Mi faccio la special _ chapter 3

Meriterebbe un libro con tante pagine questa storia, un po’ per mettere in guardia chiunque voglia realizzare, con l’aiuto di mani esperte, una special e un po’ per appoggiarlo su una mensola della libreria come pietra miliare della stupidità, la mia soprattutto.

Siamo arrivati a giugno, sulla moto si stanno realizzando il nuovo coperchio che ospiterà la presa d’aria e i comandi dell’avviamento che arrivano dall’Inghilterra , sono comandi che montano le auto da rally, per esigenze di spazio verrà smontato e…danneggiato “e…se compri le cinesate…!”. Ma resisto.IMG_6791Il lavoro procede a singhiozzo, anche a causa di vicende personali del mio “aguzzino”che vanno al di là di una motocicletta, lo capisco e rimango in attesa, educato. Fino a quando non capisco che la mia buona fede è tradita. Mi vengono assicurati tempi di lavorazione che vengono puntualmente smentiti dalla realtà, realtà alla quale il mio “aguzzino” sembra totalmente dissociato a tal punto che in un paio di occasioni gli suggerisco degli interventi da fare sulla moto e dopo pochi minuti, come se nulla fosse, rivolgendosi a me mi comunica che gli è venuta in mente un’idea che è esattamente la stessa che gli ho detto io. La cosa mi inquieta ma decido di procedere, parafrasando Totò “volevo vedere dove voleva arrivare!”. Inizio a pagare degli anticipi che, scoprirò solo dopo, erano a copertura delle sole spese dei pezzi. Lo scopro, chiedo un preventivo definitivo che arriva dopo un paio di giorni. La botta e secca, di quelle che ti lasciano intontito, quelle che quasi non fanno male ma ti stonano. Mi rialzo dal “tappeto” e mi ripeto “non ha fatto male!”come un mantra, ma non è tempo di gettare la spugna. Chiedo una data precisa per la consegna, “fine luglio!” tuona il mio “aguzzino”. Diventerà la prima settimana di agosto, forse la seconda, tempo di fare l’impianto elettrico (1 settimana). Sparisce. Lo chiamo per 10 giorni consecutivi, non risponde e poi scollega il telefono. Si rifà vivo con giustificazioni che entrano nella sfera del paranormale…gli chiedo la moto per la prima settimana di settembre, voglio partecipare al Glemseck 101. “Non ci sono problemi, vengo anche io!”. E’ superfluo dire che la moto non verrà pronta, si è anche folgorata la pompa della benzina…Sono stremato, ormai ho gli incubi. Diciamo che a fine settembre, inizi di ottobre inizierà il lavoro sull’impianto elettrico e il traliccio porta sella. Per il traliccio ci metterà 4 settimane (darà la colpa al suo assistente) e per l’impianto elettrico QUATTROMESI!!! solo perché ogni tanto mi siedo in officina per alcune ore per assicurarmi che vada avanti. Arriva gennaio, l’impianto è ancora un budello appeso al telaio, molto ridotto rispetto all’originale, ma sempre fuori dalla sua sede. Il 17 gennaio, finalmente, facciamo la prima prova su strada e…la moto arriva a 3500 giri e si blocca, scalcia quasi ti getta in terra….”hai voluto montare quel filtro lì…!!”. Gli faccio notare che probabilmente è un problema elettrico, ma non c’è nulla da fare. Fa mappare la centralina ad un “esperto”. La moto continua a non funzionare, dà la colpa al filtro, il mio preziosissimo Kuryakyn Hypercharger, e lo demolisce. Via le alette anteriori e tappa l’uscita del filtro sul retro con una placca.IMG_7482 Basta, non ne posso più. Davanti alla scelta di pagare uno psichiatra decido di pagare lui e portarmi via la moto, vuole anche dei soldi in più per il tempo che ha dovuto dedicare all’impianto elettrico. Anche se gli faccio notare che è a causa della sua incapacità lo pago e me ne vado.IMG_7495La moto è indomabile, in più il “meraviglioso portatarga” monobraccio, montato sul mozzo posteriore, si spezza dopo appena 50 km. Per la cronaca si offre di ripararlo ma non lo voglio più vedere ne sentire. Contatto un virtuoso degli impianti elettrici, mi aveva già sistemato la mitica Mölta, e subito si accorge dei disastri fatti all’impianto. Il suo intervento, disperato, risolleva la situazione ma c’sempre un’incertezza a 3500 giri e la moto si ferma……Ormai sono deciso a prendere una tanica di benzina, cospargere la Buell, e farla finita. Devo prendere atto che ho preso i soldi e li ho buttati dalla finestra. Ma quando vedo solo buio attorno ecco che, vestito da Arcangelo Gabriele, compare Simon (questo è l’unico nome che farò nella storia e segnatevelo , è il “virtuoso” degli impianti elettrici. Lo trovate dal concessionario Harley di Lodi) che risolve tutto. Il conto è di tutto rispetto, ma molto meno di quanto mi aspetti, giro la fattura al mio “aguzzino” e gli chiedo anche i pezzi rovinati. I pezzi non li avrò mai ma la fattura, con comodo, la paga. La storia ha anche un lieto fine, la Buell parteciperà alla PUNKS PEAK RACE  gara di accelerazione organizzata per il Wheels & Waves che si terrà ad Hondarribia. Non ho una morale per questa storia, è che dovrebbe essere una gioia fare una special, trovare persone che veramente condividano un progetto con passione e sincerità. Il problema è rappresentato dai furbacchioni che non sono in grado di riconoscere i propri limiti e trasformano un sogno in un calvario. L’ho chiamata The Liar, un po’ perché sembrava una moto facile e invece si è dimostrata l’esatto opposto, e ,soprattutto, in onore del mio “aguzzino”, è riuscito a spostare l’asticella dei bugiardi a vette inesplorate.ready

Mi faccio la special _ chapter 2

Febbraio 2015. Sono fiducioso, ho trovato il meccanico dei miei sogni. Specializzato in sospensioni e raffinato meccanico e, soprattutto, esperto di Buell. Come prima cosa si procede con il ripristino delle flange per le ruote a raggi e la creazione di nuove piastre per le sospensioni. Ricordo al meccanico la mia intenzione di partecipare al Wheels & Waves 2015 di giugno e quindi vorrei intervenire sull’impianto elettrico e qualche piccolo dettaglio per non rallentare troppo i tempi. “Non ci sono problemi, sai quanti impianti ho rifatto….”, vengo rassicurato. Oltretutto la frase, che ho già sentito molte volte nella mia vita, è preludio di cattive notizie, ma sono fiducioso. “Mi ci vuole una settimana di lavoro per la parte elettrica , non ti preoccupare”. Rimango fiducioso.IMG_6212Nonostante i primi ritardi nella consegna delle nuove flange e piastre, un mese a causa di un fantomatico disguido nella spedizione dei pezzi, rimango fiducioso, e inizio a creare il mio personale layout. Parte la ricerca di pezzi particolari per dar forma al mio sogno, sella, strumento e una presa d’aria che mi piacerebbe montare al posto dell’airbox.IMG_5263 IMG_5374 IMG_5441 IMG_6210Nella mia testa tutto procede a gonfie vele, ma c’è qualcosa che non mi lascia tranquillo. Passano le settimane e la moto rimane come congelata su un ponte di lavoro. Ad ogni mia domanda vengo rassicurato ma vedo passare molte moto e la mia sempre in attesa di attenzione. Ammetto che il lavoro è particolare, ma il mio “aguzzino/meccanico” continua a rassicurarmi e, addirittura, a fare l’offeso se metto in dubbio la sua parola. Fino a quando, a metà Aprile, gli chiedo se riuscirò a portare a Biarritz la moto. “No, ci vorranno ancora 3 mesi di lavoro prima della conclusione del progetto”. Non sento più nulla, vedo la bocca del “meccanico/aguzzino” che si muove ma non sento alcun suono. Ci sono ricascato. Sono esausto e deluso, però, visto che è il terzo meccanico che vede la mia Buell, cerco di restare con tutte le mie forze e decido di continuare. Andrò a Biarritz con la mia fidata Mölta (bmw R65 scrambler by Toysgarage ndr). Lo lascio lavorare e dopo un mese la moto è ancora lì. Congelata.IMG_6389Sono un po’ alterato, e da qui parte il monologo “dell’aguzzino”, che non chiamerò più meccanico, su quanto tiene al progetto al quale vorrebbe partecipare attivamente anche con delle idee per la realizzazione….ecc…ecc…Sperando di accelerare gli interventi gli concedo di partecipare al progetto più attivamente e così mi propone lavorazioni al carter motore, foderi forcella e telaio per cambiargli colore, non ci sono problemi, ma i costi? “Non ci sono problemi! Questo è un grande progetto”. Tutto questo porterebbe chiunque a fuggire, ma io resisto. Fiducioso.

Harley Davidson XR1200TT

24Prendete una Sporster XR 1200 e ….immaginate. E’ quello che hanno fatto i ragazzi di Shaw Speed & Custom, dealer Harley nel Sussex. E con l’immaginazione hanno volato, visto quello che sono riusciti a creare. Sfogliando le immagini del Bike Shed Londra 2016, che anche quest’anno non ho visitato, ho notato subito questa incredibile creatura. Prendete una XR 1200, modello, ingiustamente, poco apprezzato e ora ricercatissimo sul mercato dell’usato, e trasformate la sua anima da flat-track in quella di una superbike molto cattiva.Non si tratta solo di un intervento estetico, infatti le modifiche non si fermano alla carena da MotoGP. Per il reparto sospensioni si è passato a delle superperformanti Öhlins, pinze radiali Brembo, cerchi in magnesio,  lo scarico è stato espiantato da una BMW x6 e la trasmissione finale è a catena. Con altri piccoli ritocchi la potenza è salita a 100 cavallo da i 90 iniziali. Certo non potrà impensierire una Ducati Panigale, ma in quanto a stile non ha nulla da temere.13 3

 

Vintage ride_Giorno 2

A malincuore è arrivato il momento di dire la parola fine a questa magnifica avventura. Partiamo da Borgio Verezzi, splendido borgo medievale al confine con Finale Ligure, tappa di arrivo della sera prima. La Mölta porta addosso i segni delle scorribande del giorno precedente, con tanto di bende degli scarichi stracciate….perde olio ed è ricoperta da una spessa crosta di fango. Sembra malconcia ma so che dentro ride, come me. Siamo tutti carichi, ci annunciano che se il giorno prima ci siamo divertiti la tappa che ci attende sarà un crescendo di emozioni. Briefing e partenza.

Partenza…..come una impeccabile armata Brancaleone partiamo con un discreto ritardo puntando direttamente al distributore di benzina perché almeno la metà di noi non si è ricordato di fare rifornimento prima di raggiungere la linea dello start. Finalmente puntiamo le montagne e capisco subito che sarà una lunga giornata, la Cagiva sst 2 tempi si piazza tra i primi del gruppo e nello sforzo della salita ci regala un aerosol a miscela che non ci abbandonerà più fino a fine gara, anche perché quel diavolo di pilota mi starà costantemente davanti data la mia estrema “prudenza” alla guida. Fatto sta che preso dallo sconforto anche Roberto Parodi (si, quello delle sorelle….c’era anche lui, scherzo Roberto anche tu sei famoso come le tue sorelle….quasi) è costretto ad allargare le braccia quando viene investito da una nube tossica causata da un sorpasso in salita della suddetta Cagiva. Siamo nel bosco, è un tratto veloce e infido per le macchie di umido e le foglie ma è uno dei passaggi più belli che io abbia mai fatto. Incontriamo degli escursionisti, so che ci odiano ma oggi voglio bene a tutti. Tranne al mio compagno con la Cagiva…..

Chiaramente scherzo. Continuiamo la salita e il terreno si fa un po’ più difficile, pozzanghere, solchi e massi ci portano su uno spiazzo che diventerà il nostro parco giochi per un paio di ore, che pagheremo, in termini di tempo, più tardi. In mezzo alla strada , neanche a farlo apposta c’è una grande pozzanghera di fango che ci attende e nessuno di noi si tira indietro, ma l’oscar per il miglior protagonista se lo aggiudica il Signor Parodi. Uso Signor, con la S Maiuscola, perché è dalla partenza da Pavia che ho notato che sotto la Sahariana cerata cela una giacca con tanto di fazzoletto bianco nel taschino e, allora, lo sfido ad attraversare la pozzanghera in giacca….e lui lo fa. E mi sono dovuto ricredere, ho sempre pensato fosse un fighetto un po’ antipatico, e antipatico non lo è per niente, anzi.Parodi1Parodi2Parodi 3Sullo sterrato è un martello, seduto impassibile sulla su BMW supera tutti gli ostacoli come se non fosse affar suo mentre io combatto una lotta all’ultimo sangue con il manubrio per indicargli la strada che mi piacerebbe percorrere. Rischio la vita due volte quando la strada diventa una distesa di sassi, mi sembra di avere delle biglie sotto le ruote e per non farmi superare dall’unica ragazza in gara abbandono ogni istinto di sopravvivenza e accelero, accelero….troppo. La strada fa una curva verso destra e io sono troppo veloce, il freno anteriore è meglio scordarselo, potrei dare un colpo di gas e derapare, ma lo fanno i piloti, quelli veri. Opto per un pestone sul comando del freno posteriore, niente. Allora punto dritto verso il terrapieno e lo uso come il surfista usa l’onda e, miracolosamente, rimango in strada e in piedi. Non ho un cero con me se no mi fermerei ad accenderlo e continuo fino a raggiungere il gruppo che mi aspetta sull’asfalto.DSC_4755Ci sarebbero da percorrere ancora una settantina di chilometri, parte del gruppo ha già raggiunto il ristorante per vedere Valentino al Mugello, la vespa è in condizioni critiche dopo un impatto un po troppo duro su un masso quindi decidiamo di tagliare l’ultimo pezzo e puntare direttamente verso Sanremo. Solo in tre completeranno il percorso e sono tutti in questa foto.DSC_4458

Arrivano quando noi siamo intenti a mangiare delle ottime trofei al pesto, gli accogliamo con un grande applauso, è ora di brindare.DSC_4769Infine un ringraziamento a chi ha saputo organizzare questa due giorni di incredibile divertimento ed emozioni, grazie Matteo e , come si vocifera, ci rivediamo a Settembre.DSC_4470

Vintage ride_Giorno 1, wrong way

Eccomi qui, sull’altra sponda del guado, fiero e pronto ad affrontare qualunque strada mi si presenti davanti. Con fiera cautela mi accodo ai miei compagni di viaggio accampando la scusa che essendo sprovvisto di gps non posso essere di grande aiuto a capo del gruppo. La realtà è che non riesco a tenere la ruota neppure della vespa e, temendo un sorpasso di quest’ultima, preferisco mangiarmi una buona dose di polvere rimanendo dietro. Approfittando del fatto che l’intera brigata si è fermata al guado a fare foto riprendiamo la marcia cercando di guadagnare vantaggio utile alla classifica, ci facciamo spiegare la strada che meglio si adatta alla vespa e partiamo. Qualche decina di metri e arriviamo ad un bivio, il gps tentenna, Marco va in ricognizione ma non riesce a trovare tracce utili per la scelta. In quel preciso istante mi vengono in mente i versi di una poesia di Robert L. Frost, “the road not taken”, che più o meno recitava così: “Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta”

ed è esattamente quello che facciamo…..

invece di prendere la strada in salita decidiamo per quella verso valle e la differenza a cui accennava Frost si è palesata in un colpo solo.Percorriamo velocemente lo sterrato. Piccola buca con fango, la supero. Dosso, pozza di fango….la supero, curva a destra e…..Marco entra con la moto in una mega pozzanghera dalla quale, con la ruota posteriore, solleva un Geyser marrone e ,faticosamente, riesce ad uscirne. Paolo gli è a ruota, si lancia e…rimane lì, accelera ma la Vespa, come un battello sopraffatto dalla tempesta, affonda. Nel vero senso della parola. Il motore va in immersione e si spegne. Paolo è prigioniero, non ci resta che entrare nella pozzanghera e mentre io spingo Mauro tira e siamo fuori. Rimaniamo io e la mia BMW e non ci penso neanche di attraversare il fango, decido per il terrapieno a sinistra e sono dall’altra parte. Ormai è chiaro che abbiamo sbagliato strada ma non possiamo tornare indietro. La strada ci accompagna dolcemente a valle fino a quando non decide di venirci in aiuto per la tabella di marcia e muta pericolosamente la sua inclinazione. Mauro scompare grazie alle sue indubbie doti da pilota, davanti a me Paolo, con la sua vespa rossa, molla i freni, estrae le gambe dalla pedana e viene inghiottito dalla mulattiera. Io, che di dubbi ne ho molti sulle mie doti, inchiodo il freno posteriore e faccio cento metri a “spazzaneve”. Sono in piedi e sono salvo, la strada è di nuovo in piano. IMG_8929 (1) IMG_8928 (1)

Ritroviamo, oltre un prato, una strada asfaltata e delle case. Ci indicano come proseguire e ci ritroviamo al punto di partenza del dopopranzo. Non ce la sentiamo di ricominciare il percorso e ci dirigiamo verso Savona. Squalificati. Poco male, è una serata bellissima e arriviamo al mare. Sono fiero di quello che ho fatto e felice di essere ancora vivo, imbocchiamo l’Aurelia e arriviamo a Finale Ligure. Ci sono già delle moto e gli Advil, con le loro sul “carretto”. La notizia è che si sono persi quasi tutti e domani si continuerà senza classifica. Che giornata!DSC_4447 DSC_4454

Vintage ride_Giorno 1, Il guado

Grazie a Dio non è stato l’ultimo tagliolino…..ma l’inizio della mia avventura offroad. Dopo il caffè siamo pronti a partire, quasi, c’è ancora qualche moto che ha bisogno di una controllata, un GS80 con le pastiglie anteriori che non vogliono collaborare, ma ce la farà.DSC_4374Bastano pochi chilometri per rendermi conto che non posso più tornare indietro… entriamo nello sterrato inoltrandoci nella boscaglia, la strada curva leggerissimamente verso sinistra e ….scompare. Guardo a destra, vedo una persona su un ponticello di legno, brutto segno. Il mio cervello entra in modalità standby, in fondo al mio nervo ottico si accende un led rosso davanti al quale, una ad una, passano le diapositive più significative della mia vita:

  1. Io con la mia prima bicicletta, Carnielli, pieghevole,rossa con parafanghi gialli
  2. Papà che mi regala la Saltafoss versione Velocette a 4 rapporti, oro con parafango nero metallizzato
  3. Papà che mi regala la Leri da corsa, accessoriata turismo, sempre color oro metallizzato(una fissa), e mi strappa da una sicura carriera da fuoristradista

…..e capisco di essere perduto.

Davanti a me Marco e Paolo, per nulla intimoriti, si gettano nel guado e in un baleno sono dall’atra parte mentre io rimango solo con davanti….l’oceanoDSC_4378Mi guardo attorno e, al di là dei miei compagni di viaggio e un paio di fotografi pronti ad immortalare la mia disfatta non vedo novelli Mosè capaci di prosciugare lo specchio d’acqua che mi si para davanti. Raccolgo gli ultimi brandelli di dignità che mi sono rimasti e mi getto nell’acqua come se non ci fosse un domani e….sono di là. Al sicuro. I miei compagni si complimentano, i fotografi sono delusi, l’immagine di mia mamma che piange e di mia moglie che chiama l’assicuratore svaniscono e, come una farfalla che esce dal bozzolo, rinasco novello Edi Orioli in salsa ligure.DSC_4417

Sono un endurista

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The Reunion, parte 2

Come ha sempre detto mia mamma, il tardi fa la sera….e io l’ho trasformato nel mio credo, infatti sono sempre in ritardo. Ed è sera, quella che assomiglia alla notte, quasi mattino. Comunque siamo qui per concludere un discorso lasciato a metà. Bravi, bravi e ancora bravi, ecco cosa ci lascia The Reunion 2016. Due giorni spensierati, pieni di sole e facce sorridenti, l’occasione per vedere amici che non incroci da un po’ e la possibilità di camminare per qualche istante sull’ovale di Monza! Tante moto, agguerritissime sull’ottavo di miglio, tanta gente, agguerritissima davanti ai chioschi di ristoro. E quando, alle 13.30, finito di vedere le prove di accelerazione ci riversiamo tutti sullo “struscio” di The Reunion è il delirio. Sole, fame, sete, code e un vegetariano da sfamare. Avete mai avuto un amico vegetariano motociclista frequentatore di motoraduni e affini? Quando scocca l’ora di pranzo è come guidare una bici da corsa sul pavé ma senza sellino. In realtà i motociclisti odiano i vegetariani e per questo i raduni sono un tripudio di hamburger e salamelle, ma lui non cede e noi con lui…Dopo vari tentativi di guadagnarci un panino qualsiasi ripieghiamo sulla farinata, ma quella che ci sembrava una coda sopportabile in realtà celava uno stallo alla messicana, tanto che il pericolo di incrociare lo sguardo degli altri clienti ci spinge verso il truck della pizza….finita. Finita?! Sono le 13.45 e avete finito la pizza?! Non ci resta che inforcare le moto e uscire dal circuito. Troviamo un posto assurdo nei pressi della villa di Monza con tanto di ultimo giro delle superbike e rosticceria vegetariana. Io, per protesta,  prendo mezzo pollo arrosto e patatine fritte (cotti probabilmente la settimana precedente). Pago, ma prima di uscire mi faccio cancellare la memoria come in Man in Black per non ritrovare mai più quel locale. Purtroppo mi cancellano anche il ricordo della gara sull’ottavo di miglio, ma a dirla tutta non si era capito a che ora fosse. Si è fatto tardi ci salutiamo e andiamo a casa. Si, mi sono perso anche la finale dello sprint, ma ho visto le prove dove la splendida Cherry Salt ha dovuto alzare bandiera bianca per un guasto.DSC_3356 Però a conti fatti questa Reunion rimane un’esperienza positiva. Per l’anno prossimo mi riprometto di seguirla tutta sperando di trovare un catering da sagra di paese, svelti e mai a secco…. Di foto ne metto poche (c’erano più macchine fotografiche che fotografi e non farete fatica a trovarne di bellissime online)DSC_3389 DSC_3397 però il “filmino” l’ho fatto. Ciao

The Reunion, parte 1

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L’anno scorso ho bucato l’appuntamento, ma quest’anno non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Il tempo meraviglioso, anche se sabato nubi minacciose accerchiavano l’evento, ha regalato una 2 giorni ricca di presenze ed emozioni. Nonostante un fastidioso impegno sabato ho raggiunto la manifestazione alle 18.30. Incrociando molte moto che se ne andavano mi è venuto il dubbio di essere arrivato troppo tardi, invece sono state le 2 ore meglio spese del week end. Poca gente tra gli stand, l’incontro di vecchi e nuovi amici, con i quali affronteremo la Milano Sanremo il prossimo fine settimana, e un meraviglioso cocktail al bar di Deus hanno allietato la serata. Nella luce di un meraviglioso tramonto mi sono aggirato tra le tende dei preparatori ad ammirare la moltitudine di special esposte. Davvero moltissime, quasi da far concorrenza al Wheels and Waves, complice anche la presenza ufficiale di case come Moto Guzzi , Yamaha, Triumph, Harley Davidson e BMW. Non ci sono i pezzi da novanta che si incontrano sulla costa francese ma il meglio della produzione nostrana. Era presente tutto il cast di Lord of Bike e OMT Garage, vincitore della prima edizione del programma di Sky, ha esposto, a mio avviso, una delle più belle moto presenti alla kermesse che avevo gia notato al bike shed di Parigi ad Aprile.DSC_3306 DSC_2821

Simpatia e concretezza della prestazione sull’ovale di terra, che li porta sul terzo gradino del podio, sono gli ingredienti degli stilosissimi Anvil Motociclette, poche moto ma tante magliette…Qua e là qualche pezzo pregiato come la Yamaha di VibrazioniArtDesignDSC_3161 e, in fondo all’esposizione, quasi defilati , di fronte all’inarrestabile DJ in overdose di RedBull, lo stand di South Garage. Come ci hanno abituato espongono moto curatissime in ogni dettaglio, che mettono quasi in soggezione. Restiamo poco perché il visitatore non viene travolto dall’ospitalità partenopea che ti aspetteresti di trovare lì.DSC_3135 Cosa che invece succede allo stand di Emporio Elaborazioni Meccaniche Roma, appena mi avvicino con i miei amici al loro ultimo progetto veniamo accolti con un “ciao ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”. Non è una sorpresa, quando li ho conosciuti 2 anni fa a Parigi al mio primo Bike Shed si sono comportati allo stesso modo. Da prendere come esempio. Come la loro Transalp con carburatore doppio corpo di derivazione automobilistico e radiatore sotto sella.DSC_3303

Unico neo della manifestazione la totale assenza di indicazione dei campi di gara e la mancata pubblicazione degli orari degli eventi che ha lasciato i visitatori un po’ allo sbando. Tanto che anche io, che sono conosciuto con il soprannome di tuttocittà, tale è la mia capacità di perdermi, non sono riuscito a vedere l’ovale di dire track. Mi sono consolato con uno shooting privato di derapate che mi ha regalato Luca Viglio in sella ad una Yamaha SR400 di Deus Ex Machina.
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domani vi parlo del resto e magari riesco a postare il video

Mi faccio la special – Prequel

E poi arriva quel giorno in cui sfogli una rivista e incontri questo mondo magico fatto di ferro, olio e ….camice a scacchi. Se non ti vuoi far mancare nulla anche una lunga e folta barba ma, attenzione, questo potrebbe portarti verso una deriva fatta di balsamo profumato, crema contorno occhi e brillantina per scolpire tornanti inimmaginabili su chiome che potrebbero sfidare la galleria del vento. Al di là del contorno che arricchisce questo nostro meraviglioso mondo, quello che mi ha colpito di più è stata l’apparente facilità di crearsi nel garage qualcosa di unico e irripetibile, la tua special. Certo è facile a dirsi, prendi una moto anni 70/80 funzionante, la smonti, mischi dei pezzi presi da moto più moderne e…..ti accorgi che ti sei dimenticato di progettare il risultato al quale ambivi. Risultato, ti ritrovi come davanti ad una scatola di Lego senza istruzioni. Ma come? Se ce l’hanno fatta quei buontemponi di Deus, che non fanno altro che passare le loro giornate sul surf, io non ce la posso fare? Insomma, le fanno anche quelli di ICON 1000!! E che moto. Quindi che fare!? Con il cuore carico di speranze e la mente offuscata da immagini meravigliose di come sarà la tua special ti metti alla ricerca di uno “specialista” capace di dar forma alle tue idee……….e, con il sorriso ingenuo di un bambino, inizi a camminare su una fune fatta di stracci, sospesa su uno strapiombo di centinaia di metri che, sul fondo, è popolato da coccodrilli, piranha, draghi e venditori di contratti telefonici.

Insomma, sono partito da qui.IMG_4309

Cafè Zero

Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?zero-sr-2016

Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.custom-zero-sr-electric-motorcycle-8 custom-zero-sr-electric-motorcycle-2 custom-zero-sr-electric-motorcycle-1 custom-zero-sr-electric-motorcycle

Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.IMG_8764