Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

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La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

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Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

Wild Days_due giorni tra amici

Ed ecco che inizia la stagione….. ad essere sinceri ad aprire le danze a primavera inoltrata ci aveva pensato The Reunion a Monza (per me tutto da dimenticare vista la penosa performance della mia Buell), sotto un sole inclemente tra amici, polvere e birra.

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Per me è la prima volta, l’anno scorso ci sono stato come ospite allo Swank Rally e Deus aveva monopolizzato la mia attenzione, ma quest’anno ero pronto a concentrarmi sull’evento tanto da campeggiare nel mio furgone in compagnia degli amici di scorribande Sami e Adelio. Era anche l’occasione di provare, dopo mesi di garage, il mio Beta da regolarità in vista dello Swank a Biarritz. Il fettucciato “gentile” preparato al Wildays è stato perfetto per il test. Con il caldo mi sono stancato in fretta e allora per riposarmi ho optato per qualche giro di flattrack….

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Con mia grande sorpresa la mia gloriosa Kawasaki z400 ha perso le sue qualità di allungo sul dritto e le gomme non hanno la minima intenzione di tenermi in piedi sulla terra  argillosa e viscida. Il fondo del tracciato è davvero ostico, almeno per me, e la cosa non migliora dopo le abbondanti annaffiate che dispensa l’autobotte.

Grazie al cielo ci sono le gare di accelerazione e un sacco di gente da salutare e con la quale scambiare qualche chiacchiera. Fortunatamente ho lasciato la Buell a casa così da godermi le gare da spettatore privilegiato a bordo del mio drone.

Dopo il briefing è tutto pronto o quasi, c’è nervosismo e poca fiducia negli impianti nos delle moto. Ma ormai di tempo non ce n’è più e le coppie di contendenti sono già in fila in attesa del loro lancio. Devo dire che è sempre molto emozionante e mi pento un po di non aver portato la mia moto, mi sarebbe piaciuto perdere anche qui……

Sinceramente non so neppure chi ha vinto, ormai le gambe mi stanno portando verso il fiume dove, oltre l’acqua, mi aspettano biondissime onde di birra.

Over The Top Flat Track Race _ Metalstorm

Eccomi di nuovo, the lazy writer. 
Dopo l’apertura della stagione con la SnowQuake ho pensato bene di iscrivermi al campionato Over The Top per misurami con un altra missione impossibile. Un mini campionato di Flat track su quattro gare che si disputeranno sul circuito federale di Lonigo da aprile ad ottobre.

Supportato da OMT Garage Racing Team, di cui sono orgogliosamente membro (poveri loro), mi sono presentato carico di aspettative all’evento. Appuntamento sabato pomeriggio al circuito per sfruttare una mezza giornata di prove su una pista mai vista prima e, dopo pochi giri, mi rendo conto che le ore passate a girare Badia Calavena non mi aiuteranno, questa pista è totalmente diversa.

Qui si deve guidare sul serio, a Badia le curve ti aiutano con la pendenza, qui se esageri sul dritto e non butti giù la moto in curva non hai speranze. Indovinate cosa ho fatto io.

Ho cercato di accampare scuse sulla pesantezza della moto, il manubrio non adatto, il fondo della pista a me sconosciuto, le cavallette….insomma, ho difeso con i denti l’ultima posizione.

Il consuntivo è comunque ottimo, la compagnia è stupenda, a parte qualche scintilla in pista nelle categorie “supereroi” ci si è divertiti un sacco.

Ci vedremo in gara 2

The Ring Race _ by Holy Freedom e Di Traverso School

Prendi un weekend di fine ottobre, un piazzale della fiera di Modena, aggiungi un bel mucchio di neve, sparata 24 su 24, e un gruppo eterogeneo di persone unite solamente da un sottile filo conduttore, la follia.

Holy Freedom e Di Traverso School, grazie soprattutto all’ospitalità di Fiera di Modena, hanno organizzato uno splendido weekend dove tutti, dai bimbi ai più consumati biker, hanno avuto la possibilità di provare a guidare una pitbike (grazie Yamaha) sulla neve.

Ebbene sì, ci ho provato anche io….dopo tre giri sulla neve alta 20 centimetri mi è sembrato di vedere uno yeti al centro della pista che mi indicava l’uscita. Non ho fatto domande e sono uscito, ma appena ha iniziato a formarsi la traccia è stato divertimento allo stato puro. La più divertente moto che abbia mai provato ha permesso anche a me di diventare un “asso delle nevi”.

Torno a casa con un sorriso indelebile ed un sacco di nuovi amici. Grazie Ragazzi!

 

The Deus Swank Rally – Gran Finale

E alla fine ci siamo. Dopo annunci, colpi di scena e suspense Filippo Bassoli, con i ragazzi di Deus, estrae l’ennesimo asso dalla manica e ,con la sua personalissima macchina del tempo, ci catapulta ad Arsago Seprio, il tempio del Fastcross. Sto esagerando in preda ad un delirio motocrossistico? No.

Nel 2000, anno dell’ultima gara disputata in questo circuito, Jeremy McGrath, campione AMA Supercross, la descrisse come “La Gara più bella del Mondo” con una partecipazione di pubblico mai vista, neanche in America.

Atterando con la mia capsula del tempo, che ha la forma di un Ford Custom, il panorama che mi si presenta di fronte ricorda di più il sequel di Jurassic Park che una qualsiasi pista da motocross. Parcheggio in un prato in stato di abbandono e da un cancello scendo verso uno spiazzo d’erba dove si aggira un gruppo di persone vestite come i Ris di Parma sulla scena di un delitto. A guardarsi intorno di delitto si tratta, i 17 anni di totale abbandono hanno permesso alla vegetazione di impadronirsi di ogni cosa e quello che non ha fatto la natura si sono impegnati a farlo i vandali che hanno devastato le poche strutture presenti.

Mi avvicino ai “Ris” che altro non sono Filippo Bassoli e il braccio operativo di Deus, sono tutti intorno ai 17 cancelletti di partenza  che il 17 settembre, a 17 anni esatti dall’ultima gara che si è disputata sul tracciato, scatteranno per  far sognare decine di appassionati in sella alle loro moto (enduro,cross e inappropriate) pre 2000. Le facce non sono quelle mi aspetto, siamo a cinque giorni dalla gara e, nonostante il panorama che ci circonda, sfoderano dei sorrisi come bimbi alla loro prima visita a Gardaland. Dai cespugli emerge un guerriero che non sfigurerebbe in un film di Mad Max, armato di motosega e decespugliatore Ottavio Missoni cerca le tracce di una pista che pare impossible da ritrovare. Altri si affannano a riverniciare l’edificio della direzione gara completamente devastato dalla noia e dall’ignoranza di chi preferisce distruggere che sognare. Cerco di dare una mano raccogliendo le tabelle con i nomi e i numeri di gara dei campioni che hanno animato per l’ultima volta il tracciato e il pensiero che da lì a pochi giorni si debba disputare l’ultima gara dello Swank Rally mi pare tutt’altro che scontata.

Nel frattempo Filippo e Luca Viglio si confrontano su come disegnare il fettucciato che ci traghetterà nella parte di tracciato riaperto a colpi di machete e io ne approfitto per fare un giro di ispezione per sapere in anteprima quello che mi toccherà affrontare. Ottavio e Marco Renieri mi fanno da ciceroni e appena imbocchiamo la boscaglia il mio cuore si ferma. Finito il giro il pensiero corre al mio avvocato e all’impellenza di stendere le mie ultime volontà anche dettate dal fatto che per la gara il meteo promette pioggia.

Arriva il sabato pre gara e con il mio amico Ale di 100FA ne approfittiamo per un’ispezione approfondita del tracciato. Carichiamo le moto sul furgone direzione Arsago Seprio e raggiungiamo la pista.

La bacchetta magica di Deus ha colpito ancora, il tracciato è pronto. La fettuccia è stesa, la boscaglia è stata regolata e, guardando il mio compagno di viaggio, capisco che l’occasione non ce la possiamo fare scappare. Come un sol uomo scarichiamo le moto e ci attrezziamo per il giro di prova.

Neanche il tempo di raggiungere il piazzale e vedo avanzare Giulietta di Half magazine con una vistosa fasciatura al polso. Non ho il coraggio di chiedere niente ma qualcuno lo fa, lussazione del pollice. Sto per svenire ma tengo duro. Il pensiero corre a quattro giorni prima quando Ottavio e Marco mi mostrano il circuito. Fettucciato, boscaglia con salitona, breve tratto pianeggiante, curva a sinistra, panettone, piccola salita e…..l’abisso.

Una discesa, che a me pare impossibile da affrontare, finisce in una stretta curva a destra che ti proietta in un’altrettanto inaffrontabile salita. Poi il buio, l’adrenalina non mi permette di ricordare nulla, solo un toboga di polvere e sassi che, nel migliore delle ipotesi, si trasformerà in una trappola di fango.

Partiamo con circospezione, supero il fettucciato con fatica, imbocchiamo il bosco e ho già il cuore in gola, faccio la salita in prima, sono salvo, curvo a sinistra altra salita e mi affianco ad Ale. E’ fermo con lo sguardo fisso verso il basso, mi volto e mi sembra di essere in cima ad un trampolino del salto in lungo con gli sci. Mi giro di nuovo, Ale scuote leggermente la testa e si lancia nel vuoto, lo seguo e, sempre in prima, affronto la nuova ed infinita salita. Dio è con me, ormai attraverso le pozze e i piccoli panettoni in “velocità” e in pochi secondi siamo all’ultima discesa che affrontiamo in scioltezza. C’e l’ho fatta, a parte quel senso di arsura che si è impadronito della mia bocca. Prima che faccia buio collezioniamo quattro giri e la pista non ha più segreti. Almeno in versione asciutta.

Ha piovuto tutta la notte.

Ma eccoci finalmente al grande giorno, il sole bacia il tracciato che già dalle prime ore del mattino è un brulicare di furgoni e auto con carrello. Sembra la mattina di Natale, tutti sorridono e “scartano” le loro moto. Sono tantissimi, chi dice 50,60,70 o 80 moto, non lo so, l’unica cosa che vedo e che sono allegramente scatenati, pronti a lanciarsi sul tracciato più bello del mondo, anche in versione ridotta. Vedo i mie sogni di gloria sciogliersi come neve al sole e tutto il coraggio, faticosamente conquistato il giorno prima, dileguarsi ad una velocità a me sconosciuta.

Mi volto verso Ale e l’unica cosa che riesco a dire è: “sono spacciato”.

Danno il via alle prove libere, comincia la festa. Io prendo tempo, faccio volare il drone, fumo, chiacchiero con chiunque mentre osservo tutti i piloti che danzano sul circuito con un sorriso talmente grande che nessun casco riesce a contenere. Alla fine mi faccio forza, inforco la mia Beta e mi avvicino al cancelletto di partenza. Matteo Quadrio mi da il via battendo il cinque fraintendendo la mia richiesta di cinque minuti di distanza dalla mia partenza al concorrente dietro di me. In fondo al fettucciato vengo superato, imbocco il bosco e…tutto è diventato un solco. C’è solo fango. Raggiungo il discesone dove un canale di fango, che a me sembra il Grand Canyon, mi risucchia verso il basso. Incredibilmente sono in piedi e, in apnea, concludo il giro, più o meno mettendoci il doppio degli altri. Scendo dalla moto come se avessi fatto la Parigi-Dakar in una sola tappa e mi convinco che questo tracciato per me è forse un po’ troppo “tecnico”. Cambio strategia, l’unica possibilità e aspettare che gli altri si stanchino per poi dare il colpo di grazia sul finale.

Ma si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Si materializza un signore di discreta stazza che chiama i Carabinieri e la Guardia Forestale. Fine della festa. Ci fanno spegnere le moto. La colpa grave che abbiamo commesso è quella di aver parcheggiato macchine e furgoni nel prato “abbandonato” che però è parte del parco del Ticino. Non c’è nessun cartello che lo indica ma nonostante ciò veniamo scacciati come una carovana di Barbari. Evidentemente preferiscono i Vandali a noi.

I miei sogni di gloria svaniscono sotto lo sguardo attento delle autorità lasciando la vittoria agli imbattibili Tramelli (che si piazzerà primo nel primo campionato Swank Rally), Lorenzin e Ungaro.

Mi consolo con lo splendido regalo di Acerbis e la festa, il martedì successivo, al quartiere generale di Deus.

So che vi state chiedendo perché non mi do per vinto davanti tutte queste difficoltà, ma come disse lo scorpione alla rana “è la mia natura”.

Le ultime righe le dedico a Filippo e a tutta, ma proprio tutta, la famiglia Deus che mi ha regalato il sogno di essere parte di un evento che non ha eguali in tutto il mondo, dove amatori, professionisti e incredibili schiappe, come il sottoscritto, hanno la possibilità di stare fianco a fianco a fare la cosa più bella del mondo, cavalcare una motocicletta. Finché avrò un litro di benzina ci sarò. Grazie ragazzi.

p.s. neanche Guido Meda ha resistito al richiamo del tassello e all’evento più cool dell’anno.

Un gigantesco ringraziamento per le splendide foto a Marco Campelli, Marco Renieri e Francesco Ferrari.

Wheels and Waves 2017_ El Rollo, Un giorno da leoni

Ogni anno ripeto sempre la stessa frase: “questa è l’ultima volta”.

E ogni anno rieccomi qui a macinare chilometri per raggiungere il parco giochi che ogni motociclista sogna. A dire la verità l’atmosfera è cambiata molto dal primo Wheels and Waves al quale ho partecipato ormai 4 anni fa. Più spontaneo, più folle, più gratuito…. con migliaia di moto a solcare le strade di questa meravigliosa città. Ora è tutto molto ovattato rispetto a prima, la festa era al faro adesso in un recinto alla Citè de l’Ocean, ad un passo dalla città ma comunque ai margini. Di special ce ne sono poche, Harley, Triumph e BMW con le valige ormai sembrano più numerose delle nostre amate moto speciali. Resiste il Bar Miguel, calamita delle scorribande notturne dove, fino alle 3 del mattino, c’è qualcuno disposto a disintegrare gomme e motori in infiniti burnout per mandare in visibilio la folla che si raduna davanti alle sue vetrine.

Ma quest’anno sono qui per una ragione in più. Ho ben 2 moto registrate per le due gare presenti nell’evento basco. El Rollo e la Punk’s Peak Race hanno accettato la mia candidatura nonostante la moto da flattrack fosse un cumulo di pezzi allineato su un bancone e la Buell una vecchia conoscenza visto che già l’anno precedente era iscritta salvo poi non partecipare per maltempo.

Ancora con addosso l’adrenalina dell’Essenza Competition di Monthlery mi presento, stanchissimo, alla partenza del El Rollo. Arrivato solo la sera prima varco, tra i primi, il cancello dell’ippodromo di San Sebastian.Con me Cesare, il mio medico anestesia di fiducia(non scherzo) in veste di meccanico. Sono teso come una corda di violino, se con l’ottavo di miglio so cosa aspettarmi una gara di flattrack per me è un salto nel buio. Nonostante le ore spese con Marco Belli me la faccio addosso.

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Scarichiamo la moto e accade l’imponderabile, il Kawa non da segni di vita. Sfoderiamo tutte le nozioni di meccanica che conosciamo, purtroppo si limitano a “c’è benzina?”, “hai dato corrente all’accensione?” fine. Il nulla. L’avviamento elettrico tace e, nonostante mi accanisca sulla pedivella di avvio, non c’è traccia di una scintilla. Smontiamo il codino e il serbatoio contemplando, senza capirci nulla, il fascio dei fili dell’impianto elettrico.

Disperato, visto le ore notturne spese da Toysgarage per realizzare questa meravigliosa moto da flattrack  e i chilometri percorsi per essere qui, mi volto e vedo il furgone di OMT Garage parcheggiato dietro di me. Mi prestano immediatamente un avviatore e la Kawa prende vita, un momento prima che aprano la pista per le prove.

Siamo in pista, il primo turno di prova è un’agonia, in seconda sono sul rettilineo e la moto sembra scarburata, scoppietta. Esco dalla pista e si spegne. La rimettiamo in moto sul tracciato per il secondo turno ma cambia poco e comunque miglioriamo di tre secondi che ci permettono la qualifica. Arriva Gabriele di Toysgarage e chiama Davide, il nostro supermeccanico, in Italia. Ci consiglia di lasciare l’avviatore collegato alla batteria in modo da ricaricarla il più possibile.

Rientro in pista e …..tutto cambia. La cura di Davide funziona e la Kawasaki sul rettilineo esplode in un ruggito.

Ci allineiamo, tremo più forte della motore. Ci siamo, la bandiera si alza e via. Supero in fretta i concorrenti, alla prima curva sono secondo, alla seconda sono terzo e alla terza quarto. Sarà la mia posizione definitiva e fuori, come tempo sul giro, dal quartetto dei migliori che passano in finale. Sollevato per aver partecipato alla gara ed essere ancora vivo mi godo il paddock chiacchierando con gli amici quando, colpo di scena, vengo iscritto alla Last Chance, ultima possibilità di partecipare alla finale.

Sono di nuovo dentro, mi indicano la posizione numero uno, pole position! Mi volto e vedo una giovane ragazza al mio fianco in sella alla sua BSA. Ormai sono rassegnato, anche questa volta sarò polverizzato da un’affascinate ragazza… Hanno appena spianato la pista, sembra un’enorme saponetta. Partiamo e, come da programma, la ragazza mi passa senza difficolta ma, alla seconda curva, si sdraia. Non riesco ad evitarla e le salgo su una caviglia finendo all’esterno della curva. Sono primo e in pieno delirio agonistico, dopo il rettilineo, arrivo lungo. Un pilota mi supera e per i rimanenti quattro giri lo rincorro cercando di non spalmarmi a terra. Secondo!!

La gioia esplode e la festa nel paddock anche, secondo!! e chi se lo aspettava. Il tempo e la posizione mi assicurano la finale.

Mi sembra di vivere la vita di un altro. Sono per la terza volta in un giorno sulla linea di partenza di una gara di flattrack in uno dei luoghi più belli dove farlo. Nella finale Rookie.

Bandiera verde, spalanco il gas e il pilota davanti a me in griglia sta fermo.  Lo colpisco con spalla e mano sistra ma sto in piedi. Alla prima curva mi passano in tre. Non ho più forza, il tracciato si è trasformato in una pista da cross, ci sono solchi e buche. Combatto ad ogni curva contro la gravità e la mia inadeguatezza alla guida ma arrivo fino in fondo. Sono a pezzi e felice, come se avessi vinto la lotteria di capodanno. All’arrivo ci si abbraccia un po con tutti, anche se non ci si è mai visti prima, gonfi di adrenalina e stanchezza. Ma le sorprese non sono finite. Mi avvicino al palco per la premiazione ormai gremito di fotografi e videomaker, non faccio in tempo ad appoggiarmi allo steccato della pista che sento uscire dagli altoparlanti il mio nome. Mi sembra di non aver capito bene e la folla inizia a guardarsi attorno. La voce ripete “al quito posto Alessandro Giuzio “. Esulto, salgo sul palco e mi faccio mostrare il foglio perché ancora non ci credo. Sono sul palco con le braccia per aria come se avessi vinto una gara del mondiale. Grazie Toysgarage, grazie Cesare e stragrande OMT Garage. E chi se lo scorda più un giorno così.https://vimeo.com/223988287

ESSENZA COMPETITION Monthlery e San Michele Arcangelo

Incontro Jörg a Monza mentre sono in attesa di partecipare al Deus Swank Rally, nella cornice dell’evento organizzato da The Reunion.

Mentre sono allo stand di Ricoòstyle, marchio con il quale sto collaborando per la creazione di abbigliamento tecnico per il flattrack, si ferma davanti alla Buell ed inizia a guardarla con attenzione. Io so benissimo chi è lui, a settembre l’ho visto al Glemseck 101.

Glemseck2016 (http://impossiblegarage.com/blog/2016/09/11/glemseck-101-2016-_-raduno-spettinato/)

Jörg invita me e la mia Buell alla Essenza Competition, non credo alle mie orecchie. The Liar, tanto bistrattata in patria, ha trovato un estimatore europeo, e che estimatore. Quello che avevo dichiarato nel mio articolo di settembre si compie. Sarò sul tracciato di Glemseck. Ma, per poterci essere, devo andare prima a Parigi sul tracciato di Monthlery. Ad appena tre giorni dal Wheels and Waves dove mi aspettano altre due gare.

Il mio cuore ha già deciso, la mente ci mette una settimana

Poco più di 800 km in un fiato e siamo in albergo, dall’emozione dormo poco. Il mattino dopo siamo al circuito in una lunga colonna di furgoni e moto. Dal finestrino arrivano rombi di motori di ogni genere e combatto tra ansia e gioia.

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Finalmente entriamo, un sottopasso sotto il rettilineo dei box e siamo dentro. Parcheggio e porto la moto allo stand ESSENZA.

Jörg e il suo staff accolgono me e Raffaella, mia moglie, e ci danno tutte le indicazioni su quello che, più o meno, accadrà. Unica cosa certa la partenza della gara, il giorno seguente alle 13.45. L’organizzatore del festival non ci da la possibilità di girare sul circuito insieme alle altre caferacer, quindi sarà una lunga attesa. Giriamo tra gli stand sotto un sole implacabile.

Raggiungiamo gli alberi in attesa dell’avvenimento della giornata, l’ottavo di miglio dei Sultans of Sprint che ci godremo nell’ombra degli spalti proprio davanti al rettilineo dei box. Sono talmente concentrato sui movimenti dei piloti che non mi accorgo che la gara finisce e chi vince.

per distrarmi facciamo un salto a Versailles.

Finalmente giunge il grande giorno. Arriviamo prestissimo e c’è solo una tenda chiusa ad aspettarci. Le cinque ore che ci separano dalla gara sembrano un’eternità. Arrivano alla spicciolata gli altri concorrenti e inizio ad accorgermi di una nutrita compagine femminile che si aggira tra le moto. In puro stile maschilista penso subito alle “ombrelline” inviate da qualche sponsor fino a quando non le vedo nell’area riservata alle foto dei piloti con tuta e casco in mano.

Mi volto e vedo agitazione dove sono esposte le moto, un assembramento di uomini dai larghi sorrisi sono impegnati a fare raffiche di fotografie in direzione di un….angelo.

Raggiungo il gruppo, impugno il telefono e, con un enorme sorriso stampato sulla faccia, inizio a scattare fotografie, inconsapevole che da qui a poche ore si trasformerà nel mio personale San Michele Arcangelo.

Bella come un angelo con in mano un’arma micidiale a forma di BMW R 1200 R, e, visto che la fortuna aiuta gli audaci, sarà il pilota che dovrò affrontare nella sfida one to one.

Sono spacciato, ma almeno me ne andrò in bellezza!

Arriva il momento della gara, ci ordinano di non perderci d’occhio con il diretto sfidante, sai che fatica….Raggiungo il tracciato con una piccola folla attorno, mi salutano tutti, sconosciuti, persone che conosco e non mi salutano mai, gran pacche sulla spalla e mi accorgo presto che è solo per luce riflessa. Amelie, questo è il nome dell’angelo “sterminatore”, ha polarizzato tutta l’attenzione del paddock .

Ancora un paio di sguardi d’intesa e siamo sulla linea di partenza per lo sprint di prova. Come di consueto mi sparisce la saliva dalla bocca, ci sono 30 gradi ma nel giubbotto di pelle inizio a sentire un gran freddo. Si alza la bandiera gialla e in una frazione di secondo sono proiettato sul rettilineo, la Buell si impenna, anche in seconda e mi vedo sfilare a sinistra dal mio avversario. Poco male, non di molto, per la gara sarà tutta un altra storia.

Appunto è tutta un’altra storia. Al rientro nei box vedo Amelie venire verso di me con fare preoccupato. Cerco di pensare velocemente se ho fatto qualcosa di sconveniente….mi sembra di no, al massimo qualche occhiata di troppo. Grazie a Dio indica le scarpe di mia moglie, le chiede di fare scambio perché con gli stivali non sente bene il cambio e, sfortunatamente, le vanno.

Siamo sulla linea di partenza per lo sprint che conta io, Amelie e le scarpe di Raffaella. I bicilindrici iniziano ad urlare, mi volto e vedo il mio avversario caricare sui polsi tutto il peso del corpo, la bandiera si abbassa e mentre io cerco di inserire la seconda tenendo la ruota anteriore a terra Amelie è già al traguardo. Mi ha polverizzato, ma sono ancora vivo. La raggiungo all’ingresso dei box, lei si volta e sorride e io imbocco l’uscita del circuito verso lo stand Essenza come se avessi vinto la 24 ore di Le Mans.

Alla fine Vincerà Katja Poensgen in sella alla Miracle Mike, Indian preparata dai Young Guns. Non mi resta che contare i giorni che mi separano dal Glemsek 101 per la mia rivincita. Grazie ESSENZA.

The Democratic Republic of Fun _ Milano Rumble _ Chapter 1

Il titolo è venuto da solo, sarà che sono tre mesi che non scrivo nulla o semplicemente che sono reduce da uno dei più suggestivi eventi ai quali ho mai partecipato, magistralmente organizzato e diretto da Deus Italia. L’unica realtà italiana ad organizzare incredibili avventure dove assoluti principianti, come il sottoscritto, possono partecipare al fianco di piloti che mai si sarebbero sognati di incontrare, con uno stile unico ed inconfondibile. Se pensate che sia roba da fighetti vi sbagliate di grosso, qui si guida per davvero e ci si diverte un sacco.

The Deus Swank Rally, edizione Milano Rumble, è stato uno spettacolo entusiasmante, vuoi per l’incredibile location (non finirò mai di ringraziare la società MILANOSESTO che ha concesso l’area), vuoi per l’entusiasmo dei partecipanti e , sembrerà strano, per il meteo inclemente che ha regalato un sapore epico a tutta la manifestazione.

Invitato in qualità di documentarista, drone dotato, mi sono presentato munito di moto. Finalmente la mia bellissima Bmw R65, la Mölta, resa scrambler da Toysgarage, ha potuto dimostrare le sue indubbie capacità da fuoristradista agli scettici da bar. 

Grazie al cielo la mattina è clemente e, dopo qualche ripresa, mi presento impavido sulla line di partenza del primo tracciato sul piazzale principale.

In fondo ho già fatto una ricognizione aerea, un pò di terra e qualche curva, nulla mi può fermare.

Gabriele immortala il momento, ho la pettorina gentilmente prestata da Fabrizio di Ricoò e la maglietta che abbiamo realizzato per l’evento. Guanti messi, benzina fatta, il cuore accelera, la saliva scompare. Guardo negli occhi la ragazza del cronometro, lei sorride e io parto.  Il pensiero che quel sorriso sarà l’ultimo ricordo prima della mia dipartita non mi abbandona per tutta la durata del tracciato. Alla prima curva resto in piedi per miracolo, affronto primo dosso e…vorrei che il tempo si fermasse per poter scendere dalla moto, chiedere l’ultima sigaretta e dopo averla fumata avidamente risalire in sella per schiantarmi sulle macerie di asfalto che vedo di fronte a me. Incredibilmente le supero, rimango in piedi e mi fiondo verso il terrapieno dove mi aspetta un tornate che sicuramente è stato disegnato dall’aguzzino dei motociclisti da aperitivo. Lo supero con un urlo farcito di imprecazioni, sono ancora in sella, affronto una sequenza di curve infinita in ognuna delle quali non ho il minimo controllo della situazione e al decimo tornante, dopo una serie di scodate da far impallidire un toro meccanico, non posso far altro che accompagnare in caduta libera la mia amata Bmw. Non mi dò per vinto, la Dkw che mi tallonava mi supera, mi rialzo e raggiungo il traguardo.

Il crono? 4 minuti e 01, ma ci ho messo un pò per tirare su la moto…. Non mi scoraggio e vado ad apporre la mia striscia calamitata sul tabellone dei tempi. Che soddisfazione pensare che tra nomi blasonati di piloti, giornalisti e semplici appassionati in fondo c’è anche il mio, si, proprio in fondo. Ma che importa.

Non piove ancora e ne approfitto per andare verso il secondo circuito, la giungla. Seguendo una strada sterrata si passa sotto il ponte della tangenziale e sbuchi in un bosco che, per l’occasione, si è trasformato in una foresta pluviale.Solo per raggiungerla sfodero tutte le qualità residue di pilota da fuoristrada e, una volta sul posto, mi limito a sorvolare l’area con il drone. Il primo tratto è una distesa di erba bagnata, mi volto verso la Mölta e, insieme, decidiamo che non fa per noi. Con la scusa dell’imminenza della pioggia e la necessità di mettere al riparo il drone battiamo in ritirata. Il tempo di arrivare nel paddock e si scatena il diluvio universale. Mi riparo sotto le tende che, fortunatamente, Fabrizio di Ricoò e Marco di OMT Garage hanno montato dietro ai furgoni. Poco male, ne approfitto per un panino e una birra nella tenda allestita da Deus.

*si ringraziano Gabriele Cerri, Marco Campelli e Marco Renieri per le immagini dell’articolo

Un week end Di Traverso

Da quando ho visto Marco Belli danzare sulle cunette di sabbia dell’ippodromo di San Sebastian non ho pensato ad altro, ci voglio provare anche io.

E finalmente le mie serate spese davanti al monitor mi hanno regalato una data, non ancora sold out, per una giornata in pista con la Di Traverso School.

Tra me e la pista solo un piccolo ostacolo, Renzi e il suo Referendum. Rinuncio, purtroppo sabato i posti sono esauriti e le date dei prossimi appuntamenti non ancora definite. Ma è nei momenti bui che le cose prendono una direzione diversa. E come nel teatro greco un Deus ex machina materializza un amico che due posti li ha. Ed eccomi, alle cinque del mattino, sfrecciare con il suddetto amico verso Misano Adriatico per una giornata che non dimenticherò mai.

La giornata è grigia, ma non ci scoraggia. Arriviamo al circuito e non troviamo l’ingresso, ma neppure questo ci scoraggia. Circumnavighiamo il tracciato dall’esterno e non c’è verso di trovare l’entrata, a questo punto un po’ di scoramento inizia ad insinuarsi nei nostri cuori. Non ci diamo per vinti, imbocchiamo l’unico varco aperto nella recinzione che indica il circuito Kart e finalmente arriviamo.

Per me essere in un tempio della velocità come Misano è già fonte di emozione, figuriamoci quando mi volto e vedo, oltre alle SR400 allineate sotto le tribune della Flat Track Arena, una nutrita compagine di piloti con la loro moto privata. Con la salivazione a zero mi avvio alla registrazione dove vengo accolto dalla famiglia Belli, come un vecchio amico e tutta la tensione si scioglie in una buona tazza di caffè accompagnata da un pezzo di torta.

Espletate le formalità è tempo di vestirsi e di dirigersi verso l’arena. Indosso le protezioni, il completo che mi ha fornito il mio amico Ricoo’ e il mio nuovo casco DMD. Sono con gli stivali sulla pista.

La compagine agguerrita che avevo visto al mio arrivo si rivela un allegra compagnia, sempre agguerritissima ma altrettanto simpatica. Tra questi c’è anche Gianluca Nannelli con due giovani leoni della sua factory e, a guardarli girare, si capisce quanta differenza ci sia tra un amatore, come il sottoscritto, e chi la manetta ce l’ha nel sangue. 

Sotto la regia di Marco Belli affrontiamo esercizi dove il mio equilibrio viene messo a dura prova come quello dei birilli che puntualmente travolgo. Donuts, sgommate, ripartenze, derapate, grazie a Dio ci dividiamo in due turni così da riprendere fiato.

Ne approfitto per fare qualche ripresa con il mio Yuneec Typhoon H sbizzarrendomi in inseguimenti dei piloti, panoramiche e…tutto impegnato a seguire una gimkana non mi accorgo di un gruppo di alberi troppo vicini. Fine delle riprese aeree.Non importa, è tanta l’adrenalina che parcheggio il rottame e sono di nuovo in sella. Le ore passano in un lampo, si pranza e siamo di nuovo in pista, ora ci aspetta qualche giro completo del “fagiolo” e, appena poco prima che la sera ci sorprenda, una serie di giri del circuito completo che, sorpresa, ha una curva “decisamente” a destra…Dopo aver girato sempre e solo concentrato sul far derapare la moto girando a sinistra sono colto di sorpresa e vado dritto. con la coda dell’occhio vedo che per alcuni dei mie compagni la manovra riesce per un pelo ma parecchi finiscono per terra alzando maestosi polveroni.

Ma l’unica cosa che ci ferma è il sopraggiungere delle tenebre, e la mancanza di illuminazione mette la parola fine ad una giornata che avrei voluto durasse per sempre.

Grazie Marco per la gentilezza e la pazienza che hai con tutti e per essere l’ambasciatore di una disciplina che mi ha fatto ritornare bambino in sella alla Saltafoss oro e nera, esattamente come la yamaha sr400 che nella foto sopra Alessandro sta  guidando magistralmente. Ci rivedremo presto.

Lasciatemi dedicare le ultime righe ad un mio amico che, due giorni prima di questa indimenticabile giornata, se ne è andato sopraffatto da un male contro il quale ha lottato per un anno intero. Questa giornata la dedico a lui che,insieme a pochi altri, nonostante mi si scorgesse poco in mezzo alla polvere della vita,  mi ha dato una possibilità. Nel pur poco tempo passato insieme hai lasciato un impronta indelebile nella mia anima. Ciao Mauro.

Un weekend da leoni

Quello della fine di settembre  è stato un  weekend ricco di eventi per gli amanti delle special a due ruote. Sabato in contemporanea mondiale si svolgeva il Bike build off, evento di Deus, e domenica il The Distinguished Gentlemans Ride, organizzato a Milano da Matteo Andreani.

 

Due splendide giornate all’insegna del sole e del gran caldo. Finalmente i ragazzi di Deus sono riusciti ad avere un’area consona all’evento ottenendo la chiusura al traffico di via Thaon de Revel cosi da poter avere molto più spazio per le moto in gara e per il pubblico, donando un colpo d’occhio finalmente degno dello spirito del marchio.

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Tantissimi appassionati e giudici di prima classe per la giornata di sabato da Deus. Le moto sono tantissime, anche se alcune piazzole rimangono vuote per defezioni dell’ultimo minuto, ma la mia attenzione viene subito attirata da un’incredibile scultura verde metallizzato con forcella ricurva e la scritta Ciao sul carter della trasmissione.img_20160924_142655

Ci sono un sacco di bellissime moto ma io ho già scelto, non voto neppure e potrei già andarmene sicuro che quel pazzo visionario che si è inventato questa trasformazione ha già vinto. E alla fine sarà così, per la categoria fino ai 50cc, con sorpresa finale, incontro Marco di OMT Garage e gli indico  il dragster su base Ciao Piaggio, lui mi sorride e mi dice quello che in fondo mi aspettavo: “l’ha fatto mio fratello”. La classe non è acqua, e nella mia personale classifica dei preparatori OMT raggiungono vette mai esplorate. img_20160924_112204img_20160924_110311Il primo premio della giuria viene assegnato alla Oracolo, o meglio Ora_Colo, di Eugenio Vezzetti, già secondo l’anno scorso. Una bicilindrica russa destinata alla pressa di uno sfasciacarrozze e, grazie ad Eugenio, riportata, splendidamente, alla vita.img_20160924_182410Senza voto gli Advil Motociclette che espongono una Triumph………………..img_20160924_104830

…….e si accorgono di essere finiti in un contest di preparatori……..img_20160924_134551ma sono così simpatici che non gli puoi dire niente.img_20160924_124942 img_20160924_104805 img_20160924_104639 img_20160924_104730 img_20160924_110334 img_20160924_104616Chiuso il capitolo Deus la mattina successiva mi alzo di buon ora, colazione, doccia e….vestito buono. Mi cambio più volte per la poca abitudine che ho con le cravatte e le giacche così da accumulare un notevole ritardo. Corro nel box, scelgo la Buell e nel tentativo di fare in fretta mi dimentico il cavalletto chiuso e sdraio la moto. Penso che tutto sommato potrei stare a casa ma un solerte vicino corre in mio aiuto e risolleviamo la moto e le sorti di una domenica iniziata così così.img_20160925_100512Arrivo percorrendo viale Monza e all’ingresso dell’Hangar Bicocca capisco che ho fatto la scelta giusta, dalla parte opposta si snoda un serpentone di centinaia di moto. Faccio finta di niente e mi infilo nel cortile dove ci sono un buon numero di moto in fila per la fotografia di rito. In meno di venti minuti si scatena l’inferno, dal portone (semichiuso?!) non si può ne entrare ne uscire perché tutti vogliono la foto, nonostante i volontari cerchino di far defluire le moto verso l’ingresso del museo attraverso una stradina di servizio. Location da rivedere ma numero di moto e facce sorridenti che a Milano non si vedevano da tempo. Nonostante il caos nessuno si lamenta, la gioia di stare immersi in questo mare di passione fa superare ogni avversità. Il mio personale senso della giornata lo colgo quando incontro lui ……img_20160925_101821….che mi ridà fiducia nel genere umano.img_20160925_102648 img_20160925_102356 img_20160925_102340 img_20160925_102031 img_20160925_102023 img_20160925_101831 img_20160925_100356 img_20160925_100539 img_20160925_100418 img_20160925_100534 img_20160925_100529 img_20160925_100521Giro intorno all’Hangar uscendo da dove sono entrato, la stradina si è trasformata in un imbuto e inizio a temere per il mio bicilindrico arroventato. Mi unisco al gruppone che imbocca viale Sarca, la quantità di moto è impressionante e dopo pochi metri siamo tutti imbottigliati. Nonostante tutto penso che di giornate come queste ce ne dovrebbero essere di più, soprattutto a Milano, dove abbondano i negozi da Bikers ma i Bikers non li trovi mai……..img_20160925_110350img_20160925_110345

Resisto per qualche centinaia  di metri, il gruppo gira a destra e io tiro dritto, oggi fa troppo caldo e mi aspetta l’ultimo bagno in Liguria.