Febbraio 2015. Sono fiducioso, ho trovato il meccanico dei miei sogni. Specializzato in sospensioni e raffinato meccanico e, soprattutto, esperto di Buell. Come prima cosa si procede con il ripristino delle flange per le ruote a raggi e la creazione di nuove piastre per le sospensioni. Ricordo al meccanico la mia intenzione di partecipare al Wheels & Waves 2015 di giugno e quindi vorrei intervenire sull’impianto elettrico e qualche piccolo dettaglio per non rallentare troppo i tempi. “Non ci sono problemi, sai quanti impianti ho rifatto….”, vengo rassicurato. Oltretutto la frase, che ho già sentito molte volte nella mia vita, è preludio di cattive notizie, ma sono fiducioso. “Mi ci vuole una settimana di lavoro per la parte elettrica , non ti preoccupare”. Rimango fiducioso.Nonostante i primi ritardi nella consegna delle nuove flange e piastre, un mese a causa di un fantomatico disguido nella spedizione dei pezzi, rimango fiducioso, e inizio a creare il mio personale layout. Parte la ricerca di pezzi particolari per dar forma al mio sogno, sella, strumento e una presa d’aria che mi piacerebbe montare al posto dell’airbox. Nella mia testa tutto procede a gonfie vele, ma c’è qualcosa che non mi lascia tranquillo. Passano le settimane e la moto rimane come congelata su un ponte di lavoro. Ad ogni mia domanda vengo rassicurato ma vedo passare molte moto e la mia sempre in attesa di attenzione. Ammetto che il lavoro è particolare, ma il mio “aguzzino/meccanico” continua a rassicurarmi e, addirittura, a fare l’offeso se metto in dubbio la sua parola. Fino a quando, a metà Aprile, gli chiedo se riuscirò a portare a Biarritz la moto. “No, ci vorranno ancora 3 mesi di lavoro prima della conclusione del progetto”. Non sento più nulla, vedo la bocca del “meccanico/aguzzino” che si muove ma non sento alcun suono. Ci sono ricascato. Sono esausto e deluso, però, visto che è il terzo meccanico che vede la mia Buell, cerco di restare con tutte le mie forze e decido di continuare. Andrò a Biarritz con la mia fidata Mölta (bmw R65 scrambler by Toysgarage ndr). Lo lascio lavorare e dopo un mese la moto è ancora lì. Congelata.Sono un po’ alterato, e da qui parte il monologo “dell’aguzzino”, che non chiamerò più meccanico, su quanto tiene al progetto al quale vorrebbe partecipare attivamente anche con delle idee per la realizzazione….ecc…ecc…Sperando di accelerare gli interventi gli concedo di partecipare al progetto più attivamente e così mi propone lavorazioni al carter motore, foderi forcella e telaio per cambiargli colore, non ci sono problemi, ma i costi? “Non ci sono problemi! Questo è un grande progetto”. Tutto questo porterebbe chiunque a fuggire, ma io resisto. Fiducioso.
Categoria: bmw
Harley Davidson XR1200TT
Prendete una Sporster XR 1200 e ….immaginate. E’ quello che hanno fatto i ragazzi di Shaw Speed & Custom, dealer Harley nel Sussex. E con l’immaginazione hanno volato, visto quello che sono riusciti a creare. Sfogliando le immagini del Bike Shed Londra 2016, che anche quest’anno non ho visitato, ho notato subito questa incredibile creatura. Prendete una XR 1200, modello, ingiustamente, poco apprezzato e ora ricercatissimo sul mercato dell’usato, e trasformate la sua anima da flat-track in quella di una superbike molto cattiva.Non si tratta solo di un intervento estetico, infatti le modifiche non si fermano alla carena da MotoGP. Per il reparto sospensioni si è passato a delle superperformanti Öhlins, pinze radiali Brembo, cerchi in magnesio, lo scarico è stato espiantato da una BMW x6 e la trasmissione finale è a catena. Con altri piccoli ritocchi la potenza è salita a 100 cavallo da i 90 iniziali. Certo non potrà impensierire una Ducati Panigale, ma in quanto a stile non ha nulla da temere.
Mi faccio la special _ chapter 1
Lo avevo anticipato il 12 maggio e ora, con la convocazione per il 10 Giugno alla Punk’s Peak a Jaizkibel organizzata in occasione del Wheels & Waves è ora di raccontare la storia della Bugiarda/o, il nome che ho dato alla mia Buell XB9R del 2003. The Liar.
Subito dopo il ritorno dal mio primo Wheels & Waves, inebriato dall’energia esplosiva dell’evento sulle rive dell’oceano, mi imbatto in un’immagine che mi si pianta nel cervello.Vedo questa tavola di Holographic Hammer e, come Saulo (vedi la conversione di San Paolo ndr), vengo folgorato sulla via per Damasco. Vendo il mio GS adv 1200 e mi metto alla ricerca di una Buell in buone condizioni. E la trovo.Raggiungo Modena con due cari amici e la portiamo a casa. Funziona, è bellissima. Mi è sempre piaciuta e non vedo l’ora di trasformarla in qualcosa di unico. Come da layout la prima cosa sono le ruote che, anche se quelle originali sono bellissime, vanno sostituite con due cerchi a raggi e, neanche a farlo apposta, salta fuori un amico che ne ha due disponibili. Sono due bellissimi cerchi Kineo, ma per una Ducati e quindi vanno adattati eliminando il disco perimetrale e modificando l’attacco delle pinze.Allora, dato che ci siamo,non mi faccio mancare nulla e trovo un avantreno di una R6 con pinze radiali alzando ancora un po’ l’asticella delle difficoltà. I primi ingredienti ci sono, ora bisogna solo miscelarli. Per fare le nuove flange per adattare i cerchi e il nuovo perno forcelle per montarle sul telaio Buell mi affido ad una nota officina milanese nota per riparare telai di ogni genere. Mi confermano la possibilità di realizzare il lavoro, mi fanno il preventivo e si parte. Dopo 30 giorni mi viene riconsegnata la moto e, nel momento in cui monto le pinze sull’avantreno mi accorgo che il disco è pericolosamente vicino al fondo della pinza, pare decentrato. Porto la moto ad un meccanico Harley dalle parti di Linate che promette, per una determinata cifra, di rifarmi l’impianto elettrico. Come da copione mi consiglia una serie di lavori (che risulteranno totalmente inutili) che raddoppiano di colpo il preventivo. Inizia a serpeggiare nella mia testa l’incubo della malafede che si manifesta nel momento in cui insisto ad avere un preventivo definitivo dei lavori da effettuare che risulta essere quattro volte superiore a quello iniziale. Ringrazio , raccolgo i pezzi e me la do a gambe. I dubbi sui primi lavori per il montaggio dei cerchi e della forcella rimangono, spingendola in piano avanza come un mastino scazzato…..Inizio a fare ricerche e individuo un nuovo meccanico, ci sentiamo al telefono, è competente, abbastanza simpatico e mi apre la sua officina come fosse casa mia. Parte il controllo ai lavori fatti e subito ci si accorge del totale disastro che mi hanno consegnato. Mozzo della forcella corto, ha solo due filetti del bullone che lo tengono “stretto”, il canotto ha un diametro sbagliato, in frenata le forcelle sbacchettano, mozzi anteriori con fori decentrati dei dischi che sono stati limati nelle guide interne per farli entrare nei nuovi mozzi. Le pinze sono a tre millimetri dai raggi. Mozzo posteriore a “banana”, la ruota è inclinata verso destra……. Sono allibito, il meccanico mi conferma che se avessi usato la moto avrei rischiato non poco. Con la dichiarazione del meccanico e le foto torno dai primi “specialisti” e con non poche discussioni e minacce mi faccio restituire i soldi e i pezzi rovinati. Inutile dire che non ci rimetterò più piede. Ritorno da quello che vedo come il mio salvatore e gli affido il progetto indicando una cifra limite da non superare e un tempo di massima per la consegna…….Siamo a febbraio 2015 e ha inizio il mio incubo.
Vintage ride_Giorno 2
A malincuore è arrivato il momento di dire la parola fine a questa magnifica avventura. Partiamo da Borgio Verezzi, splendido borgo medievale al confine con Finale Ligure, tappa di arrivo della sera prima. La Mölta porta addosso i segni delle scorribande del giorno precedente, con tanto di bende degli scarichi stracciate….perde olio ed è ricoperta da una spessa crosta di fango. Sembra malconcia ma so che dentro ride, come me. Siamo tutti carichi, ci annunciano che se il giorno prima ci siamo divertiti la tappa che ci attende sarà un crescendo di emozioni. Briefing e partenza.
Partenza…..come una impeccabile armata Brancaleone partiamo con un discreto ritardo puntando direttamente al distributore di benzina perché almeno la metà di noi non si è ricordato di fare rifornimento prima di raggiungere la linea dello start. Finalmente puntiamo le montagne e capisco subito che sarà una lunga giornata, la Cagiva sst 2 tempi si piazza tra i primi del gruppo e nello sforzo della salita ci regala un aerosol a miscela che non ci abbandonerà più fino a fine gara, anche perché quel diavolo di pilota mi starà costantemente davanti data la mia estrema “prudenza” alla guida. Fatto sta che preso dallo sconforto anche Roberto Parodi (si, quello delle sorelle….c’era anche lui, scherzo Roberto anche tu sei famoso come le tue sorelle….quasi) è costretto ad allargare le braccia quando viene investito da una nube tossica causata da un sorpasso in salita della suddetta Cagiva. Siamo nel bosco, è un tratto veloce e infido per le macchie di umido e le foglie ma è uno dei passaggi più belli che io abbia mai fatto. Incontriamo degli escursionisti, so che ci odiano ma oggi voglio bene a tutti. Tranne al mio compagno con la Cagiva…..
Chiaramente scherzo. Continuiamo la salita e il terreno si fa un po’ più difficile, pozzanghere, solchi e massi ci portano su uno spiazzo che diventerà il nostro parco giochi per un paio di ore, che pagheremo, in termini di tempo, più tardi. In mezzo alla strada , neanche a farlo apposta c’è una grande pozzanghera di fango che ci attende e nessuno di noi si tira indietro, ma l’oscar per il miglior protagonista se lo aggiudica il Signor Parodi. Uso Signor, con la S Maiuscola, perché è dalla partenza da Pavia che ho notato che sotto la Sahariana cerata cela una giacca con tanto di fazzoletto bianco nel taschino e, allora, lo sfido ad attraversare la pozzanghera in giacca….e lui lo fa. E mi sono dovuto ricredere, ho sempre pensato fosse un fighetto un po’ antipatico, e antipatico non lo è per niente, anzi.Sullo sterrato è un martello, seduto impassibile sulla su BMW supera tutti gli ostacoli come se non fosse affar suo mentre io combatto una lotta all’ultimo sangue con il manubrio per indicargli la strada che mi piacerebbe percorrere. Rischio la vita due volte quando la strada diventa una distesa di sassi, mi sembra di avere delle biglie sotto le ruote e per non farmi superare dall’unica ragazza in gara abbandono ogni istinto di sopravvivenza e accelero, accelero….troppo. La strada fa una curva verso destra e io sono troppo veloce, il freno anteriore è meglio scordarselo, potrei dare un colpo di gas e derapare, ma lo fanno i piloti, quelli veri. Opto per un pestone sul comando del freno posteriore, niente. Allora punto dritto verso il terrapieno e lo uso come il surfista usa l’onda e, miracolosamente, rimango in strada e in piedi. Non ho un cero con me se no mi fermerei ad accenderlo e continuo fino a raggiungere il gruppo che mi aspetta sull’asfalto.Ci sarebbero da percorrere ancora una settantina di chilometri, parte del gruppo ha già raggiunto il ristorante per vedere Valentino al Mugello, la vespa è in condizioni critiche dopo un impatto un po troppo duro su un masso quindi decidiamo di tagliare l’ultimo pezzo e puntare direttamente verso Sanremo. Solo in tre completeranno il percorso e sono tutti in questa foto.
Arrivano quando noi siamo intenti a mangiare delle ottime trofei al pesto, gli accogliamo con un grande applauso, è ora di brindare.Infine un ringraziamento a chi ha saputo organizzare questa due giorni di incredibile divertimento ed emozioni, grazie Matteo e , come si vocifera, ci rivediamo a Settembre.
Vintage ride_Giorno 1, wrong way
Eccomi qui, sull’altra sponda del guado, fiero e pronto ad affrontare qualunque strada mi si presenti davanti. Con fiera cautela mi accodo ai miei compagni di viaggio accampando la scusa che essendo sprovvisto di gps non posso essere di grande aiuto a capo del gruppo. La realtà è che non riesco a tenere la ruota neppure della vespa e, temendo un sorpasso di quest’ultima, preferisco mangiarmi una buona dose di polvere rimanendo dietro. Approfittando del fatto che l’intera brigata si è fermata al guado a fare foto riprendiamo la marcia cercando di guadagnare vantaggio utile alla classifica, ci facciamo spiegare la strada che meglio si adatta alla vespa e partiamo. Qualche decina di metri e arriviamo ad un bivio, il gps tentenna, Marco va in ricognizione ma non riesce a trovare tracce utili per la scelta. In quel preciso istante mi vengono in mente i versi di una poesia di Robert L. Frost, “the road not taken”, che più o meno recitava così: “Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta”
ed è esattamente quello che facciamo…..
invece di prendere la strada in salita decidiamo per quella verso valle e la differenza a cui accennava Frost si è palesata in un colpo solo.Percorriamo velocemente lo sterrato. Piccola buca con fango, la supero. Dosso, pozza di fango….la supero, curva a destra e…..Marco entra con la moto in una mega pozzanghera dalla quale, con la ruota posteriore, solleva un Geyser marrone e ,faticosamente, riesce ad uscirne. Paolo gli è a ruota, si lancia e…rimane lì, accelera ma la Vespa, come un battello sopraffatto dalla tempesta, affonda. Nel vero senso della parola. Il motore va in immersione e si spegne. Paolo è prigioniero, non ci resta che entrare nella pozzanghera e mentre io spingo Mauro tira e siamo fuori. Rimaniamo io e la mia BMW e non ci penso neanche di attraversare il fango, decido per il terrapieno a sinistra e sono dall’altra parte. Ormai è chiaro che abbiamo sbagliato strada ma non possiamo tornare indietro. La strada ci accompagna dolcemente a valle fino a quando non decide di venirci in aiuto per la tabella di marcia e muta pericolosamente la sua inclinazione. Mauro scompare grazie alle sue indubbie doti da pilota, davanti a me Paolo, con la sua vespa rossa, molla i freni, estrae le gambe dalla pedana e viene inghiottito dalla mulattiera. Io, che di dubbi ne ho molti sulle mie doti, inchiodo il freno posteriore e faccio cento metri a “spazzaneve”. Sono in piedi e sono salvo, la strada è di nuovo in piano.
Ritroviamo, oltre un prato, una strada asfaltata e delle case. Ci indicano come proseguire e ci ritroviamo al punto di partenza del dopopranzo. Non ce la sentiamo di ricominciare il percorso e ci dirigiamo verso Savona. Squalificati. Poco male, è una serata bellissima e arriviamo al mare. Sono fiero di quello che ho fatto e felice di essere ancora vivo, imbocchiamo l’Aurelia e arriviamo a Finale Ligure. Ci sono già delle moto e gli Advil, con le loro sul “carretto”. La notizia è che si sono persi quasi tutti e domani si continuerà senza classifica. Che giornata!
Vintage ride_Giorno 1, parte prima
Ormai siamo a Mercoledì notte, anzi,Giovedì mattina. Sono già passati cinque giorni dalla partenza di un’avventura che rimarrà indelebilmente impressa nel mio cuore e nella mie mente. “Che esagerazione!!” direte voi ma, sarà l’età o che la cosa più pericolosa che avevo fatto in moto era percorrere il centro di Milano, lo scorso week end è stato una deflagrazione di emozioni. Dopo una notte agitata al pensiero della partenza eccomi pronto, bardato come un novello Don Chisciotte, per affrontare il mio oscuro destino. La Partenza è all’autodromo di Castelletto di Branduzzo. Arrivo, non conosco nessuno (a parte Marco, collaboratore di Deus Milano che mi ha convinto a partecipare, e Matteo, l’organizzatore) ed oltretutto mi sembrano tutti agguerritissimi ed enduristi navigati. Sono spacciato…….Mi risollevo un po’ alla vista di una vespa 300 ultimo modello fornita di ruote artigliate e condotta da Paolo Sormani, e penso….” almeno con questa me la posso giocare…”. Quanto sono idiota, non so ancora che passerò i due giorni successivi ad ingoiare polvere da un indiavolato Sormani che, su quella maledetta Vespa rossa, pare Tazio Nuvolari. Comunque si sono fatte le 9.00, alla chetichella sono arrivati tutti e, dopo il warm up in pista, siamo pronti a partire. Dopo nemmeno 10 km registriamo il primo ritiro, l’armata degli Anvil Motociclette è costretta all’abbandono causa rottura del cuscinetto della ruota posteriore della bmw “Arsenica”. Sconsolato Phonz non si da pace, in fondo il cuscinetto aveva solo 150,000 km……..e come un sol uomo si ritirano entrambi.Altri 20 km e nuova defezione, la splendida Ducati Scrambler 450 si rifiuta di procedere gettando nello sconforto il suo proprietario che l’aveva disseppellita da un granaio e restaurata con le sue mani.Ma non abbiamo pietà, la gara è la gara, e lo abbandoniamo al suo terribile destino, l’oscuro vano carico del furgone di Deus. Iniziano a formarsi i primi gruppetti. Io mi sono aggregato alla cordata Paolo Sormani-Marco di OMT Garage, hanno il navigatore e la sanno lunga….Arriviamo al passo del Faiallo per il pranzo senza aver messo le ruote sulle sterrato e perdiamo la terza moto, la 600 DEUS (forse derivazione di una Suzuki dr 600) va in blackout e si ritira con la sua crew. Entro nel rifugio e buona parte dei mie compagni di viaggio è gia seduta al lungo tavolo bianco dall’aria familiare, sembra L’ultima Cena di Leonardo da Vinci. Mentalmente faccio un veloce ripasso dei vangeli dove alla cena segue la passione di nostro Signore. Convinto sia un presagio di quello che mi aspetta ordino un piatto di tagliolini alla crema di parmigiano con bacon croccante assaporandolo lentamente….come fosse l’ultimo.
The Reunion, parte 2
Come ha sempre detto mia mamma, il tardi fa la sera….e io l’ho trasformato nel mio credo, infatti sono sempre in ritardo. Ed è sera, quella che assomiglia alla notte, quasi mattino. Comunque siamo qui per concludere un discorso lasciato a metà. Bravi, bravi e ancora bravi, ecco cosa ci lascia The Reunion 2016. Due giorni spensierati, pieni di sole e facce sorridenti, l’occasione per vedere amici che non incroci da un po’ e la possibilità di camminare per qualche istante sull’ovale di Monza! Tante moto, agguerritissime sull’ottavo di miglio, tanta gente, agguerritissima davanti ai chioschi di ristoro. E quando, alle 13.30, finito di vedere le prove di accelerazione ci riversiamo tutti sullo “struscio” di The Reunion è il delirio. Sole, fame, sete, code e un vegetariano da sfamare. Avete mai avuto un amico vegetariano motociclista frequentatore di motoraduni e affini? Quando scocca l’ora di pranzo è come guidare una bici da corsa sul pavé ma senza sellino. In realtà i motociclisti odiano i vegetariani e per questo i raduni sono un tripudio di hamburger e salamelle, ma lui non cede e noi con lui…Dopo vari tentativi di guadagnarci un panino qualsiasi ripieghiamo sulla farinata, ma quella che ci sembrava una coda sopportabile in realtà celava uno stallo alla messicana, tanto che il pericolo di incrociare lo sguardo degli altri clienti ci spinge verso il truck della pizza….finita. Finita?! Sono le 13.45 e avete finito la pizza?! Non ci resta che inforcare le moto e uscire dal circuito. Troviamo un posto assurdo nei pressi della villa di Monza con tanto di ultimo giro delle superbike e rosticceria vegetariana. Io, per protesta, prendo mezzo pollo arrosto e patatine fritte (cotti probabilmente la settimana precedente). Pago, ma prima di uscire mi faccio cancellare la memoria come in Man in Black per non ritrovare mai più quel locale. Purtroppo mi cancellano anche il ricordo della gara sull’ottavo di miglio, ma a dirla tutta non si era capito a che ora fosse. Si è fatto tardi ci salutiamo e andiamo a casa. Si, mi sono perso anche la finale dello sprint, ma ho visto le prove dove la splendida Cherry Salt ha dovuto alzare bandiera bianca per un guasto. Però a conti fatti questa Reunion rimane un’esperienza positiva. Per l’anno prossimo mi riprometto di seguirla tutta sperando di trovare un catering da sagra di paese, svelti e mai a secco…. Di foto ne metto poche (c’erano più macchine fotografiche che fotografi e non farete fatica a trovarne di bellissime online) però il “filmino” l’ho fatto. Ciao
The Reunion, parte 1
L’anno scorso ho bucato l’appuntamento, ma quest’anno non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Il tempo meraviglioso, anche se sabato nubi minacciose accerchiavano l’evento, ha regalato una 2 giorni ricca di presenze ed emozioni. Nonostante un fastidioso impegno sabato ho raggiunto la manifestazione alle 18.30. Incrociando molte moto che se ne andavano mi è venuto il dubbio di essere arrivato troppo tardi, invece sono state le 2 ore meglio spese del week end. Poca gente tra gli stand, l’incontro di vecchi e nuovi amici, con i quali affronteremo la Milano Sanremo il prossimo fine settimana, e un meraviglioso cocktail al bar di Deus hanno allietato la serata. Nella luce di un meraviglioso tramonto mi sono aggirato tra le tende dei preparatori ad ammirare la moltitudine di special esposte. Davvero moltissime, quasi da far concorrenza al Wheels and Waves, complice anche la presenza ufficiale di case come Moto Guzzi , Yamaha, Triumph, Harley Davidson e BMW. Non ci sono i pezzi da novanta che si incontrano sulla costa francese ma il meglio della produzione nostrana. Era presente tutto il cast di Lord of Bike e OMT Garage, vincitore della prima edizione del programma di Sky, ha esposto, a mio avviso, una delle più belle moto presenti alla kermesse che avevo gia notato al bike shed di Parigi ad Aprile.
Simpatia e concretezza della prestazione sull’ovale di terra, che li porta sul terzo gradino del podio, sono gli ingredienti degli stilosissimi Anvil Motociclette, poche moto ma tante magliette…Qua e là qualche pezzo pregiato come la Yamaha di VibrazioniArtDesign e, in fondo all’esposizione, quasi defilati , di fronte all’inarrestabile DJ in overdose di RedBull, lo stand di South Garage. Come ci hanno abituato espongono moto curatissime in ogni dettaglio, che mettono quasi in soggezione. Restiamo poco perché il visitatore non viene travolto dall’ospitalità partenopea che ti aspetteresti di trovare lì. Cosa che invece succede allo stand di Emporio Elaborazioni Meccaniche Roma, appena mi avvicino con i miei amici al loro ultimo progetto veniamo accolti con un “ciao ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”. Non è una sorpresa, quando li ho conosciuti 2 anni fa a Parigi al mio primo Bike Shed si sono comportati allo stesso modo. Da prendere come esempio. Come la loro Transalp con carburatore doppio corpo di derivazione automobilistico e radiatore sotto sella.
Unico neo della manifestazione la totale assenza di indicazione dei campi di gara e la mancata pubblicazione degli orari degli eventi che ha lasciato i visitatori un po’ allo sbando. Tanto che anche io, che sono conosciuto con il soprannome di tuttocittà, tale è la mia capacità di perdermi, non sono riuscito a vedere l’ovale di dire track. Mi sono consolato con uno shooting privato di derapate che mi ha regalato Luca Viglio in sella ad una Yamaha SR400 di Deus Ex Machina.
domani vi parlo del resto e magari riesco a postare il video
Cafè Zero
Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?
Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.
Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.
Un Maggio così chi l’aveva mai visto? Part 1
Si conclude la prima settimana di Maggio e, scorrendo i social network, mi sono accorto di una incredibile offerta di eventi per gli amanti delle special. In realtà Anvil Motociclette è già da un mese che, ogni mercoledì in compagnia di The Reunion, raduna una discreta schiera di specialisti alla Sacrestia, in via conchetta 20 a Milano, per bersi una birra e osservare le special altrui.
Il primo grande appuntamento del mese, il 14 e 15, è al circuito di Monza per The Reunion, evento nato solo un anno fa ma che ha già catalizzato l’attenzione degli appassionati e, di conseguenza, delle grandi marche; saranno presenti BMW, Harley Davidson, Moto Guzzi, Scrambler Ducati, Triumph, Yamaha per il mondo moto più svariati sponsor tra i quali Mini e Tag Heuer. The Reunion è una manifestazione gratuita, registrandosi sul loro sito (http://thereunion.it/registrati), unica gabella da pagare sono 5 euro richiesti dall’autodromo di Monza per accedere all’impianto. All’interno ci saranno stand degli espositori, possibilità di provare alcune moto e musica. Gran finale Domenica con la gara di accelerazione sull’ottavo di miglio (circa 200 metri) sul quale 32 impavidi “specialisti” si lanceranno per vincere l’agognato trofeo.
Per chi vuole un aperitivo di tutto quello che accadrà il 14 e il 15 l’appuntamento è mercoledì 11 dalle 19.00. Cambia la location, il Sugar in Ripa di Porta Ticinese 79. Seguite le coordinate per evitare multe https://www.facebook.com/Anvil.Motociclette/photos/gm.233805106977240/1057220694324183/?type=3&theater
per gli altri eventi, a tra poco…….