Pronti, via! E’ quello che accadrà per l’intero evento. A parte la registrazione alla “tenda-reception” che, per il secondo anno consecutivo, stenta a partire per problemi al WiFi con conseguente coda per chi ha acquistato il biglietto online, per tutto il resto il grande carosello è pronto a partire.Al momento della registrazione compare sullo smartphone dell’hostess la mia moto e mi consegna il braccialetto anche per lei. Questo braccialetto le darà la possibilità di entrare nel lato asfaltato del villaggio poiché è stata iscritta alla PUNK’S PEACK RACE. Mi guardo attorno e cerco altri volti e relative mani che impugnano l’agognato braccialetto e capisco che l’iscrizione non è stata una buona idea…….All’interno del villaggio è ancora tutto calmo, mentre fuori c’è un crescente e gioioso frastuono di cilindri in libertà. Tutto l’allestimento riprende lo schema dell’anno precedente con l’aggiunta di una fila di tende nel centro. Gli espositori non mancano, a dir la verità due o tre tende sono chiuse ma il resto dell’area è popolato. A farla da padroni sono, come al solito, BMW, Harley e Yamaha; hanno stand importanti, degni di una esposizione come Eicma. E, a dir la verità, l’aria che si respira nel villaggio è ormai esattamente quella, in salsa Hipster, di un grande salone espositivo. Con le stesse facce, più pettinate, ma annoiate in egual maniera. Il biglietto non è da meno, 30 euro in prevendita e 40 al villaggio, del quale, in fin dei conti, si può fare anche a meno, tanto le special interessanti è più facile incontrarle in città. Se in più ci metti il fatto che tutti gli eventi di contorno sono stati organizzati in Spagna ti chiedi che cosa sei venuto a fare a Biarritz. E il “pronti,via” del titolo sta tutto qui. Quest’anno Wheels & Waves è all’insegna del “trasferimento” tanto che davanti al nome si potrebbe aggiungere Gipsy. Poco male per chi si è macinato chilometri in sella alla moto, ma per me che viaggiavo con famiglia ha significato una perenne coda per attraversare la frontiera, all’andata e al ritorno. Ma questi sono problemi miei.
Primo viaggio mercoledì 8 giugno, pomeriggio, destinazione Hipodromo San Sebastian – Lastre Oria. Ci arrivano le coordinate via mail impostiamo il navigatore e…arriviamo in ritardo, giusto il tempo di vedere la semifinale e la finale con tanto di incidente nelle file del team Deus con frattura del polso del pilota. Il posto è bellissimo incorniciato da una splendida giornata. La pit-lane è invalicabile, mi scambiano per un operatore ma ad un secondo controllo mi cacciano. In effetti, guardando il tracciato, ci si accorge che ci sono più fotografi e cineoperatori di piloti
e non c’è fisicamente posto. Di alzare un drone non se ne parla nemmeno, c’è una produzione video che ha l’esclusiva. Amen, trovo un posto, mi piazzo con il mio iPhone e filmo. Nel frattempo Raffaella e Francesca, le mie compagne di viaggio, nonché moglie e figlia, scattano una marea di foto.
Tra i piloti c’è una nutrita rappresentanza italiana, Roberto Ungaro, gli Anvil Motociclette, OMT Garage, Marco Belli e sicuramente qualcun’altro che non ricordo o non conosco, C’è anche una star internazionale, Roland Sands, che si presenta con la sua ultima creatura realizzata in collaborazione con Indian.E’ una delle moto più belle presenti sul tracciato, un mastino pieno di muscoli. Purtroppo per entrambi la pista non premia lo stile ma l’agilità e, nonostante l’indubbia manetta di Sands, l’Indian, con le movenze di un pachiderma ubriaco, fatica e non va oltre il quarto posto. Peccato per loro ma per i colori italiani è festa, si piazza sul gradino più alto del podio Marco Belli (“il Rocco Siffredi della derapata” cit.) che straccia gli avversari.
E’ già ora di tornare, si saluta qualche amico e non ci facciamo scappare un bel rifornimento di gasolio ad 1,08 euro (alla faccia del default). Pronti, via, c’è una coda che ci aspetta!