Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

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La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

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Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

Wild Days_due giorni tra amici

Ed ecco che inizia la stagione….. ad essere sinceri ad aprire le danze a primavera inoltrata ci aveva pensato The Reunion a Monza (per me tutto da dimenticare vista la penosa performance della mia Buell), sotto un sole inclemente tra amici, polvere e birra.

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Per me è la prima volta, l’anno scorso ci sono stato come ospite allo Swank Rally e Deus aveva monopolizzato la mia attenzione, ma quest’anno ero pronto a concentrarmi sull’evento tanto da campeggiare nel mio furgone in compagnia degli amici di scorribande Sami e Adelio. Era anche l’occasione di provare, dopo mesi di garage, il mio Beta da regolarità in vista dello Swank a Biarritz. Il fettucciato “gentile” preparato al Wildays è stato perfetto per il test. Con il caldo mi sono stancato in fretta e allora per riposarmi ho optato per qualche giro di flattrack….

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Con mia grande sorpresa la mia gloriosa Kawasaki z400 ha perso le sue qualità di allungo sul dritto e le gomme non hanno la minima intenzione di tenermi in piedi sulla terra  argillosa e viscida. Il fondo del tracciato è davvero ostico, almeno per me, e la cosa non migliora dopo le abbondanti annaffiate che dispensa l’autobotte.

Grazie al cielo ci sono le gare di accelerazione e un sacco di gente da salutare e con la quale scambiare qualche chiacchiera. Fortunatamente ho lasciato la Buell a casa così da godermi le gare da spettatore privilegiato a bordo del mio drone.

Dopo il briefing è tutto pronto o quasi, c’è nervosismo e poca fiducia negli impianti nos delle moto. Ma ormai di tempo non ce n’è più e le coppie di contendenti sono già in fila in attesa del loro lancio. Devo dire che è sempre molto emozionante e mi pento un po di non aver portato la mia moto, mi sarebbe piaciuto perdere anche qui……

Sinceramente non so neppure chi ha vinto, ormai le gambe mi stanno portando verso il fiume dove, oltre l’acqua, mi aspettano biondissime onde di birra.

TheDSR Legends_Deus alza l’asticella

Quando pensi che il peggio sia passato, arriva una nuova manche del DEUS SWANK RALLY.

Chi, come me, pensava che superata la data di apertura della stagione, disputata sulla neve e sul ghiaccio di Alagna, il proseguo del campionato fosse tutto in discesa si è sbagliato di grosso.L’unica discesa era quella prima dell’arrivo e per tutto il tracciato sono stato impegnato a non far schizzare il cuore fuori dalla gola, dove si era incastrato.

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L’occasione era imperdibile, correre a fianco dei campioni che hanno tappezzato la mia cameretta di adolescente. I piloti che per tutti gli anni anni ’80 hanno fatto sognare milioni di quattordicenni in sella alle Cagiva Aletta Rossa, Aprilia Tuareg, Yamaha DT, Gilera Arizona Rally e Honda Parigi-Dakar. Io avevo una Vespa PK ereditata da mio cugino e credo sia questa formazione di base  che mi ostacola nel godere appieno delle meraviglie del fuoristrada……Poco importa. Mi presento sul tracciato di prima mattina e, poco dopo, vengo raggiunto dai miei compagni d’avventura, Adelio Lorenzin e Samy Panseri, ormai miei punti di riferimento per le avventure offroad.

Se il primo è un campione di simpatia e di tecnica il secondo è esattamente come lo vedete in foto. Inconsapevole del significato “incolumità”, dategli una moto qualsiasi e lui cercherà di vincere, ad ogni costo. Cuordileone. E nel mio estenuante tentativo di apprendere le sacre leggi della guida offroad, ogni volta che mi superano, cerco di imitare un qualsiasi dettaglio che mi aiuti a sopravvivere.Adelio ci porta a fare il giro della pista a piedi per  studiare le traiettorie migliori e …..imbocchiamo la pista dalla parte opposta. Non ci abbattiamo, fino a quando non vedo il primo tratto del circuito. Pronti via, dopo l’arco gonfiabile di Yamaha si deve solo sfiorare un abete, affrontare un paio di rocce e lanciarsi in un sentiero, con a lato una staccionata di legno, ricoperto di detriti di ogni genere. Fortunatamente dopo migliora…..Un toboga tra abeti, radici, tronchi tagliati e fango ricoperto di foglie.Seguo in silenzio Adelio e Samy che discutono delle traiettorie migliori mentre con lo sguardo cerco una qualsiasi radura dove, nell’eventualità, possa atterrare un elicottero per soccorrermi….ed è tempo delle prove libere.Sono pronto….non è assolutamente vero, se non ci fosse Adelio a spronarmi starei seduto nel retro del furgone. Colleziono tre giri liberi dove, incredibilmente, ne esco vivo. Quando parte la gara riesco a strappare la promessa di Filippo Bassoli a lasciarmi un po’ di vantaggio su quelli che partiranno dopo di me e …. 4.45.96 è il tempo che strappo, gli unici dietro di me saranno una vespa scramblerizzata e due o tre moto che si sono fermate causa problemi di carburazione. Per la cronaca ha vinto Adelio in 2.50.

Lo Swank Rally sta alzando l’asticella? Si, ma è l’unico evento che ti insegna che i limiti sono solo nella tua testa e ti aiuta a superarli.

Lunga vita a The Deus Swank Rally, ci vediamo a Biarritz.

Le foto nell’articolo sono di Marco Renieri.

 

Over The Top Flat Track Race _ Metalstorm

Eccomi di nuovo, the lazy writer. 
Dopo l’apertura della stagione con la SnowQuake ho pensato bene di iscrivermi al campionato Over The Top per misurami con un altra missione impossibile. Un mini campionato di Flat track su quattro gare che si disputeranno sul circuito federale di Lonigo da aprile ad ottobre.

Supportato da OMT Garage Racing Team, di cui sono orgogliosamente membro (poveri loro), mi sono presentato carico di aspettative all’evento. Appuntamento sabato pomeriggio al circuito per sfruttare una mezza giornata di prove su una pista mai vista prima e, dopo pochi giri, mi rendo conto che le ore passate a girare Badia Calavena non mi aiuteranno, questa pista è totalmente diversa.

Qui si deve guidare sul serio, a Badia le curve ti aiutano con la pendenza, qui se esageri sul dritto e non butti giù la moto in curva non hai speranze. Indovinate cosa ho fatto io.

Ho cercato di accampare scuse sulla pesantezza della moto, il manubrio non adatto, il fondo della pista a me sconosciuto, le cavallette….insomma, ho difeso con i denti l’ultima posizione.

Il consuntivo è comunque ottimo, la compagnia è stupenda, a parte qualche scintilla in pista nelle categorie “supereroi” ci si è divertiti un sacco.

Ci vedremo in gara 2

Impossible_The Swank Rally on ice e The Snowquake

E’ passato ormai un mese e mezzo dal mio battesimo sul ghiaccio e da allora non ho avuto una notte libera per rimettere in fila tutte le emozioni della due giorni più incredibile della mia vita su due ruote.Regola numero uno! Se c’è ghiaccio sulle strade è consigliabile non guidare l’auto, recitano tutti i media non contemplando, nemmeno lontanamente, che qualcuno possa farlo con una moto. Ma il virtuoso dell’off-road è inversamente proporzionale al buon senso, se c’è un ostacolo lo deve superare. E’ grosso? Meglio.Esattamente come avviene nei bambini in tenera età tutte le cose potenzialmente pericolose mi affascinano, ed essendo, come un bimbo che inizia a stare sulle gambe, completamente in balia della guida off-road cerco di preparami al peggio. Come nei precedenti appuntamenti sono accompagnato nell’impresa dalla mia splendida Beta GS 250 magistralmente preparata, per l’occasione, da OMT Garage che mi farà da balia per questa due giorni. Più che un team una famiglia che mi ha accolto, aiutato e spronato ad affrontare questa impresa ghiacciata.

Ci siamo, è tempo di avviare i motori, ma il Beta non ha la minima intenzione di accendersi. Lo prendo come un segno del destino e, per la prima volta nell’arco della giornata, la mia bocca accenna un sorriso. Niente da fare, il box si mobilita. Si smontano candele, carburatori , si accenna una danza propiziatoria, si aggiunge un litro di miscela e, inaspettatamente, il motore inizia ad urlare…..e lo vorrei fare anche io. Ma ormai è tempo di raggiungere il parco chiuso. Partono tutti e non mi resta che seguirli ma ecco la mia seconda chance, da sotto il serbatoio parte un getto orizzontale di miscela. Mi abbasso, il tubo di gomma del carburante ha ceduto, cerco di mettergli una nuova fascetta ma si taglia. Ormai è finita, non ho più tempo e poi dove lo trovo un tubo di gomma in mezzo al nulla? Ma nella cassetta di Adelio Lorenzin!! Ormai è chiaro che la fortuna mi ha voltato le spalle, dovrò correre.C’è tensione, sul piazzale che anticipa il circuito un sempre sorridente Filippo Bassoli ci accoglie e ci confida il segreto della guida sul ghiaccio. La regola dell 3C: Cautela, Crederci, Culo. Aggrappandomi all’ultima C mi lancio sul circuito e incredibilmente resto in piedi, il tempo non è tra le mie priorità e lascio che il Beta mi sventoli come una bandierina attraverso il tracciato.

Alla fine tra giri di prova e cronometrati colleziono otto giri, una caduta e quattro Padrenostro. Contento di avere ancora tutte le ossa in ordine raggiungo il paddock e rastrello le poche forze rimaste per la gara che ci attende domani. Lo Snowquake.

Eccoci pronti alla gara, siamo tantissimi. Molti piloti italiani ma altrettanti da tutta europa con una copertura mediatica di tutto rispetto con tanto di troupe televisiva droni e fotografi ai quali sarebbe più semplice entrare al Pentagono piuttosto che sul tracciato. Tutto questo dispiegamento di forze toglie un po’ di goliardia all’evento declassandolo a “rottura di palle”. Tempi lunghissimi di attesa per il proprio turno in balia di un vento gelidissimo, piloti che si perdono tra una birra e una salamella con conseguente ritardo sulla pit lane. Nonostante tutto si parte, la mia categoria è la vintage, e me la gioco con Adelio Lorenzin, la moto di Steve McQueen (quella vera) e un ragazzo francese al quale si rompe il motore nel giro di allineamento. Disputiamo due gare e in entrambe mi piazzo terzo, sul podio. Poco importa che fossimo tre sulla linea di partenza, dire che ti sei piazzato terzo fa sempre un bell’effetto.

 

The Ring Race _ by Holy Freedom e Di Traverso School

Prendi un weekend di fine ottobre, un piazzale della fiera di Modena, aggiungi un bel mucchio di neve, sparata 24 su 24, e un gruppo eterogeneo di persone unite solamente da un sottile filo conduttore, la follia.

Holy Freedom e Di Traverso School, grazie soprattutto all’ospitalità di Fiera di Modena, hanno organizzato uno splendido weekend dove tutti, dai bimbi ai più consumati biker, hanno avuto la possibilità di provare a guidare una pitbike (grazie Yamaha) sulla neve.

Ebbene sì, ci ho provato anche io….dopo tre giri sulla neve alta 20 centimetri mi è sembrato di vedere uno yeti al centro della pista che mi indicava l’uscita. Non ho fatto domande e sono uscito, ma appena ha iniziato a formarsi la traccia è stato divertimento allo stato puro. La più divertente moto che abbia mai provato ha permesso anche a me di diventare un “asso delle nevi”.

Torno a casa con un sorriso indelebile ed un sacco di nuovi amici. Grazie Ragazzi!

 

The Deus Swank Rally – Gran Finale

E alla fine ci siamo. Dopo annunci, colpi di scena e suspense Filippo Bassoli, con i ragazzi di Deus, estrae l’ennesimo asso dalla manica e ,con la sua personalissima macchina del tempo, ci catapulta ad Arsago Seprio, il tempio del Fastcross. Sto esagerando in preda ad un delirio motocrossistico? No.

Nel 2000, anno dell’ultima gara disputata in questo circuito, Jeremy McGrath, campione AMA Supercross, la descrisse come “La Gara più bella del Mondo” con una partecipazione di pubblico mai vista, neanche in America.

Atterando con la mia capsula del tempo, che ha la forma di un Ford Custom, il panorama che mi si presenta di fronte ricorda di più il sequel di Jurassic Park che una qualsiasi pista da motocross. Parcheggio in un prato in stato di abbandono e da un cancello scendo verso uno spiazzo d’erba dove si aggira un gruppo di persone vestite come i Ris di Parma sulla scena di un delitto. A guardarsi intorno di delitto si tratta, i 17 anni di totale abbandono hanno permesso alla vegetazione di impadronirsi di ogni cosa e quello che non ha fatto la natura si sono impegnati a farlo i vandali che hanno devastato le poche strutture presenti.

Mi avvicino ai “Ris” che altro non sono Filippo Bassoli e il braccio operativo di Deus, sono tutti intorno ai 17 cancelletti di partenza  che il 17 settembre, a 17 anni esatti dall’ultima gara che si è disputata sul tracciato, scatteranno per  far sognare decine di appassionati in sella alle loro moto (enduro,cross e inappropriate) pre 2000. Le facce non sono quelle mi aspetto, siamo a cinque giorni dalla gara e, nonostante il panorama che ci circonda, sfoderano dei sorrisi come bimbi alla loro prima visita a Gardaland. Dai cespugli emerge un guerriero che non sfigurerebbe in un film di Mad Max, armato di motosega e decespugliatore Ottavio Missoni cerca le tracce di una pista che pare impossible da ritrovare. Altri si affannano a riverniciare l’edificio della direzione gara completamente devastato dalla noia e dall’ignoranza di chi preferisce distruggere che sognare. Cerco di dare una mano raccogliendo le tabelle con i nomi e i numeri di gara dei campioni che hanno animato per l’ultima volta il tracciato e il pensiero che da lì a pochi giorni si debba disputare l’ultima gara dello Swank Rally mi pare tutt’altro che scontata.

Nel frattempo Filippo e Luca Viglio si confrontano su come disegnare il fettucciato che ci traghetterà nella parte di tracciato riaperto a colpi di machete e io ne approfitto per fare un giro di ispezione per sapere in anteprima quello che mi toccherà affrontare. Ottavio e Marco Renieri mi fanno da ciceroni e appena imbocchiamo la boscaglia il mio cuore si ferma. Finito il giro il pensiero corre al mio avvocato e all’impellenza di stendere le mie ultime volontà anche dettate dal fatto che per la gara il meteo promette pioggia.

Arriva il sabato pre gara e con il mio amico Ale di 100FA ne approfittiamo per un’ispezione approfondita del tracciato. Carichiamo le moto sul furgone direzione Arsago Seprio e raggiungiamo la pista.

La bacchetta magica di Deus ha colpito ancora, il tracciato è pronto. La fettuccia è stesa, la boscaglia è stata regolata e, guardando il mio compagno di viaggio, capisco che l’occasione non ce la possiamo fare scappare. Come un sol uomo scarichiamo le moto e ci attrezziamo per il giro di prova.

Neanche il tempo di raggiungere il piazzale e vedo avanzare Giulietta di Half magazine con una vistosa fasciatura al polso. Non ho il coraggio di chiedere niente ma qualcuno lo fa, lussazione del pollice. Sto per svenire ma tengo duro. Il pensiero corre a quattro giorni prima quando Ottavio e Marco mi mostrano il circuito. Fettucciato, boscaglia con salitona, breve tratto pianeggiante, curva a sinistra, panettone, piccola salita e…..l’abisso.

Una discesa, che a me pare impossibile da affrontare, finisce in una stretta curva a destra che ti proietta in un’altrettanto inaffrontabile salita. Poi il buio, l’adrenalina non mi permette di ricordare nulla, solo un toboga di polvere e sassi che, nel migliore delle ipotesi, si trasformerà in una trappola di fango.

Partiamo con circospezione, supero il fettucciato con fatica, imbocchiamo il bosco e ho già il cuore in gola, faccio la salita in prima, sono salvo, curvo a sinistra altra salita e mi affianco ad Ale. E’ fermo con lo sguardo fisso verso il basso, mi volto e mi sembra di essere in cima ad un trampolino del salto in lungo con gli sci. Mi giro di nuovo, Ale scuote leggermente la testa e si lancia nel vuoto, lo seguo e, sempre in prima, affronto la nuova ed infinita salita. Dio è con me, ormai attraverso le pozze e i piccoli panettoni in “velocità” e in pochi secondi siamo all’ultima discesa che affrontiamo in scioltezza. C’e l’ho fatta, a parte quel senso di arsura che si è impadronito della mia bocca. Prima che faccia buio collezioniamo quattro giri e la pista non ha più segreti. Almeno in versione asciutta.

Ha piovuto tutta la notte.

Ma eccoci finalmente al grande giorno, il sole bacia il tracciato che già dalle prime ore del mattino è un brulicare di furgoni e auto con carrello. Sembra la mattina di Natale, tutti sorridono e “scartano” le loro moto. Sono tantissimi, chi dice 50,60,70 o 80 moto, non lo so, l’unica cosa che vedo e che sono allegramente scatenati, pronti a lanciarsi sul tracciato più bello del mondo, anche in versione ridotta. Vedo i mie sogni di gloria sciogliersi come neve al sole e tutto il coraggio, faticosamente conquistato il giorno prima, dileguarsi ad una velocità a me sconosciuta.

Mi volto verso Ale e l’unica cosa che riesco a dire è: “sono spacciato”.

Danno il via alle prove libere, comincia la festa. Io prendo tempo, faccio volare il drone, fumo, chiacchiero con chiunque mentre osservo tutti i piloti che danzano sul circuito con un sorriso talmente grande che nessun casco riesce a contenere. Alla fine mi faccio forza, inforco la mia Beta e mi avvicino al cancelletto di partenza. Matteo Quadrio mi da il via battendo il cinque fraintendendo la mia richiesta di cinque minuti di distanza dalla mia partenza al concorrente dietro di me. In fondo al fettucciato vengo superato, imbocco il bosco e…tutto è diventato un solco. C’è solo fango. Raggiungo il discesone dove un canale di fango, che a me sembra il Grand Canyon, mi risucchia verso il basso. Incredibilmente sono in piedi e, in apnea, concludo il giro, più o meno mettendoci il doppio degli altri. Scendo dalla moto come se avessi fatto la Parigi-Dakar in una sola tappa e mi convinco che questo tracciato per me è forse un po’ troppo “tecnico”. Cambio strategia, l’unica possibilità e aspettare che gli altri si stanchino per poi dare il colpo di grazia sul finale.

Ma si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Si materializza un signore di discreta stazza che chiama i Carabinieri e la Guardia Forestale. Fine della festa. Ci fanno spegnere le moto. La colpa grave che abbiamo commesso è quella di aver parcheggiato macchine e furgoni nel prato “abbandonato” che però è parte del parco del Ticino. Non c’è nessun cartello che lo indica ma nonostante ciò veniamo scacciati come una carovana di Barbari. Evidentemente preferiscono i Vandali a noi.

I miei sogni di gloria svaniscono sotto lo sguardo attento delle autorità lasciando la vittoria agli imbattibili Tramelli (che si piazzerà primo nel primo campionato Swank Rally), Lorenzin e Ungaro.

Mi consolo con lo splendido regalo di Acerbis e la festa, il martedì successivo, al quartiere generale di Deus.

So che vi state chiedendo perché non mi do per vinto davanti tutte queste difficoltà, ma come disse lo scorpione alla rana “è la mia natura”.

Le ultime righe le dedico a Filippo e a tutta, ma proprio tutta, la famiglia Deus che mi ha regalato il sogno di essere parte di un evento che non ha eguali in tutto il mondo, dove amatori, professionisti e incredibili schiappe, come il sottoscritto, hanno la possibilità di stare fianco a fianco a fare la cosa più bella del mondo, cavalcare una motocicletta. Finché avrò un litro di benzina ci sarò. Grazie ragazzi.

p.s. neanche Guido Meda ha resistito al richiamo del tassello e all’evento più cool dell’anno.

Un gigantesco ringraziamento per le splendide foto a Marco Campelli, Marco Renieri e Francesco Ferrari.

Glemseck 101 _ l’ESSENZA della Felicità

Finalmente eccomi qua. La promessa è mantenuta. Un anno fa, seduto sugli spalti del Glemseck 101, mi ero ripromesso che un giorno quella striscia d’asfalto l’avrei affrontata anche io. E ancora non riesco a crederci. Sono qui con la mia Buell, rattoppata all’ultimo minuto dal mio insostituibile meccanico Davide di Moto Service (segnatevi nome e indirizzo, lo trovate a Livraga provincia di Lodi) che, insieme ai ragazzi di Toysgarage, ha permesso di esaudire tutti i miei sogni agonistici, dal Rollo del Wheels and Waves alla sprint race di ESSENZA.

A fine luglio, durante il cambio gomme, per cercare di risollevare le mie prestazioni sullo sprint, Davide si è accorto che il cerchio Kineo posteriore si reggeva su un solo cuscinetto, l’altro era completamente disintegrato. Troppo tardi per riprogettare e costruire il pezzo e troppo tardi perché Kineo, contattata da Davide, ci producesse un nuovo cerchio per la Buell. Grazie al cielo avevo tenuto i cerchi originali e, lottando con il tempo e le ferie di agosto, l’inarrestabile Davide ha riassemblato tutto.

Ed ora sono qui, dall’altra parte della transenna. Ancora frastornato dall’emozione incrocio lo sguardo di un volto familiare che scruta  incuriosito la mia espressione ebete, è Freddy “fast” Spencer. Accenna un sorriso e, mentre vorrei chiedergli di tatuarmi il suo autografo sul braccio, alle sue spalle compare Kevin Schwanz. Forse sono morto. Rivedo la mia prima moto, una Honda NS125F con i colori Rothmans alla quale avevo appiccicato un adesivo Pepsi autoprodotto, quando alle mie spalle Skizzo di Emporio Elaborazioni Meccaniche mi riporta alla realtà chiedendomi la pressione della mia ruota posteriore.

Non riesco a nascondere la mia totale impreparazione e, colto da pietà, mi fa sgonfiare la ruota cercando di spiegarmi i benefici che questo porterà in fase di accelerazione. Mentre acquisto un grammo di fiducia si avvicina Marco di OMT Garage chiedendomi se la Buell tende ad impennarsi. Dico di si e mi chiede la ragione per cui non ho sfilato le forcelle per ovviare al problema….ok, sono spacciato. Quando mi chiedono se ho davvero intenzione di correre con i pantaloni di cotone già non li ascolto più perché compare tra la folla il cappellino dell’estrazione del numero di gara. 

L’importante per me sarebbe passare almeno il primo turno, dopo la batosta di Monthlery ricevuta da parte di quel “diavolo” di Amelie Mooseder. Estraggo il numero, la portatrice del cappellino/urna mi sorride e dice “you are lucky, number 13”, infatti, dopo pochi minuti, compare davanti alla mia moto Amelie, mi sorride, apre la mano e mi mostra il suo numero, il 14. Ripenso alla pressione dei pneumatici, alle forcelle sfilate, alla quantità di benzina nella moto, alla parzializzazione del gas in partenza…..e quasi mi rilasso nel sapere che finirà tutto al primo giro.

Purtroppo la mia fase zen si interrompe nel momento in cui Jörg (non smetterò mai di ringraziarti per avermi invitato) annuncia il mio nome. L’ultimo barlume di lucidità lo uso per accendere le gopro montate sulla moto e dopo non vedo altro che la bandiera a scacchi dello start. Mi volto un secondo verso il mio avversario, lei si porta indice e medio verso gli occhi e poi rivolge le sue dita verso di me. La mia salivazione si arresta di colpo. 

Salgono i giri dei motori e scende la bandiera risucchiata dalle scie delle nostre moto e vedo involarsi la BMW di Amelie, indisturbata, verso il traguardo. Ma era solo il giro di prova. Torniamo al traguardo, il pubblico e i fotografi sono tutti per Amelie (d’altronde la sua bellezza è pari alla sua velocità), so già come andrà a finire ma ce la metto tutta lo stesso. Bandiera, boato e, come da copione, inseguo il mio aguzzino che si invola al traguardo. Giriamo le moto, ci salutiamo e seguo il mio avversario verso l’uscita dove, inspiegabilmente, veniamo fermati. E’ tutto da rifare, Amelie ha commesso jump start. Per una frazione di secondo ha preceduto il segnale del via. Come Bill Murray nel film “ricomincio da capo” mi allineo sulla griglia di partenza sapendo esattamente cosa mi aspetta e la mia previsione si avvera. Bandiera, boato e “l’angelo sterminatore” di Buell taglia il traguardo per primo.

Ci salutiamo per la terza volta e mentre penso a Pierre de Coubertin , probabilmente per un inizio di disidratazione, mi sembra di vederlo in mezzo alla pista che mi fa cenno di fermarmi. Invece è Jörg che ci blocca proprio davanti alle tribune e ci fa scendere dalle moto. Amelie, già un pelino nervosa alla partenza, sembra leggermente incavolata e accade l’imponderabile, il verdetto è jump start, eliminata.

A questo punto la decisione spetta a me e Jörg me lo chiede davanti alle tribune gremite. “Vuoi vincere per eliminazione o vuoi dare un’altra possibilità al tuo avversario?”

Non ho dubbi, soprattutto dopo aver incrociato lo sguardo infiammato di Amelie. Corro di nuovo. Sarebbe stata proprio una carognata non darle un’altra chance visto che per la quarta volta in undici minuti, nonostante io riesca a partire primo per una sbandata in partenza di Amelie, a venti metri dal traguardo mi supera come una furia.

Questa volta, nonostante il risultato, il pubblico è tutto per me, mi accontento di questo scampolo di gloria e, a dirla tutta, di un paio di abbracci di Amelie, che sono anche meglio.

Grazie, grazie e ancora grazie a tutto il team di Glemseck 101 per l’incredibile regalo che mi avete fatto. E’ stata un’esperienza che non dimenticherò mai. E’ stato un privilegio correre con voi e spero al più presto di essere di nuovo parte del gruppo. Non mi resta che procurarmi una nuova special. Magari un po più veloce.

Wheels and Waves 2017_ El Rollo, Un giorno da leoni

Ogni anno ripeto sempre la stessa frase: “questa è l’ultima volta”.

E ogni anno rieccomi qui a macinare chilometri per raggiungere il parco giochi che ogni motociclista sogna. A dire la verità l’atmosfera è cambiata molto dal primo Wheels and Waves al quale ho partecipato ormai 4 anni fa. Più spontaneo, più folle, più gratuito…. con migliaia di moto a solcare le strade di questa meravigliosa città. Ora è tutto molto ovattato rispetto a prima, la festa era al faro adesso in un recinto alla Citè de l’Ocean, ad un passo dalla città ma comunque ai margini. Di special ce ne sono poche, Harley, Triumph e BMW con le valige ormai sembrano più numerose delle nostre amate moto speciali. Resiste il Bar Miguel, calamita delle scorribande notturne dove, fino alle 3 del mattino, c’è qualcuno disposto a disintegrare gomme e motori in infiniti burnout per mandare in visibilio la folla che si raduna davanti alle sue vetrine.

Ma quest’anno sono qui per una ragione in più. Ho ben 2 moto registrate per le due gare presenti nell’evento basco. El Rollo e la Punk’s Peak Race hanno accettato la mia candidatura nonostante la moto da flattrack fosse un cumulo di pezzi allineato su un bancone e la Buell una vecchia conoscenza visto che già l’anno precedente era iscritta salvo poi non partecipare per maltempo.

Ancora con addosso l’adrenalina dell’Essenza Competition di Monthlery mi presento, stanchissimo, alla partenza del El Rollo. Arrivato solo la sera prima varco, tra i primi, il cancello dell’ippodromo di San Sebastian.Con me Cesare, il mio medico anestesia di fiducia(non scherzo) in veste di meccanico. Sono teso come una corda di violino, se con l’ottavo di miglio so cosa aspettarmi una gara di flattrack per me è un salto nel buio. Nonostante le ore spese con Marco Belli me la faccio addosso.

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Scarichiamo la moto e accade l’imponderabile, il Kawa non da segni di vita. Sfoderiamo tutte le nozioni di meccanica che conosciamo, purtroppo si limitano a “c’è benzina?”, “hai dato corrente all’accensione?” fine. Il nulla. L’avviamento elettrico tace e, nonostante mi accanisca sulla pedivella di avvio, non c’è traccia di una scintilla. Smontiamo il codino e il serbatoio contemplando, senza capirci nulla, il fascio dei fili dell’impianto elettrico.

Disperato, visto le ore notturne spese da Toysgarage per realizzare questa meravigliosa moto da flattrack  e i chilometri percorsi per essere qui, mi volto e vedo il furgone di OMT Garage parcheggiato dietro di me. Mi prestano immediatamente un avviatore e la Kawa prende vita, un momento prima che aprano la pista per le prove.

Siamo in pista, il primo turno di prova è un’agonia, in seconda sono sul rettilineo e la moto sembra scarburata, scoppietta. Esco dalla pista e si spegne. La rimettiamo in moto sul tracciato per il secondo turno ma cambia poco e comunque miglioriamo di tre secondi che ci permettono la qualifica. Arriva Gabriele di Toysgarage e chiama Davide, il nostro supermeccanico, in Italia. Ci consiglia di lasciare l’avviatore collegato alla batteria in modo da ricaricarla il più possibile.

Rientro in pista e …..tutto cambia. La cura di Davide funziona e la Kawasaki sul rettilineo esplode in un ruggito.

Ci allineiamo, tremo più forte della motore. Ci siamo, la bandiera si alza e via. Supero in fretta i concorrenti, alla prima curva sono secondo, alla seconda sono terzo e alla terza quarto. Sarà la mia posizione definitiva e fuori, come tempo sul giro, dal quartetto dei migliori che passano in finale. Sollevato per aver partecipato alla gara ed essere ancora vivo mi godo il paddock chiacchierando con gli amici quando, colpo di scena, vengo iscritto alla Last Chance, ultima possibilità di partecipare alla finale.

Sono di nuovo dentro, mi indicano la posizione numero uno, pole position! Mi volto e vedo una giovane ragazza al mio fianco in sella alla sua BSA. Ormai sono rassegnato, anche questa volta sarò polverizzato da un’affascinate ragazza… Hanno appena spianato la pista, sembra un’enorme saponetta. Partiamo e, come da programma, la ragazza mi passa senza difficolta ma, alla seconda curva, si sdraia. Non riesco ad evitarla e le salgo su una caviglia finendo all’esterno della curva. Sono primo e in pieno delirio agonistico, dopo il rettilineo, arrivo lungo. Un pilota mi supera e per i rimanenti quattro giri lo rincorro cercando di non spalmarmi a terra. Secondo!!

La gioia esplode e la festa nel paddock anche, secondo!! e chi se lo aspettava. Il tempo e la posizione mi assicurano la finale.

Mi sembra di vivere la vita di un altro. Sono per la terza volta in un giorno sulla linea di partenza di una gara di flattrack in uno dei luoghi più belli dove farlo. Nella finale Rookie.

Bandiera verde, spalanco il gas e il pilota davanti a me in griglia sta fermo.  Lo colpisco con spalla e mano sistra ma sto in piedi. Alla prima curva mi passano in tre. Non ho più forza, il tracciato si è trasformato in una pista da cross, ci sono solchi e buche. Combatto ad ogni curva contro la gravità e la mia inadeguatezza alla guida ma arrivo fino in fondo. Sono a pezzi e felice, come se avessi vinto la lotteria di capodanno. All’arrivo ci si abbraccia un po con tutti, anche se non ci si è mai visti prima, gonfi di adrenalina e stanchezza. Ma le sorprese non sono finite. Mi avvicino al palco per la premiazione ormai gremito di fotografi e videomaker, non faccio in tempo ad appoggiarmi allo steccato della pista che sento uscire dagli altoparlanti il mio nome. Mi sembra di non aver capito bene e la folla inizia a guardarsi attorno. La voce ripete “al quito posto Alessandro Giuzio “. Esulto, salgo sul palco e mi faccio mostrare il foglio perché ancora non ci credo. Sono sul palco con le braccia per aria come se avessi vinto una gara del mondiale. Grazie Toysgarage, grazie Cesare e stragrande OMT Garage. E chi se lo scorda più un giorno così.https://vimeo.com/223988287

ESSENZA COMPETITION Monthlery e San Michele Arcangelo

Incontro Jörg a Monza mentre sono in attesa di partecipare al Deus Swank Rally, nella cornice dell’evento organizzato da The Reunion.

Mentre sono allo stand di Ricoòstyle, marchio con il quale sto collaborando per la creazione di abbigliamento tecnico per il flattrack, si ferma davanti alla Buell ed inizia a guardarla con attenzione. Io so benissimo chi è lui, a settembre l’ho visto al Glemseck 101.

Glemseck2016 (http://impossiblegarage.com/blog/2016/09/11/glemseck-101-2016-_-raduno-spettinato/)

Jörg invita me e la mia Buell alla Essenza Competition, non credo alle mie orecchie. The Liar, tanto bistrattata in patria, ha trovato un estimatore europeo, e che estimatore. Quello che avevo dichiarato nel mio articolo di settembre si compie. Sarò sul tracciato di Glemseck. Ma, per poterci essere, devo andare prima a Parigi sul tracciato di Monthlery. Ad appena tre giorni dal Wheels and Waves dove mi aspettano altre due gare.

Il mio cuore ha già deciso, la mente ci mette una settimana

Poco più di 800 km in un fiato e siamo in albergo, dall’emozione dormo poco. Il mattino dopo siamo al circuito in una lunga colonna di furgoni e moto. Dal finestrino arrivano rombi di motori di ogni genere e combatto tra ansia e gioia.

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Finalmente entriamo, un sottopasso sotto il rettilineo dei box e siamo dentro. Parcheggio e porto la moto allo stand ESSENZA.

Jörg e il suo staff accolgono me e Raffaella, mia moglie, e ci danno tutte le indicazioni su quello che, più o meno, accadrà. Unica cosa certa la partenza della gara, il giorno seguente alle 13.45. L’organizzatore del festival non ci da la possibilità di girare sul circuito insieme alle altre caferacer, quindi sarà una lunga attesa. Giriamo tra gli stand sotto un sole implacabile.

Raggiungiamo gli alberi in attesa dell’avvenimento della giornata, l’ottavo di miglio dei Sultans of Sprint che ci godremo nell’ombra degli spalti proprio davanti al rettilineo dei box. Sono talmente concentrato sui movimenti dei piloti che non mi accorgo che la gara finisce e chi vince.

per distrarmi facciamo un salto a Versailles.

Finalmente giunge il grande giorno. Arriviamo prestissimo e c’è solo una tenda chiusa ad aspettarci. Le cinque ore che ci separano dalla gara sembrano un’eternità. Arrivano alla spicciolata gli altri concorrenti e inizio ad accorgermi di una nutrita compagine femminile che si aggira tra le moto. In puro stile maschilista penso subito alle “ombrelline” inviate da qualche sponsor fino a quando non le vedo nell’area riservata alle foto dei piloti con tuta e casco in mano.

Mi volto e vedo agitazione dove sono esposte le moto, un assembramento di uomini dai larghi sorrisi sono impegnati a fare raffiche di fotografie in direzione di un….angelo.

Raggiungo il gruppo, impugno il telefono e, con un enorme sorriso stampato sulla faccia, inizio a scattare fotografie, inconsapevole che da qui a poche ore si trasformerà nel mio personale San Michele Arcangelo.

Bella come un angelo con in mano un’arma micidiale a forma di BMW R 1200 R, e, visto che la fortuna aiuta gli audaci, sarà il pilota che dovrò affrontare nella sfida one to one.

Sono spacciato, ma almeno me ne andrò in bellezza!

Arriva il momento della gara, ci ordinano di non perderci d’occhio con il diretto sfidante, sai che fatica….Raggiungo il tracciato con una piccola folla attorno, mi salutano tutti, sconosciuti, persone che conosco e non mi salutano mai, gran pacche sulla spalla e mi accorgo presto che è solo per luce riflessa. Amelie, questo è il nome dell’angelo “sterminatore”, ha polarizzato tutta l’attenzione del paddock .

Ancora un paio di sguardi d’intesa e siamo sulla linea di partenza per lo sprint di prova. Come di consueto mi sparisce la saliva dalla bocca, ci sono 30 gradi ma nel giubbotto di pelle inizio a sentire un gran freddo. Si alza la bandiera gialla e in una frazione di secondo sono proiettato sul rettilineo, la Buell si impenna, anche in seconda e mi vedo sfilare a sinistra dal mio avversario. Poco male, non di molto, per la gara sarà tutta un altra storia.

Appunto è tutta un’altra storia. Al rientro nei box vedo Amelie venire verso di me con fare preoccupato. Cerco di pensare velocemente se ho fatto qualcosa di sconveniente….mi sembra di no, al massimo qualche occhiata di troppo. Grazie a Dio indica le scarpe di mia moglie, le chiede di fare scambio perché con gli stivali non sente bene il cambio e, sfortunatamente, le vanno.

Siamo sulla linea di partenza per lo sprint che conta io, Amelie e le scarpe di Raffaella. I bicilindrici iniziano ad urlare, mi volto e vedo il mio avversario caricare sui polsi tutto il peso del corpo, la bandiera si abbassa e mentre io cerco di inserire la seconda tenendo la ruota anteriore a terra Amelie è già al traguardo. Mi ha polverizzato, ma sono ancora vivo. La raggiungo all’ingresso dei box, lei si volta e sorride e io imbocco l’uscita del circuito verso lo stand Essenza come se avessi vinto la 24 ore di Le Mans.

Alla fine Vincerà Katja Poensgen in sella alla Miracle Mike, Indian preparata dai Young Guns. Non mi resta che contare i giorni che mi separano dal Glemsek 101 per la mia rivincita. Grazie ESSENZA.