Massimo Tamburini – The Last Project

Da pochi giorni, a due anni e un mese dalla scomparsa di Massimo Tamburini, è stato svelato al pubblico il suo ultimo progetto. La Tamburini T12. Io lo voglio ricordare con alcuni dei pezzi più belli che ha creato, quelli che, da ragazzino degli anni ’80, mi tenevano incollato alla vetrine dei concessionari o alla tv per seguire le imprese di “King” Carl Fogarty. Dal 1971 ad oggi, con l’inaspettato regalo che ci ha fatto, ha creato capolavori che hanno dettato il design dell’industria motociclistica mondiale, quella delle corse e dei miei torcicollo…..

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Grazie

La Brigade

Ci eravamo lasciati con una promessa, quella di raccontarvi un altra storia, quella della Brigade(http://www.la-brigade.fr/#top). Grazie al Bike Shed 2015 abbiamo avuto modo di conoscere questi gourmet a quattro ruote. Tradito più volte dai “food truck de’ noiartri” (traduco: dagli ambulanti del nostro bel paese) mi avvicino con diffidenza a questo tipo di ristorazione, esattamente al contrario di chi ha la pazienza di accompagnarmi durante queste mie avventure. A volte mi devo ricredere e quella è stata una di quelle volte. L’idea di Tristan Clémençon ed Edward Katz era quella di creare il primo food truck per carnivori dal palato fine e, con l’aiuto di Clemente conosciuto con il nome di battaglia”Moustachef”, hanno creato un menù che ha come dogma l’utilizzo delle più belle materie prime provenienti dai migliori macellai de ile de France (https://it.wikipedia.org/wiki/Île-de-France) e cotti al momento a seconda dei gusti del cliente. Non ci potevo credere, non me ne vogliano gli amici vegetariani e le anatre, ma non ho mai assaggiato una carne più deliziosa. Un tenerissimo petto di canard cotto alla piastra e servito su un letto, neanche a dirlo, di french fries con salsine d’accompagnamento……tutto questo preambolo per farvi capire lo sconforto che ho provarono non trovando l’agognato food truck parcheggiato davanti all’esposizione. Dallo sconforto sono passato alla paura nel momento in cui i carnivori che mi accompagnavano nella spedizione si sono voltati verso di me con occhi spiritati e, come un mantra, hanno cominciato a scandire ritmicamente la parola BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE.. Che fare…sull’orlo del baratro c’era solo una cosa da fare,impugnare l’iPhone che, come un Deus ex Machina, grazie alla loro pagina Facebook ci ha indicato la presenza dell’agognato pasto ad un chilometro di distanza in direzione della “Bibliothèque nationale de France”. Sorpresa nella sorpresa. Sarà la fame e lo scorgerete in lontananza la sagoma nera meta del nostro pellegrinaggio, ma ci sembra di essere finiti in una una puntata di Star Trek quando l’equipaggio viene smaterializzato dall’Enterprise per ricomparire su un nuovo pianeta. Che posto meraviglioso

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Who are Mokka Cycles?

“Just a small team” è quello che c’è scritto sul loro sito. Due ragazzi di Budapest con una profonda passione per le moto cool e, devo dire con sincerità, che le loro realizzazioni non deludono mai, che si tratti di una moto 50 cc o di cilindrata superiore . Li avevamo notati già l’anno scorso, sempre a Parigi, e ci avevano colpito la cura e la raffinatezza dei dettagli che avevano le loro creature, nonostante fossero poco più di un ciclomotore. Quest’anno la stella di casa era indiscutibilmente Mokka Phylia, tubone anni ’80 personalizzato in collaborazione con Zsófi Fenyvesi. Designer, artista, skater, biker, sognatrice, questo è il profilo con il quale si descrive, ha creato Phylia a Budapest. Un contenitore creativo dove realizza personalizzazioni di skateboard, mobili, crea tessuti e opere d’arte con la freschezza e l’energia di una ragazza che strizza l’occhio a tutto il bello che ci ha regalato il design anni ’70. 10 e lode anche quest’anno, non deludono con le moto e, devo ammettere, anche con le collaborazioni.

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while we’re in Paris…..

“Gia che siamo qui facciamo i turisti”. A questa frase sibillina datevi alla fuga. Se siete a Parigi per un week end all’insegna dei motori tecnicamente  non ci sarà spazio per nient’altro, a patto di autodistruggervi in estenuanti maratone tra musei e luoghi che assolutamente non potete esimervi da visitare. Poco importa se ogni volta che vi capita di andare a Parigi dovete non esimervi di fare esattamente le stesse cose……e così abbiamo fatto.Ma tra un hamburger da Blend e un Monet al museo D’Orsay ti puoi imbattere in una rarissima Delage DI 50 Special del 1939 parcheggiata al lato della strada come una qualunque Smart. Non avete mai sentito il nome di questo marchio? Neanche io. Fondata nel 1905 nei pressi di Parigi da Louise Delage, ingegnere della Peugeot, l’azienda divenne la più importante produttrice di auto di lusso d’Europa. Dopo svariati successi in gare internazionali la seconda guerra mondiale ne sancì la definitiva chiusura. Ehh Parigi…..

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