faticosamente, riesce ad uscirne. Paolo gli è a ruota, si lancia e…rimane lì, accelera ma la Vespa, come un battello sopraffatto dalla tempesta, affonda. Nel vero senso della parola. Il motore va in immersione e si spegne. Paolo è prigioniero, non ci resta che entrare nella pozzanghera e mentre io spingo Mauro tira e siamo fuori. Rimaniamo io e la mia BMW e non ci penso neanche di attraversare il fango, decido per il terrapieno a sinistra e sono dall’altra parte. Ormai è chiaro che abbiamo sbagliato strada ma non possiamo tornare indietro. La strada ci accompagna dolcemente a valle fino a quando non decide di venirci in aiuto per la tabella di marcia e muta pericolosamente la sua inclinazione. Mauro scompare grazie alle sue indubbie doti da pilota, davanti a me Paolo, con la sua vespa rossa, molla i freni, estrae le gambe dalla pedana e viene inghiottito dalla mulattiera. Io, che di dubbi ne ho molti sulle mie doti, inchiodo il freno posteriore e faccio cento metri a “spazzaneve”. Sono in piedi e sono salvo, la strada è di nuovo in piano. IMG_8929 (1) IMG_8928 (1)

Ritroviamo, oltre un prato, una strada asfaltata e delle case. Ci indicano come proseguire e ci ritroviamo al punto di partenza del dopopranzo. Non ce la sentiamo di ricominciare il percorso e ci dirigiamo verso Savona. Squalificati. Poco male, è una serata bellissima e arriviamo al mare. Sono fiero di quello che ho fatto e felice di essere ancora vivo, imbocchiamo l’Aurelia e arriviamo a Finale Ligure. Ci sono già delle moto e gli Advil, con le loro sul “carretto”. La notizia è che si sono persi quasi tutti e domani si continuerà senza classifica. Che giornata!DSC_4447 DSC_4454

Vintage ride_Giorno 1, parte prima

Ormai siamo a Mercoledì notte, anzi,Giovedì mattina. Sono già passati cinque giorni dalla partenza di un’avventura che rimarrà indelebilmente impressa nel mio cuore e nella mie mente. “Che esagerazione!!” direte voi ma, sarà l’età o che la cosa più pericolosa che avevo fatto in moto era percorrere il centro di Milano, lo scorso week end è stato una deflagrazione di emozioni. Dopo una notte agitata al pensiero della partenza eccomi pronto, bardato come un novello Don Chisciotte, per affrontare il mio oscuro destino. La Partenza è all’autodromo di Castelletto di Branduzzo. Arrivo, non conosco nessuno (a parte Marco, collaboratore di Deus Milano che mi ha convinto a partecipare, e Matteo, l’organizzatore) ed oltretutto mi sembrano tutti agguerritissimi ed enduristi navigati. Sono spacciato…….Mi risollevo un po’ alla vista di una vespa 300 ultimo modello fornita di ruote artigliate e condotta da Paolo Sormani, DSC_4298e penso….” almeno con questa me la posso giocare…”. Quanto sono idiota, non so ancora che passerò i due giorni successivi ad ingoiare polvere da un indiavolato Sormani che, su quella maledetta Vespa rossa, pare Tazio Nuvolari. Comunque si sono fatte le 9.00, alla chetichella sono arrivati tutti e, dopo il warm up in pista, siamo pronti a partire. Dopo nemmeno 10 km registriamo il primo ritiro, l’armata degli Anvil Motociclette è costretta all’abbandono causa rottura del cuscinetto della ruota posteriore della bmw “Arsenica”. Sconsolato Phonz non si da pace, in fondo il cuscinetto aveva solo 150,000 km……..e come un sol uomo si ritirano entrambi.IMG_8915 (1)Altri 20 km e nuova defezione, la splendida Ducati Scrambler 450 si rifiuta di procedere gettando nello sconforto il suo proprietario che l’aveva disseppellita da un granaio e restaurata con le sue mani.DSC_4307Ma non abbiamo pietà, la gara è la gara, e lo abbandoniamo al suo terribile destino, l’oscuro vano carico del furgone di Deus. Iniziano a formarsi i primi gruppetti. Io mi sono aggregato alla cordata Paolo Sormani-Marco di OMT Garage, hanno il navigatore e la sanno lunga….Arriviamo al passo del Faiallo per il pranzo senza aver messo le ruote sulle sterrato e perdiamo la terza moto, la 600 DEUS (forse derivazione di una Suzuki dr 600) va in blackout e si ritira con la sua crew.DSC_4372 Entro nel rifugio e buona parte dei mie compagni di viaggio è gia seduta al lungo tavolo bianco dall’aria familiare, sembra L’ultima Cena di Leonardo da Vinci. Mentalmente faccio un veloce ripasso dei vangeli dove alla cena segue la passione di nostro Signore. Convinto sia un presagio di quello che mi aspetta ordino un piatto di tagliolini alla crema di parmigiano con bacon croccante assaporandolo lentamente….come fosse l’ultimo.

The Reunion, parte 2

Come ha sempre detto mia mamma, il tardi fa la sera….e io l’ho trasformato nel mio credo, infatti sono sempre in ritardo. Ed è sera, quella che assomiglia alla notte, quasi mattino. Comunque siamo qui per concludere un discorso lasciato a metà. Bravi, bravi e ancora bravi, ecco cosa ci lascia The Reunion 2016. Due giorni spensierati, pieni di sole e facce sorridenti, l’occasione per vedere amici che non incroci da un po’ e la possibilità di camminare per qualche istante sull’ovale di Monza! Tante moto, agguerritissime sull’ottavo di miglio, tanta gente, agguerritissima davanti ai chioschi di ristoro. E quando, alle 13.30, finito di vedere le prove di accelerazione ci riversiamo tutti sullo “struscio” di The Reunion è il delirio. Sole, fame, sete, code e un vegetariano da sfamare. Avete mai avuto un amico vegetariano motociclista frequentatore di motoraduni e affini? Quando scocca l’ora di pranzo è come guidare una bici da corsa sul pavé ma senza sellino. In realtà i motociclisti odiano i vegetariani e per questo i raduni sono un tripudio di hamburger e salamelle, ma lui non cede e noi con lui…Dopo vari tentativi di guadagnarci un panino qualsiasi ripieghiamo sulla farinata, ma quella che ci sembrava una coda sopportabile in realtà celava uno stallo alla messicana, tanto che il pericolo di incrociare lo sguardo degli altri clienti ci spinge verso il truck della pizza….finita. Finita?! Sono le 13.45 e avete finito la pizza?! Non ci resta che inforcare le moto e uscire dal circuito. Troviamo un posto assurdo nei pressi della villa di Monza con tanto di ultimo giro delle superbike e rosticceria vegetariana. Io, per protesta,  prendo mezzo pollo arrosto e patatine fritte (cotti probabilmente la settimana precedente). Pago, ma prima di uscire mi faccio cancellare la memoria come in Man in Black per non ritrovare mai più quel locale. Purtroppo mi cancellano anche il ricordo della gara sull’ottavo di miglio, ma a dirla tutta non si era capito a che ora fosse. Si è fatto tardi ci salutiamo e andiamo a casa. Si, mi sono perso anche la finale dello sprint, ma ho visto le prove dove la splendida Cherry Salt ha dovuto alzare bandiera bianca per un guasto.DSC_3356 Però a conti fatti questa Reunion rimane un’esperienza positiva. Per l’anno prossimo mi riprometto di seguirla tutta sperando di trovare un catering da sagra di paese, svelti e mai a secco…. Di foto ne metto poche (c’erano più macchine fotografiche che fotografi e non farete fatica a trovarne di bellissime online)DSC_3389 DSC_3397 però il “filmino” l’ho fatto. Ciao

The Reunion, parte 1

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L’anno scorso ho bucato l’appuntamento, ma quest’anno non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Il tempo meraviglioso, anche se sabato nubi minacciose accerchiavano l’evento, ha regalato una 2 giorni ricca di presenze ed emozioni. Nonostante un fastidioso impegno sabato ho raggiunto la manifestazione alle 18.30. Incrociando molte moto che se ne andavano mi è venuto il dubbio di essere arrivato troppo tardi, invece sono state le 2 ore meglio spese del week end. Poca gente tra gli stand, l’incontro di vecchi e nuovi amici, con i quali affronteremo la Milano Sanremo il prossimo fine settimana, e un meraviglioso cocktail al bar di Deus hanno allietato la serata. Nella luce di un meraviglioso tramonto mi sono aggirato tra le tende dei preparatori ad ammirare la moltitudine di special esposte. Davvero moltissime, quasi da far concorrenza al Wheels and Waves, complice anche la presenza ufficiale di case come Moto Guzzi , Yamaha, Triumph, Harley Davidson e BMW. Non ci sono i pezzi da novanta che si incontrano sulla costa francese ma il meglio della produzione nostrana. Era presente tutto il cast di Lord of Bike e OMT Garage, vincitore della prima edizione del programma di Sky, ha esposto, a mio avviso, una delle più belle moto presenti alla kermesse che avevo gia notato al bike shed di Parigi ad Aprile.DSC_3306 DSC_2821

Simpatia e concretezza della prestazione sull’ovale di terra, che li porta sul terzo gradino del podio, sono gli ingredienti degli stilosissimi Anvil Motociclette, poche moto ma tante magliette…Qua e là qualche pezzo pregiato come la Yamaha di VibrazioniArtDesignDSC_3161 e, in fondo all’esposizione, quasi defilati , di fronte all’inarrestabile DJ in overdose di RedBull, lo stand di South Garage. Come ci hanno abituato espongono moto curatissime in ogni dettaglio, che mettono quasi in soggezione. Restiamo poco perché il visitatore non viene travolto dall’ospitalità partenopea che ti aspetteresti di trovare lì.DSC_3135 Cosa che invece succede allo stand di Emporio Elaborazioni Meccaniche Roma, appena mi avvicino con i miei amici al loro ultimo progetto veniamo accolti con un “ciao ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”. Non è una sorpresa, quando li ho conosciuti 2 anni fa a Parigi al mio primo Bike Shed si sono comportati allo stesso modo. Da prendere come esempio. Come la loro Transalp con carburatore doppio corpo di derivazione automobilistico e radiatore sotto sella.DSC_3303

Unico neo della manifestazione la totale assenza di indicazione dei campi di gara e la mancata pubblicazione degli orari degli eventi che ha lasciato i visitatori un po’ allo sbando. Tanto che anche io, che sono conosciuto con il soprannome di tuttocittà, tale è la mia capacità di perdermi, non sono riuscito a vedere l’ovale di dire track. Mi sono consolato con uno shooting privato di derapate che mi ha regalato Luca Viglio in sella ad una Yamaha SR400 di Deus Ex Machina.
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domani vi parlo del resto e magari riesco a postare il video

Cafè Zero

Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?zero-sr-2016

Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.custom-zero-sr-electric-motorcycle-8 custom-zero-sr-electric-motorcycle-2 custom-zero-sr-electric-motorcycle-1 custom-zero-sr-electric-motorcycle

Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.IMG_8764