Momenti di Gioia

Sarebbe stato meglio titolare “momenti di gloria”, come l’omonimo film, ma della gloria, nel dorato mondo del Custom , ti accorgi presto che non te ne fai un bel niente. Meglio concentrarsi sulla gioia, la tua  e quella degli amici per i risultati ottenuti in una sfida o semplicemente per lo stare insieme.

Wheels and Waves, El rollo, Over the Top e Glemseck 101 sono gli ultimi eventi, dall’ultimo articolo scritto, a cui ho partecipato dove ho rincontrato un sacco di amici.

Del W&W non ho avuto tempo e voglia di scrivere, come di una relazione che ormai si è sfilacciata ma non hai il coraggio di troncare. Ormai, almeno per me, si tratta di un amore lontano. Trasformatasi da evento di costume, unico e incredibile in una piccola Eicma dove l’unico momento di “spontaneità tribale” è rappresentato dal circo del burnout alla Place du Port davanti al Cafè Miguel….che tristezza. Quest’anno la manifestazione è stata rovinata dal maltempo e non è riuscita a dare il meglio di se ma, sotto tutta quella pioggia, uno sprazzo di sole si è visto.

DCIM100MEDIADJI_0093.JPG

La carovana di Deus ex Machina ci ha regalato la cosa più incredibile che, ci scommetto, neppure gli amici del W&W si aspettavano. La tappa basca del “The Deus Swank Rally”. L’evento che più di tutti ha catalizzato l’attenzione e i cuori dei partecipanti. E’ stato come una tromba da stadio suonata all’interno di una chiesa durante la recita del rosario.

Decine di moto, pubblico da grandi occasioni, un bosco infinito e tonnellate di fango. Questa è stata la ricetta perfetta per l’evento più cool, spaventoso e divertente del W&W 2018. Una delle prove più dure alle quali ho partecipato (ma ormai lo dico ad ogni tappa) che di certo rimarrà scolpita nella mia mente per sempre. Ho percorso l’infinito tracciato per tre volte e, a tutti e tre gli arrivi, l’istinto di baciare la terra dove appoggiavo i piedi è stato fortissimo. Un incubo. Mi sono sentito un eroe.

El Rollo, occasione per far debuttare la mia nuova/vintage Beta 250 preparata dalle sapienti mani di OMT Garage è stato a lungo a rischio cancellazione per la stramaledettissima pioggia per poi regalarci una giornata di gare inaspettata. Meno piloti rispetto all’anno scorso ma il calore spagnolo merita il viaggio.

Ritornato in terra italiana è stato il momento di cimentarsi nella seconda tappa dell’Over the Top. Ormai l’evento sta prendendo forza e struttura, ci si diverte un sacco e, nonostante l’agonismo, nel paddock si respira sempre aria di festa. Per me è coinciso con il primo serio infortunio, distorsione al ginocchio sinistro, che però non mi farà saltare l’ultima tappa del 7 ottobre.

DCIM100MEDIADJI_0173.JPG
DCIM100MEDIADJI_0183.JPG

Per concludere arriviamo a Glemseck 101 2018. Riesco a strappare un invito all’International Boxer Sprint grazie all’intercessione di Jörg e Steven che appena vista la moto finita se ne innamorano. Con Gabriele Cerri di Toys Garage, i realizzatori delle nuove forme della R1200S, partiamo alla volta di Leonberg e una pioggia battente ci accompagnerà per le sette ore di viaggio successive. Arriviamo a pezzi e cercando di non affrontare il discorso sul meteo che ci aspetta domenica, giorno della nostra gara.

Al nostro risveglio il sabato si preannuncia decisamente bello e il sole accompagnerà lo svolgimento di tutte le gare cuocendoci come due spiedini e, a fine giornata, complice l’attesa e la tensione per il giorno seguente, abbiamo la sensazione di aver fatto un trasloco tanta è la stanchezza accumulata. Ceniamo e filiamo a letto perdendoci i festeggiamenti di chi ha già gareggiato. La sveglia suona presto, il cielo è grigio e appena ci presentiamo a fare colazione inizia a piovere. Già me la facevo sotto in condizioni di asciutto…figuriamoci adesso.

Ci presentiamo al circuito e anche lì regna l’incertezza, se non si ferma la pioggia e l’asfalto rimane umido la corsa è cancellata. Il morale sta perforando la crosta terrestre e il dispiacere di non confrontarci con gli altri piloti e non poter mostrare la nostra creatura al mondo si scontra con la sensazione di panico che ormai si è impadronita di ogni millimetro del mio corpo. Se decidono di correre con la pista umida sono spacciato.

Ma dopo qualche ora di attesa ecco l’imponderabile, si ferma la pioggia e la pista inizia ad asciugare con l’aiuto di …..un soffiatore per foglie…… Siamo pronti, breve briefing e mi capita il numero 2, sono il primo a partire. Obbligatorio il burnout! Non l’ho mai fatto! Breve spiegazione e la mia gomma posteriore sparisce nella nebbia della gomma combusta. Primo sparo di prova, la mia BMW si intraversa, impenna e punta verso le balle di paglia, sono tremendamente secondo. Grazie al cielo la gara è nello sparo successivo. La bandiera si abbassa, scatto, meglio il mio avversario, recupero, la Nine T ha un’incertezza e taglio per primo il traguardo. Convinto di andare a perdere anche questa volta chiedo a Gabriele e mi conferma la vittoria del primo duello, non ci credo…adesso che ci penso non ricordo di aver vinto mai nulla. Mi sembra il giorno di Natale, sono già felice così. Ma la gara non ha soste e sono già pronto per la seconda sfida. Ormai sono il drago del burnout….infatti affumico tutta la pit lane…Bandiera e mi lancio lungo la striscia d’asfalto e senza una spiegazione logica scatto primo, scarico tutte le marce che ho nel cambio(Grazie Davide di Moto Service Lodi per la messa a punto meccanica!!) e taglio il traguardo. Incredibile, sono in finale. Ci guardiamo increduli. Potrebbe atterrare un u.f.o. e per noi sarebbe semplicemente normale. La finale, aimè, decreterà un vincitore che non sono io, ma chi se ne frega. Mi piazzo secondo alla Boxer Sprint 2018 battagliando contro delle bellissime Nine T con una R 1200 S del 2006. E chi se lo scorda un giorno così.

TheDSR Legends_Deus alza l’asticella

Quando pensi che il peggio sia passato, arriva una nuova manche del DEUS SWANK RALLY.

Chi, come me, pensava che superata la data di apertura della stagione, disputata sulla neve e sul ghiaccio di Alagna, il proseguo del campionato fosse tutto in discesa si è sbagliato di grosso.L’unica discesa era quella prima dell’arrivo e per tutto il tracciato sono stato impegnato a non far schizzare il cuore fuori dalla gola, dove si era incastrato.

DCIM100MEDIADJI_0332.JPG

L’occasione era imperdibile, correre a fianco dei campioni che hanno tappezzato la mia cameretta di adolescente. I piloti che per tutti gli anni anni ’80 hanno fatto sognare milioni di quattordicenni in sella alle Cagiva Aletta Rossa, Aprilia Tuareg, Yamaha DT, Gilera Arizona Rally e Honda Parigi-Dakar. Io avevo una Vespa PK ereditata da mio cugino e credo sia questa formazione di base  che mi ostacola nel godere appieno delle meraviglie del fuoristrada……Poco importa. Mi presento sul tracciato di prima mattina e, poco dopo, vengo raggiunto dai miei compagni d’avventura, Adelio Lorenzin e Samy Panseri, ormai miei punti di riferimento per le avventure offroad.

Se il primo è un campione di simpatia e di tecnica il secondo è esattamente come lo vedete in foto. Inconsapevole del significato “incolumità”, dategli una moto qualsiasi e lui cercherà di vincere, ad ogni costo. Cuordileone. E nel mio estenuante tentativo di apprendere le sacre leggi della guida offroad, ogni volta che mi superano, cerco di imitare un qualsiasi dettaglio che mi aiuti a sopravvivere.Adelio ci porta a fare il giro della pista a piedi per  studiare le traiettorie migliori e …..imbocchiamo la pista dalla parte opposta. Non ci abbattiamo, fino a quando non vedo il primo tratto del circuito. Pronti via, dopo l’arco gonfiabile di Yamaha si deve solo sfiorare un abete, affrontare un paio di rocce e lanciarsi in un sentiero, con a lato una staccionata di legno, ricoperto di detriti di ogni genere. Fortunatamente dopo migliora…..Un toboga tra abeti, radici, tronchi tagliati e fango ricoperto di foglie.Seguo in silenzio Adelio e Samy che discutono delle traiettorie migliori mentre con lo sguardo cerco una qualsiasi radura dove, nell’eventualità, possa atterrare un elicottero per soccorrermi….ed è tempo delle prove libere.Sono pronto….non è assolutamente vero, se non ci fosse Adelio a spronarmi starei seduto nel retro del furgone. Colleziono tre giri liberi dove, incredibilmente, ne esco vivo. Quando parte la gara riesco a strappare la promessa di Filippo Bassoli a lasciarmi un po’ di vantaggio su quelli che partiranno dopo di me e …. 4.45.96 è il tempo che strappo, gli unici dietro di me saranno una vespa scramblerizzata e due o tre moto che si sono fermate causa problemi di carburazione. Per la cronaca ha vinto Adelio in 2.50.

Lo Swank Rally sta alzando l’asticella? Si, ma è l’unico evento che ti insegna che i limiti sono solo nella tua testa e ti aiuta a superarli.

Lunga vita a The Deus Swank Rally, ci vediamo a Biarritz.

Le foto nell’articolo sono di Marco Renieri.

 

Impossible_The Swank Rally on ice e The Snowquake

E’ passato ormai un mese e mezzo dal mio battesimo sul ghiaccio e da allora non ho avuto una notte libera per rimettere in fila tutte le emozioni della due giorni più incredibile della mia vita su due ruote.Regola numero uno! Se c’è ghiaccio sulle strade è consigliabile non guidare l’auto, recitano tutti i media non contemplando, nemmeno lontanamente, che qualcuno possa farlo con una moto. Ma il virtuoso dell’off-road è inversamente proporzionale al buon senso, se c’è un ostacolo lo deve superare. E’ grosso? Meglio.Esattamente come avviene nei bambini in tenera età tutte le cose potenzialmente pericolose mi affascinano, ed essendo, come un bimbo che inizia a stare sulle gambe, completamente in balia della guida off-road cerco di preparami al peggio. Come nei precedenti appuntamenti sono accompagnato nell’impresa dalla mia splendida Beta GS 250 magistralmente preparata, per l’occasione, da OMT Garage che mi farà da balia per questa due giorni. Più che un team una famiglia che mi ha accolto, aiutato e spronato ad affrontare questa impresa ghiacciata.

Ci siamo, è tempo di avviare i motori, ma il Beta non ha la minima intenzione di accendersi. Lo prendo come un segno del destino e, per la prima volta nell’arco della giornata, la mia bocca accenna un sorriso. Niente da fare, il box si mobilita. Si smontano candele, carburatori , si accenna una danza propiziatoria, si aggiunge un litro di miscela e, inaspettatamente, il motore inizia ad urlare…..e lo vorrei fare anche io. Ma ormai è tempo di raggiungere il parco chiuso. Partono tutti e non mi resta che seguirli ma ecco la mia seconda chance, da sotto il serbatoio parte un getto orizzontale di miscela. Mi abbasso, il tubo di gomma del carburante ha ceduto, cerco di mettergli una nuova fascetta ma si taglia. Ormai è finita, non ho più tempo e poi dove lo trovo un tubo di gomma in mezzo al nulla? Ma nella cassetta di Adelio Lorenzin!! Ormai è chiaro che la fortuna mi ha voltato le spalle, dovrò correre.C’è tensione, sul piazzale che anticipa il circuito un sempre sorridente Filippo Bassoli ci accoglie e ci confida il segreto della guida sul ghiaccio. La regola dell 3C: Cautela, Crederci, Culo. Aggrappandomi all’ultima C mi lancio sul circuito e incredibilmente resto in piedi, il tempo non è tra le mie priorità e lascio che il Beta mi sventoli come una bandierina attraverso il tracciato.

Alla fine tra giri di prova e cronometrati colleziono otto giri, una caduta e quattro Padrenostro. Contento di avere ancora tutte le ossa in ordine raggiungo il paddock e rastrello le poche forze rimaste per la gara che ci attende domani. Lo Snowquake.

Eccoci pronti alla gara, siamo tantissimi. Molti piloti italiani ma altrettanti da tutta europa con una copertura mediatica di tutto rispetto con tanto di troupe televisiva droni e fotografi ai quali sarebbe più semplice entrare al Pentagono piuttosto che sul tracciato. Tutto questo dispiegamento di forze toglie un po’ di goliardia all’evento declassandolo a “rottura di palle”. Tempi lunghissimi di attesa per il proprio turno in balia di un vento gelidissimo, piloti che si perdono tra una birra e una salamella con conseguente ritardo sulla pit lane. Nonostante tutto si parte, la mia categoria è la vintage, e me la gioco con Adelio Lorenzin, la moto di Steve McQueen (quella vera) e un ragazzo francese al quale si rompe il motore nel giro di allineamento. Disputiamo due gare e in entrambe mi piazzo terzo, sul podio. Poco importa che fossimo tre sulla linea di partenza, dire che ti sei piazzato terzo fa sempre un bell’effetto.

 

Glemseck 101 _ l’ESSENZA della Felicità

Finalmente eccomi qua. La promessa è mantenuta. Un anno fa, seduto sugli spalti del Glemseck 101, mi ero ripromesso che un giorno quella striscia d’asfalto l’avrei affrontata anche io. E ancora non riesco a crederci. Sono qui con la mia Buell, rattoppata all’ultimo minuto dal mio insostituibile meccanico Davide di Moto Service (segnatevi nome e indirizzo, lo trovate a Livraga provincia di Lodi) che, insieme ai ragazzi di Toysgarage, ha permesso di esaudire tutti i miei sogni agonistici, dal Rollo del Wheels and Waves alla sprint race di ESSENZA.

A fine luglio, durante il cambio gomme, per cercare di risollevare le mie prestazioni sullo sprint, Davide si è accorto che il cerchio Kineo posteriore si reggeva su un solo cuscinetto, l’altro era completamente disintegrato. Troppo tardi per riprogettare e costruire il pezzo e troppo tardi perché Kineo, contattata da Davide, ci producesse un nuovo cerchio per la Buell. Grazie al cielo avevo tenuto i cerchi originali e, lottando con il tempo e le ferie di agosto, l’inarrestabile Davide ha riassemblato tutto.

Ed ora sono qui, dall’altra parte della transenna. Ancora frastornato dall’emozione incrocio lo sguardo di un volto familiare che scruta  incuriosito la mia espressione ebete, è Freddy “fast” Spencer. Accenna un sorriso e, mentre vorrei chiedergli di tatuarmi il suo autografo sul braccio, alle sue spalle compare Kevin Schwanz. Forse sono morto. Rivedo la mia prima moto, una Honda NS125F con i colori Rothmans alla quale avevo appiccicato un adesivo Pepsi autoprodotto, quando alle mie spalle Skizzo di Emporio Elaborazioni Meccaniche mi riporta alla realtà chiedendomi la pressione della mia ruota posteriore.

Non riesco a nascondere la mia totale impreparazione e, colto da pietà, mi fa sgonfiare la ruota cercando di spiegarmi i benefici che questo porterà in fase di accelerazione. Mentre acquisto un grammo di fiducia si avvicina Marco di OMT Garage chiedendomi se la Buell tende ad impennarsi. Dico di si e mi chiede la ragione per cui non ho sfilato le forcelle per ovviare al problema….ok, sono spacciato. Quando mi chiedono se ho davvero intenzione di correre con i pantaloni di cotone già non li ascolto più perché compare tra la folla il cappellino dell’estrazione del numero di gara. 

L’importante per me sarebbe passare almeno il primo turno, dopo la batosta di Monthlery ricevuta da parte di quel “diavolo” di Amelie Mooseder. Estraggo il numero, la portatrice del cappellino/urna mi sorride e dice “you are lucky, number 13”, infatti, dopo pochi minuti, compare davanti alla mia moto Amelie, mi sorride, apre la mano e mi mostra il suo numero, il 14. Ripenso alla pressione dei pneumatici, alle forcelle sfilate, alla quantità di benzina nella moto, alla parzializzazione del gas in partenza…..e quasi mi rilasso nel sapere che finirà tutto al primo giro.

Purtroppo la mia fase zen si interrompe nel momento in cui Jörg (non smetterò mai di ringraziarti per avermi invitato) annuncia il mio nome. L’ultimo barlume di lucidità lo uso per accendere le gopro montate sulla moto e dopo non vedo altro che la bandiera a scacchi dello start. Mi volto un secondo verso il mio avversario, lei si porta indice e medio verso gli occhi e poi rivolge le sue dita verso di me. La mia salivazione si arresta di colpo. 

Salgono i giri dei motori e scende la bandiera risucchiata dalle scie delle nostre moto e vedo involarsi la BMW di Amelie, indisturbata, verso il traguardo. Ma era solo il giro di prova. Torniamo al traguardo, il pubblico e i fotografi sono tutti per Amelie (d’altronde la sua bellezza è pari alla sua velocità), so già come andrà a finire ma ce la metto tutta lo stesso. Bandiera, boato e, come da copione, inseguo il mio aguzzino che si invola al traguardo. Giriamo le moto, ci salutiamo e seguo il mio avversario verso l’uscita dove, inspiegabilmente, veniamo fermati. E’ tutto da rifare, Amelie ha commesso jump start. Per una frazione di secondo ha preceduto il segnale del via. Come Bill Murray nel film “ricomincio da capo” mi allineo sulla griglia di partenza sapendo esattamente cosa mi aspetta e la mia previsione si avvera. Bandiera, boato e “l’angelo sterminatore” di Buell taglia il traguardo per primo.

Ci salutiamo per la terza volta e mentre penso a Pierre de Coubertin , probabilmente per un inizio di disidratazione, mi sembra di vederlo in mezzo alla pista che mi fa cenno di fermarmi. Invece è Jörg che ci blocca proprio davanti alle tribune e ci fa scendere dalle moto. Amelie, già un pelino nervosa alla partenza, sembra leggermente incavolata e accade l’imponderabile, il verdetto è jump start, eliminata.

A questo punto la decisione spetta a me e Jörg me lo chiede davanti alle tribune gremite. “Vuoi vincere per eliminazione o vuoi dare un’altra possibilità al tuo avversario?”

Non ho dubbi, soprattutto dopo aver incrociato lo sguardo infiammato di Amelie. Corro di nuovo. Sarebbe stata proprio una carognata non darle un’altra chance visto che per la quarta volta in undici minuti, nonostante io riesca a partire primo per una sbandata in partenza di Amelie, a venti metri dal traguardo mi supera come una furia.

Questa volta, nonostante il risultato, il pubblico è tutto per me, mi accontento di questo scampolo di gloria e, a dirla tutta, di un paio di abbracci di Amelie, che sono anche meglio.

Grazie, grazie e ancora grazie a tutto il team di Glemseck 101 per l’incredibile regalo che mi avete fatto. E’ stata un’esperienza che non dimenticherò mai. E’ stato un privilegio correre con voi e spero al più presto di essere di nuovo parte del gruppo. Non mi resta che procurarmi una nuova special. Magari un po più veloce.

Crescéndo_Deus Swank Rally_Autodromo di Monza_ chapter 2

crescèndo ger. (di crescere) e s. m., invar. – 1. Didascalia musicale che indica il graduale aumento d’intensità dall’uno all’altro suono di un passo musicale, abbreviata spesso in cresc. o ridotta allo speciale segno. 2. fig. Aumento progressivo d’intensità: un c. d’applausi, di urla, di fischi; la gara si svolse con un c. entusiasmante. (Treccani)

L’articolo potrebbe finire con la semplice pubblicazione delle foto realizzate da Marco Campelli, Marco Renieri, Francesco Ferrari e dal mio fido drone DJI Mavic come chiosa alla definizione data alla parola Crescéndo dalla Treccani.

Questa è la sensazione che ti rimane a quattro giorni dall’ennesimo entusiasmante evento di Deus Italia. Credo nessuno mai sia riuscito ad organizzare una gara di enduro all’interno del parco dell’autodromo di Monza, con arrivo sulla parabolica.

No ragazzi, non l’ha fatto mai nessuno.

Guardate bene le foto. Nella terza, in sella ad un Beta 250 regolarità del 1977, il pilota, sotto il casco rosso, ha un sorriso che gli va da un’orecchio all’altro. Come faccio a saperlo? Sono io.

L’immagine può trarre in inganno, sembra io sappia cosa stia accadendo, in realtà cerco di capire le intenzioni del mio scorbutico destriero, ma sono talmente affascinato dal luogo in cui mi trovo che lascio fare a lui.

Ormai in preda al delirio endurista, 10 giorni prima della gara brianzola, mi imbatto in un annuncio, su un noto portale di vendita online, di un Beta 250, ed è amore a prima vista.

Non ho mai guidato nulla di simile e mi appresto ad affrontare una gara mai realizzata fino ad oggi. Per precauzione chiamo mia mamma, un saluto prima della partenza, rimango vago sui programmi della giornata e lei si raccomanda di andare piano.

Accendo la moto e per prendere confidenza percorro un rettilineo alberato che porta al fettucciato. Prima, Seconda e finalmente in terza il Beta decide di riappoggiare la ruota anteriore sull’asfalto. Realizzo immediatamente che sarà una lunga giornata.

Mi faccio forza, drone in spalla vado verso il tracciato dove Matteo Quadrio sta definendo gli ultimi dettagli prima della partenza. Con la scusa del sopralluogo per le riprese approfitto per il mio giro di prova. Rettilineo di ghiaia spezzato da due varianti, freno, aspetto che il Beta riappoggi la ruota e sterzo. Lentamente supero gli ostacoli e, a metà del dei 5 chilometri di bosco lombardo, quasi mi commuovo. Lascio fare al Beta e mi guardo attorno. Tutto è così incredibile che non sembra vero.

Che posto ragazzi, e io sono qui, nel cuore del tempio della velocità a combattere con radici, rami e fango.

Quando credo di aver visto tutto con un piccolo balzo mi ritrovo sulla mitica parabolica di Monza, il cuore esplode e spero non finisca mai.

Ma è ora che cominci la gara.

Rapido briefing (non ammazzatevi e non ammazzate nessuno) e siamo pronti al via.

Come di consueto le mie ghiandole salivari decidono di andare in vacanza mentre aspetto il mio turno vicino al bidone dove è appoggiato il cronometro che sta scandendo il tempo del pilota partito prima di me. Tempo stimato per quelli bravi sotto gli 8 minuti. Fa un caldo allucinate, ogni trenta secondi allungo il collo per controllare il passare dei minuti, sembro un piccione. Decido di cambiare tattica e, per distrarmi, mi concentro sulla generosa scollatura del giudice di gara. Beccato, ritorno a fare il piccione.

E’ il mio turno, aziono il timer e parto. Sento urlare il mio nome (grazie Ale) e nella foga rischio di schiantarmi alla prima curva. In piena trance agonistica mi sembra di essere una libellula tra gli ostacoli. Ogni curva, salto o buca non hanno più segreti per me. Sicuramente stamperò un tempo record degno della mia mitica moto.

A riportarmi con i piedi saldamente per terra è Adelio Lorenzin (foto sopra) che in un punto impossibile mi passa come se io fossi seduto al bar a sorseggiare un caffè troppo caldo. Il tempo di sentire PISTA!! e non lo vedo più. Ma che importa procedo con la velocità di un levriero che insegue la lepre e…subisco un secondo sorpasso. Mi convinco di essere stato vittima di un miraggio e sono sulla parabolica. Volo verso il traguardo, inchiodo di fianco al bidone e clamorosamente sbaglio postazione. Arretro, corre in aiuto anche Ale che raccoglie il secondo cronometro. Si gira sconsolato verso di me e mi comunica che qualcuno lo ha già fermato su 8,22 minuti. A me sta bene.

Adelio si piazzerà secondo, forse perché ha trovato me sulla sua strada, ma non ho mai visto uno più felice ad una premiazione. (Secondo podio in due gare, per tutti e tre i primi classificati)

 

In realtà uno più felice c’era. Io. Grazie Deus Milano. Ci vediamo per la terza tappa.

The Democratic Republic of Fun _ Milano Rumble _ Chapter 1

Il titolo è venuto da solo, sarà che sono tre mesi che non scrivo nulla o semplicemente che sono reduce da uno dei più suggestivi eventi ai quali ho mai partecipato, magistralmente organizzato e diretto da Deus Italia. L’unica realtà italiana ad organizzare incredibili avventure dove assoluti principianti, come il sottoscritto, possono partecipare al fianco di piloti che mai si sarebbero sognati di incontrare, con uno stile unico ed inconfondibile. Se pensate che sia roba da fighetti vi sbagliate di grosso, qui si guida per davvero e ci si diverte un sacco.

The Deus Swank Rally, edizione Milano Rumble, è stato uno spettacolo entusiasmante, vuoi per l’incredibile location (non finirò mai di ringraziare la società MILANOSESTO che ha concesso l’area), vuoi per l’entusiasmo dei partecipanti e , sembrerà strano, per il meteo inclemente che ha regalato un sapore epico a tutta la manifestazione.

Invitato in qualità di documentarista, drone dotato, mi sono presentato munito di moto. Finalmente la mia bellissima Bmw R65, la Mölta, resa scrambler da Toysgarage, ha potuto dimostrare le sue indubbie capacità da fuoristradista agli scettici da bar. 

Grazie al cielo la mattina è clemente e, dopo qualche ripresa, mi presento impavido sulla line di partenza del primo tracciato sul piazzale principale.

In fondo ho già fatto una ricognizione aerea, un pò di terra e qualche curva, nulla mi può fermare.

Gabriele immortala il momento, ho la pettorina gentilmente prestata da Fabrizio di Ricoò e la maglietta che abbiamo realizzato per l’evento. Guanti messi, benzina fatta, il cuore accelera, la saliva scompare. Guardo negli occhi la ragazza del cronometro, lei sorride e io parto.  Il pensiero che quel sorriso sarà l’ultimo ricordo prima della mia dipartita non mi abbandona per tutta la durata del tracciato. Alla prima curva resto in piedi per miracolo, affronto primo dosso e…vorrei che il tempo si fermasse per poter scendere dalla moto, chiedere l’ultima sigaretta e dopo averla fumata avidamente risalire in sella per schiantarmi sulle macerie di asfalto che vedo di fronte a me. Incredibilmente le supero, rimango in piedi e mi fiondo verso il terrapieno dove mi aspetta un tornate che sicuramente è stato disegnato dall’aguzzino dei motociclisti da aperitivo. Lo supero con un urlo farcito di imprecazioni, sono ancora in sella, affronto una sequenza di curve infinita in ognuna delle quali non ho il minimo controllo della situazione e al decimo tornante, dopo una serie di scodate da far impallidire un toro meccanico, non posso far altro che accompagnare in caduta libera la mia amata Bmw. Non mi dò per vinto, la Dkw che mi tallonava mi supera, mi rialzo e raggiungo il traguardo.

Il crono? 4 minuti e 01, ma ci ho messo un pò per tirare su la moto…. Non mi scoraggio e vado ad apporre la mia striscia calamitata sul tabellone dei tempi. Che soddisfazione pensare che tra nomi blasonati di piloti, giornalisti e semplici appassionati in fondo c’è anche il mio, si, proprio in fondo. Ma che importa.

Non piove ancora e ne approfitto per andare verso il secondo circuito, la giungla. Seguendo una strada sterrata si passa sotto il ponte della tangenziale e sbuchi in un bosco che, per l’occasione, si è trasformato in una foresta pluviale.Solo per raggiungerla sfodero tutte le qualità residue di pilota da fuoristrada e, una volta sul posto, mi limito a sorvolare l’area con il drone. Il primo tratto è una distesa di erba bagnata, mi volto verso la Mölta e, insieme, decidiamo che non fa per noi. Con la scusa dell’imminenza della pioggia e la necessità di mettere al riparo il drone battiamo in ritirata. Il tempo di arrivare nel paddock e si scatena il diluvio universale. Mi riparo sotto le tende che, fortunatamente, Fabrizio di Ricoò e Marco di OMT Garage hanno montato dietro ai furgoni. Poco male, ne approfitto per un panino e una birra nella tenda allestita da Deus.

*si ringraziano Gabriele Cerri, Marco Campelli e Marco Renieri per le immagini dell’articolo

Snow Quake – Un giovedì di un giorno da cani

Finalmente. Era un anno che aspettavo. Saltata la prima edizione, causa febbre, questa non me la sarei persa per nulla al mondo. La data del 19 gennaio è da settimane che ha una croce rossa sulla casella. Alzataccia al mattino per non perdermi nulla, alle 6.00 il mio amico Gabriele è in strada che mi aspetta. prendo la borsa con il cambio “neve” e sono pronto. Mi hanno raccontato di temperature incredibilmente rigide ma si sa, i motociclisti sono come i pescatori.

Che FREDDO! Arriviamo per primi, nel piazzale sotto il circuito c’è una Alpine A110 coperta di ghiaccio e, tempo di scendere dal furgone, ci ritroviamo circondati da scoppiettanti motociclette. 

Nota comune a tutte la difficoltà di accensione per il troppo freddo. Il sensore del furgone segna -9°, temporeggio e decido di spogliarmi dei panni cittadini per indossare la tenuta da sci che, grazie a Dio, mi sono portato dietro. Lascio solo i guanti pesanti, impossibile usarli per scattare con la mia nuova Hasselblad 1DX e per pilotare il DJI Mavic pro e opto per dei guanti touch che purtroppo si rileveranno un tantino leggeri.

Per macchina fotografica e drone è il primo test sul campo ed è la peggiore situazione che potevo immaginare. La macchina mi è stata consegnata il giorno prima e mentre tento di settarla inizio ad avere segnali dalle estremità delle mie dita. Nel giro di una mezz’ora perdo la sensibilità di entrambi gli indici. Il cambio delle ottiche si dimostra un’impresa difficile e dopo solo 3 ore di utilizzo la prima batteria è quasi a terra. Non ci sono problemi ne ho un’altra. La cambio e non da segni di vita. Difettosa. Non male per una macchina da 10.000 euro….. Mi consolo con un buon bicchiere di vino bollente che mi offre Gabriele.

Faccio un giro tra le moto e cerco di capire quale zona posso sfruttare per il decollo del mio Mavic pro mentre l’Alpine A110 si scatena sul tracciatoOrmai ho perso la sensibilità alle dita e, visto che tutto succederà dopo pranzo mi rifugio nel furgone per scaldarmi e ricaricare le batterie. Dopo un’ora mi decido ad uscire e fortunatamente incontro Marco Troiano di OMT Garage che provando pietà di me mi regala una bustina scaldamani e mi salva le falangi. Gliene sarò per sempre grato.

E’ ora della gara, estraggo il mio Mavic e mi piazzo sul tracciato stando ben attento a tenermelo abbastanza vicino visto che con questo freddo è un continuo segnale di allerta batterie.

L’allegra armata Brancaleone inizia sfidarsi sull’infida pista di ghiaccio ma a parte un paio di cadute non si registrano grossi danni e, nonostante l’intricata spiegazione sulle eliminazioni e le successive manche, tutto sembra svolgersi molto velocemente, grazie al cielo.La finale è senza esclusioni di colpi ma nulla possono fare i concorrenti contro un incredibile Giovanni Bussei che sembra voli sul ghiaccio con un grip da orso bianco. Congelato ma soddisfatto mi perdo anche la premiazione, che vedo da lontano, optando per il secondo bicchiere di Vin Brulè. Freddo a parte è stata una bellissima giornata tra amici ed ha sbagliato chi non è venuto anche solo a dare un’occhiata.  Me ne vado con la speranza di una terza edizione dove cimentarmi, dopo un corso intensivo alla Di Traverso School di Marco Belli, tra le curve ghiacciate di questo fantastico tracciato. 

Il figliol prodigo

La sua partecipazione al Vintageride (http://impossiblegarage.com/blog/2016/05/28/vintage-ride_giorno-1-wrong-way/) aveva messo a dura prova la sua, pur forte, fibra. Dopo mesi di cure, e un cilindro rimesso a nuovo, è tornata a ruggire. Allora l’abbiamo portata in gita a contemplare un bellissimo tramonto. Mölta è tornata.

Glemseck 101 2016 _ Teaser

Alla fine ci siamo andati. Poco più di 500 km tutti d’un fiato. Con noi The Liar, la nostra Buell XB. Non ci ha fatto per nulla sfigurare, ha collezionato un sacco di foto e di complimenti. Sicuramente le critiche non sono mancate….ma quanta gente ha avuto attorno. Non divaghiamo, siamo qui per il Glemseck 101. Grandioso, per quantità di moto, tante moto da far girare la testa, e di appassionati, un mare di gente……tanta da far sembrare piccola un’area che è almeno quattro volte quella del Wheels & Waves. Ma ne parleremo nei prossimi giorni con le foto e i video che abbiamo girato. Per ora un piccolo assaggio

 

Glemseck 101 2016 – Arriviamo

Ci risiamo, dopo le cortissime ma intense vacanze siamo già pronti a risalire sul furgone con destinazione Leonberg, comune di circa 45.000 abitanti, vicino a Stoccarda che ospiterà da venerdì 2 settembre a domenica 4 settembre Glemseck 101. Il festival delle cafè racer che corrono, per davvero, l’1/8 di miglio. La mia prima volta in questo tempio della velocità, immerso nei boschi, che compie il suo undicesimo compleanno. Porteremo con noi The Liar, la nostra Buell, non iscritta a nessuno sprint, a fare un po di passerella e molte foto nella bellissima cornice tedesca. Può sembrare stupido attraversare mezza Europa all’inseguimento di eventi dedicati alle moto “truccate”, ma l’energia che si scatena in queste occasioni è, per me, qualcosa di irrinunciabile. Caricate le batterie del nostro Yuneec Typhoon H e14088583_1165203046886241_365056793806566030_n

iPhone con Big Balance siamo pronti a girare il nostro reportage.