La scelta del titolo mi ha portato via due giorni, per un po’ ha campeggiato l’aggettivo “ruspante” sulla pagina ma dopo una settimana ha lasciato il posto a “spettinato”. Perché , nell’ormai rigido “Hipster Dress Code” fatto di barbe, jeans risvoltati, stivaletti Redwing vissuti, è quello che centra in pieno lo spirito della manifestazione. Lasciato da parte il mondo dei fighetti da bar, dove ogni pelo della barba sa quale è il suo ruolo e se minaccia pioggia esce con la Smart, del quale anche io faccio parte……. (non curo il ciuffo per evidenti mancanze di materia prima), Glemseck 101 è il raduno Ruspante per eccellenza. Qui si ritrova gente che, con qualsiasi meteo, mette il sedere sulla sua moto e macina migliaia di chilometri all’anno. Migliaia di persone che riempiono dal primo all’ultimo giorno la splendida location di tra le montagne di Leonberg, una statale che per tre giorni viene chiusa e si trasforma nel parco giochi più “variegatamente” abitato che io abbia mai visto. Con qualche caso limite, anche se qui sembra sia la normalità.
Armati di furgone di ordinanza, con la nostra Buell a bordo, attraversiamo la frontiera svizzera e tedesca senza che un gendarme si accorga di noi, alla faccia della chiusura delle frontiere…..cinque ore e siamo alla periferia di Stoccarda, nella zona universitaria, dove ci aspetta il nostro albergo. Dire che sia una zona triste è poca cosa, l’albergo ha tutto quello che serve, anche un’autorimessa gratuita, ma l’architettura dell’intero quartiere è l’esaltazione del cubo.
Grazie al cielo a poco meno di 6 chilometri il panorama cambia e ti ritrovi in mezzo al bosco dove, se ti sei dimenticato la cartina con le indicazioni per raggiungere la tua meta, l’arrivo al Glemseck 101 può diventare un’impresa non da poco. Deviazioni, strade chiuse, rotonde a sorpresa…alla quarta deviazione decido di passare dove c’è una transenna con divieto di transito, con una lunga spiegazione in tedesco…..e poco dopo veniamo bloccati. Abbiamo imboccato la strada che porta dritta al circuito, anzi nel circuito. Chiedo spiegazioni all’addetto della sicurezza, che parla solo tedesco, e ritorniamo indietro e solo per puro caso mi ritrovo davanti ad un’altra transenna dove una signorina gentile mi porge un pass, previo pagamento di 5 euro, e mi inoltro nel bosco dove poco dopo altri addetti ti indicano dove parcheggiare, a lato della strada che porta al raduno. I 5 euro saranno gli unici che bisognerà pagare per l’ingresso della manifestazione solo per chi si presenta in auto, per tutti gli altri l’ingresso è gratuito, anche il campeggio.
Se vuoi attraversare il cuore della manifestazione in moto devi farlo alle prime ore del mattino perché poi può trasformarsi in un incubo. Nonostante le generose dimensioni dell’area tutto accade lungo la statale che, con con gli stand di preparatori e merchandising diventa simile ad un budello….. Al di là del tracciato di accelerazione, cuore pulsante della manifestazione, il luogo più abitato è l’hotel Glemseck dove di fronte campeggia il truck BMW Motorrad con una decina di special a riempire la piazzola, alle spalle dell’hotel un enorme prato dove sistemare moto e tende e subito di fianco un altro spiazzo dove campeggia il palco per le esibizioni musicali circondato da gazebo che servono cibo e birra come se non ci fosse un domani. A differenza delle frontiere la zona è militarizzata, il tracciato è transennato e inaccessibile, ma, grazie ad una giovane guardia e dall’orario mattutino, riesco a penetrare nel circuito e fare qualche ripresa con il drone. Sarà l’unica concessione che avrò, non dispongo di nessun accredito….
Poco male, ripercorro la strada insella alla mia Buell e mi consolo sorseggiando una birra, che qui, costa meno dell’acqua
La Buell, o quello che ne resta, desta curiosità, ma ormai mi sono perso tra i fumi dell’alcool e tra la moltitudine di mezzi a due ruote e ad ogni domanda, rigorosamente in tedesco, sorrido rispondendo con un sonoro Danke! Fortunatamente ricevo in cambio grandi sorrisi e non schiaffoni ma nell’eventualità di un ripensamento trotterello verso il rettilineo di gara per godermi la corsa.
Gli spettatori sono tantissimi, almeno quanto le moto, mai viste così tante insieme, e le tribune appaiono subito sotto dimensionate. Dall’altoparlante credo di recepire un appello alla democraticità della manifestazione el’invito ad un turn over con le persone che, accalcate alle transenne, aspettano di accedere al circuito, ma, visto che tutto è recitato esclusivamente in tedesco e tenuto conto che una parte abbondante delle tribune è stato riservato alla “stampa?”, me ne frego e non mollo la postazione. Mi affaccio e la calca allo start è uno spettacolo affascinate, fotografi, videomaker, giornalisti, meccanici, intravedo un giocoliere e forse un mimo, sono a ridosso dei piloti. Che invidia, vorrei esserci anche io. Il direttore di gara scalcia a vanvera per liberare la linea di partenza e dagli altoparlanti si sente la prima frase in inglese dopo giorni “safety first!!” che viene ripetuto all’infinito, come un mantra, mentre mi sfrecciano davanti improbabili mezzi a due ruote cavalcati da ragazzi in jeans e camicia. Diventano subito i miei eroi. Le moto sono divise in otto categorie, divise un po…alla cazzo.Ma la mia attesa è per i Sultans of Sprint, riuscirà Luckycatgarage a riscattare la sconfitta subita l’anno scorso da parte del Solitario?? No. Dopo una serie di sprint tra moto che si spengono, frizioni che bruciano e ….non so che altro, la spuntano i ragazzi di Young Guns Speedshop che in sella ad una Moto Guzzi dragster stracciano la concorrenza. Come quando gioca la nazionale faccio subito mia la vittoria, in quanto italiano, e me ne vado con una promessa. L’anno prossimo su quel nastro d’asfalto ci sarò anche io.