Dopo lunga gestazione, causa inaspettati impegni di lavoro, ecco finalmente il mio album di ricordi dalla splendida città di Biarritz. Capita sempre così, si torna carichi di critiche ma alla fine ti manca……buona visione.
Categoria: vintage
El Rollo
Dalle Stalle alle Stelle
Non appena finisco di scrivere che è ora di osare con le special o scegliere di riportare ad una nuova giovinezza le vecchie glorie a due ruote con un attento restauro ecco arrivare Toysgarage, con l’ennesima creazione, a sparpagliare le carte.
Un po’ per amicizia un po’ perché ho un debole per le loro moto, anche questa volta Toysgarage, con pochi tocchi, all’apparenza, riesce a sfornare una moto unica.Partendo da una BMW R65, riesumata da un hangar ricovero di ultraleggeri dalle parti di Cremona, priva di batteria, comando del gas e blocchetto di accensione, i ragazzi di Toysgarage si sono ritrovati con l’imbarazzo della scelta sui lavori da eseguire. Classe 1984 con chilometri e ossido “da vendere” come prima cosa è stata eseguita una profonda revisione del motore che, successivamente è stato verniciato di nero.La stessa sorte è stata riservata al telaio che ha ricevuto in dono un nuovo telaietto posteriore.Un bellissimo “manubrione” sostituisce, sulla piastra superiore della forcella, il rastremassimo manubrio originale e una nuova pompa freno radiale, ricevuta in dono da una Ducati 999, cerca di far lavorare al meglio il disco originale sulla ruota anteriore. Nuovi ammortizzatori al posteriore, collettori modificati per i nuovi terminali , faro anteriore, serbatoio e sella, fatta a mano su misura, completano il quadro delle modifiche. Una curiosità. Il serbatoio ha determinato il colore della moto. Di provenienza Gilera, ha portato in dote il magnifico verde che è stato ricreato, in fase di verniciatura, identico all’originale. A prima vista può sembrare il solito “bobberino” ma il bello di lavorare con Toysgarage sta tutto qui, ti avvicini alla moto e cominci un viaggio fatto di dettagli e di particolari che fanno della tua moto un pezzo unico. Unico neo non riescono a superarsi rispetto alla prima r65 realizzata ormai 3 anni fa, la Mölta. Semplicemente perché quella è la mia…..
Tuning e Special
Se la moto è la rappresentazione del mezzo di locomozione perfetto, almeno per me, le special rappresentano, nella loro spesso totale imperfezione, il sacro Graal. L’unica cosa che mi spinge a fare follie oltre ogni comprensibile logica è il tentativo di costruire qualcosa di veramente unico e inimitabile. Costruire….certo per me è un parolone, più che altro sono abilissimo a smontare, ma anche a sognare. La cosa più difficile è trovare qualcuno abile con le mani che sposi e condivida con te il progetto che vuoi sviluppare. Così è stato per la mia prima moto, costruita dai ragazzi di Toysgarage, forgiata dalle mani di Andrea, che sembra inizino a modellare il metallo ancor prima che il cervello impartisca loro l’ordine e il disegno da seguire. Un talento naturale. Ad oggi ineguagliabile .Ho provato nuove strade con il secondo progetto, rapito dai disegni di Holographic Hammer e folgorato dal Wheels & Waves mi sono messo alla ricerca di una Buell XB. Una volta trovata è partito il progetto che mi è costato più a livello psicologico che economico, e questo la dice tutta sulla cialtroneria dimostrata dai vari “meccanici” ai quali mi sono rivolto.Il risultato non è esattamente quello che volevo, sicuramente migliorabile, a qualcuno non piace affatto, ma indiscutibilmente è un pezzo unico. A mio avviso è anche bella, ma si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua…
Se per me la moto è una malattia, le special sono una droga e, come ogni droga, l’assuefazione ti spinge ad osare sempre di più tanto da non farti bastare piccole modifiche a telaio ed accessori ma a creare, se possibile, un ulteriore classificazione tra special e “semplice” tuning. Non voglio rifarmi alle parole di Roberto Ungaro che, qualche anno fa, da direttore di Raiders decretava la fine delle special su base BMW 2 valvole incitando i possessori ad un recupero in chiave registro storico piuttosto che la creazione di decine di noiosi special cloni. Lui non è più direttore di Raiders e la moda, da lui importata in Italia, non da segni di flessione. Ma ripensando a quelle parole, che allora mi erano suonate come un tradimento, le rivedo sotto un altra luce e quasi le condivido. In fondo tutto il tuning che c’è in giro tende ad omologarsi e quindi se devi farti una special, che sia special.
Sunride 2016_Non si arriva tardi…..
Rieccomi. Dopo una lunga pausa rubo pochi minuti all’onda di lavoro che mi ha travolto in questi giorni per raccontarvi il mio Sunride.
Regola numero uno: Se sabato alle 16.00 non sei ancora riuscito a partire da Milano in direzione Pesaro, pensaci su. Ma per un appassionato di special cosa vuoi che siano le regole, parto. D’altra parte gli impegni familiari vanno onorati e tra una figlia in partenza da Orio al Serio e una moglie in partenza da Rogoredo, uno zaino da riempire, la moto da caricare sul furgone e il drone, che non sia mai, si è fatto tardi. Sulla soglia di casa arriva una telefonata….la Mölta (la mia R65 trasformata in Scrambler da Toysgarage), in prestito ad uno dei suoi papà, che è in viaggio verso Pesaro, è ferma in autostrada. Senza esitare sono seduto sul furgone pronto a correre in aiuto degli audaci riders quando arriva la telefonata che fa rientrare l’emergenza, riserva lenta a pescare dal serbatoio. Avrebbero dovuto aspettare che divorassi almeno 150 km di autostrada, meglio così.
La voglia di arrivare è tanta, l’ora è tarda e il piede diventa pesante….tenendomi nei limiti, spero, arrivo, finalmente, alle 19.50 a Pesaro, i ragazzi hanno prenotato all’hotel Vittoria, affacciato sulla spiaggia e accerchiato dalle bancarelle. Con un paio di manovre aggiro lo sbarramento scarico i bagagli e cerco parcheggio. Dopo ventinove minuti mi rendo conto che parcheggiare a Pesaro non è facilissimo. Al tramonto attraverso fiero il centro di Pesaro fino all’hotel. Salgo in camera per un veloce cambio d’abito e ….non riesco ad entrare. Il Concierge mi spiega che le cameriere hanno rifatto la stanza e, inavvertitamente hanno chiuso con il blocco, sblocco, entro. Evidentemente le cameriere amano Picasso, faccio lo slalom tra asciugamani, infradito, zaini e ……e mi accorgo che i miei compagni di stanza si sono divisi le brande lasciandomi il letto matrimoniale, in condivisione. Mi aspettano al villaggio, allegri, ma non troppo. Hanno spostato la location e, a loro dire, in un luogo meno coinvolgente. Arrivo anche io, superato il porto(sede delle prime edizioni) si raggiunge una baia con una vasta zona erbosa dove sono sistemante le tende in vago stile Wheels & Waves, e le moto le devi parcheggiare fuori, in stile Wheels & Waves. Ci sono diversi preparatori con pezzi di pregio esposti, ma la sensazione non è di gran folla. Faccio un giro mentre inizia ad imbrunire e la fame mi attanaglia. Raggiungiamo un ristorante poco lontano e affrontiamo la cena più lunga della mia vita, tra ordinazioni sbagliate, arrivate dopo ore e scortesia. Peccato. Se ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere e raccogliere le lamentele dei miei commensali, non per la cena ma per come è diventato il Sunride. Lo spostamento della location è la prima in classifica nel ranking del malumore seguito dall’impossibilità di entrare con la propria special nel villaggio, che a dire la verità non è popolatissimo. Prima, al porto, facevi parte della festa anche tu, e la tua moto era protagonista al pari di quelle dei preparatori. Esattamente come il W&W, incredibilmente, gli eventi principe per gli appassionati si stanno trasformando in fiere che allontanano il cuore pulsante che li anima, con tanto di tiro a segno da lunapark. Per tutta sincerità io, essendo al mio primo Sunride, oltretutto arrivato in ritardo, non posso fare una recensione obiettiva. Ascolto. Come ho ascoltato al W&W, giudizi molto simili. Comunque finita la cena…….ritorniamo al villaggio. La gente è arrivata, tornati dal giro tra le colline che, arrivando tardissimo, mi sono perso. Sul palco c’è una band con un cantante tarantolato che urla a squarciagola. Io e Gabriele in sella alle nostre special, facendo i finti tonti, entriamo nel villaggio. La sicurezza dopo un timido diniego ci fa passare e,incredibilmente, dopo pochi minuti,le nostre moto vengono circondate dal pubblico presente. Non perché sono le moto più belle che abbiano mai visto, ma perché sono oggetto di curiosità e di discussione. Quello che dovrebbero essere questo tipo di feste. Feste e non fiere. Per ritrovare lo spirito del Sunride ci dirigiamo al porto, il tempo di berci un’ultima birra per poi andare in albergo.
Il mattino dopo mi sveglio presto, colazione con gli amici e poi corro al villaggio e c’è chi carica già i furgoni, 2 scatti al volo per ricordo, con la luce del sole, e inizio ricerca del furgone, mi sono dimenticato dove ho parcheggiato. Ritorno in albergo, devo caricare la MV Agusta di Alberto, la sua ruota posteriore è rimasta “sulle tele”, finita. Nelle giornate del Burnout selvaggio la mancanza di un gommista è un errore imperdonabile. E lui il burnout non l’ha nemmeno fatto. Saluto gli amici, torneranno a casa facendo il Muraglione e un paio di passi. Mi confessano che probabilmente non torneranno più, io non lo so, almeno un Sunride per intero mi piacerebbe vederlo. Più feste e meno fiere.ciao.
Wheels & Waves 2016 _ Fine
Anche questa avventura giunge alla fine. Sulla sedia giace fiero il pettorale della Punks Peak Race, intonso. Oggi colazione ricca, la mattinata ci accoglie con una nuova perturbazione. Poco male, oggi si fa i turisti. Non cedo neppure al richiamo del tour che parte da Biarritz alle 9.00 per farci ritorno per le 17.00. L’intenzione era quella di seguire il gruppo con il furgone per scattare qualche foto e magari fare delle riprese con il drone, ma il tempo, la pigrizia e le code fatte mi fanno desistere. Ci dirigiamo al mercato di Biarritz e poi ripreso il furgone riusciamo, finalmente a visitare Saint-Jean-de-Luz, splendida cittadina, curatissima e con una chiesa da visitare obbligatoriamente. Ci si sente praticamente in Spagna e non possiamo far altro che pranzare ordinando una Paella, ottima, ma fin troppo abbondante. Lunga passeggiata e ritorno a Biarritz. Rimane giusto il tempo di un ultimo giro in moto. E quale miglior saluto a questo splendido angolo di mondo se non percorrendo la Cournice che da Saint-Jean-de-Luz ti porta praticamente in Spagna. Arrivo e…gara di triatlon. Esattamente come l’anno scorso sei tritapalle di triatleti bloccano il passaggio e sono costretto ad una lunga deviazione. Fortunatamente il blocco della Cournice si conclude pochi minuti dopo, non quello del paese che mi costringe, al ritorno, ripercorrere la deviazione. Tornando indietro faccio un lungo giro di Biarritz che, nonostante qualcuna sia già ripartito, e ancora popolato di rumorosissimi motociclisti che anche quest’anno hanno dato da far alle forze dell’ordine. Tanto che l’organizzazione dell’evento ha dovuto emanare due comunicati via Facebook per chiedere ai partecipanti all’evento un comportamento più civile. Appelli, pare, rimasti inascoltati, più o meno come dire ad un bambino che non può giocare a palla in un campo da calcio. Persino su un muro è comparso un graffito con scritto “Respect Local”. In più si sono registrati diversi furti negli stand e nelle auto in sosta, il più eclatante quello di un paio di stivali da collezione di Alpinestars. Ma purtroppo, vista la quantità di persone che l’evento attira è quasi inevitabile. Peccato. E il pensiero corre a tre anni prima, quando ho viso per la prima volta il W&W, per i puristi già troppo commerciale, per me il più bel parco giochi del mondo, i sogni che diventano realtà. Ed è per questo che la voglia di ritornarci non c’è più, se non fosse che ora che mia figlia l’ha visto vuole fare la patente della moto e costruirsi una special….. Chissà, se la nuova edizione la facessero in Spagna….. Staremo a vedere. Il prossimo fine settimana si parte per Pesaro, il Sun Ride Festival ci attende e per me è la prima volta. Chissà, magari mi innamoro.