The Reunion, parte 1

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L’anno scorso ho bucato l’appuntamento, ma quest’anno non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Il tempo meraviglioso, anche se sabato nubi minacciose accerchiavano l’evento, ha regalato una 2 giorni ricca di presenze ed emozioni. Nonostante un fastidioso impegno sabato ho raggiunto la manifestazione alle 18.30. Incrociando molte moto che se ne andavano mi è venuto il dubbio di essere arrivato troppo tardi, invece sono state le 2 ore meglio spese del week end. Poca gente tra gli stand, l’incontro di vecchi e nuovi amici, con i quali affronteremo la Milano Sanremo il prossimo fine settimana, e un meraviglioso cocktail al bar di Deus hanno allietato la serata. Nella luce di un meraviglioso tramonto mi sono aggirato tra le tende dei preparatori ad ammirare la moltitudine di special esposte. Davvero moltissime, quasi da far concorrenza al Wheels and Waves, complice anche la presenza ufficiale di case come Moto Guzzi , Yamaha, Triumph, Harley Davidson e BMW. Non ci sono i pezzi da novanta che si incontrano sulla costa francese ma il meglio della produzione nostrana. Era presente tutto il cast di Lord of Bike e OMT Garage, vincitore della prima edizione del programma di Sky, ha esposto, a mio avviso, una delle più belle moto presenti alla kermesse che avevo gia notato al bike shed di Parigi ad Aprile.DSC_3306 DSC_2821

Simpatia e concretezza della prestazione sull’ovale di terra, che li porta sul terzo gradino del podio, sono gli ingredienti degli stilosissimi Anvil Motociclette, poche moto ma tante magliette…Qua e là qualche pezzo pregiato come la Yamaha di VibrazioniArtDesignDSC_3161 e, in fondo all’esposizione, quasi defilati , di fronte all’inarrestabile DJ in overdose di RedBull, lo stand di South Garage. Come ci hanno abituato espongono moto curatissime in ogni dettaglio, che mettono quasi in soggezione. Restiamo poco perché il visitatore non viene travolto dall’ospitalità partenopea che ti aspetteresti di trovare lì.DSC_3135 Cosa che invece succede allo stand di Emporio Elaborazioni Meccaniche Roma, appena mi avvicino con i miei amici al loro ultimo progetto veniamo accolti con un “ciao ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”. Non è una sorpresa, quando li ho conosciuti 2 anni fa a Parigi al mio primo Bike Shed si sono comportati allo stesso modo. Da prendere come esempio. Come la loro Transalp con carburatore doppio corpo di derivazione automobilistico e radiatore sotto sella.DSC_3303

Unico neo della manifestazione la totale assenza di indicazione dei campi di gara e la mancata pubblicazione degli orari degli eventi che ha lasciato i visitatori un po’ allo sbando. Tanto che anche io, che sono conosciuto con il soprannome di tuttocittà, tale è la mia capacità di perdermi, non sono riuscito a vedere l’ovale di dire track. Mi sono consolato con uno shooting privato di derapate che mi ha regalato Luca Viglio in sella ad una Yamaha SR400 di Deus Ex Machina.
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domani vi parlo del resto e magari riesco a postare il video

ICON 1000

Icon 1000 produce abbigliamento e accessori per motociclisti in quel di Portland, cittadina dell’Oregon che, nonostante la vicinanza con il Canada, complice il vicino oceano Pacifico, ha un clima abbastanza clemente verso i motociclisti. Non fa il freddo che ci si aspetta ma comunque hanno una media di 250 giorni di pioggia all’anno. Sarà per questo motivo, o forse perché la città fu fondata dai cacciatori di pellicce provenienti da Vancouver, che i ragazzi, di cui si riesce a sapere pochissimo dalla “rete”, fanno abbigliamento di grande qualità. Ma non solo. A chi ama le special e sta attento a quello che accade in questo variegato mondo non sono sfuggite alcune delle loro special, nate per far da traino al marchio, incredibilmente belle. Come Präem, alias Holographic Hammer, Icon 1000 sono il termometro delle tendenze in fatto di special. La tendenza del “less is best”, che ha contraddistinto la realizzazione di special dai pionieri di Deus ex Machina fino a Roland Sands, sta lasciando il posto allo step successivo, quello introdotto, secondo me inconsapevolmente, da quel matto di El Solitario con la carena “fantasma” della sua Impostor (su base NineT).Almeno in Europa perché, ad essere sinceri, Kochi Fujita di An-Bu Custom Motorcycle ha caratterizzato la sua produzione di special con l’utilizzo di bombatissime carene stile anni 60, quelle dietro le quali Agostini faceva incetta di Gran Premi, in salsa Miyazaki, per intenderci il papà dei manga animati tanto amati dai motociclisti giapponesi.el-solitario-impostor-savage-2

el solitario

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an-bu custom motorcycle

Ma tornando ad Icon 1000 vediamo di cosa sono capaci. Ogni anno in occasione del “The One Show”, il “The Bike Shed” d’oltre oceano che da 7 anni si tiene a Portland, presentano una nuova special. Le loro produzioni sono sempre accompagnate da video realizzati per esaltare le già spettacolari moto che riescono a tirare fuori dal loro magico cilindro….

Major Tom, una Gsxr 750 del 1986 con carena rivisitata, scarico 4 in 1 con terminale Yoshimura, forcella a steli rovesciati del decennio successivo al suo, forcellone allungato e cerchi in alluminio donato da un’Harley Davidson.

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Iron Lung, realizzazione di qualche anno fa, su base Harley 883 del 1991 con cilindrata portata a 1200 cc si ispira alle gare di endurance americane. Con una ciclistica totalmente rivisitata, nuove sospensioni posteriori e avantreno trapiantato grazie a nuove piastre artigianali, la moto sembra un proiettile d’oro pronto a seminare gli avversari sopraffatti dall’ululato del doppio scarico Supertrapp.

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La mia preferita? La New Jack su base Katana 1100 cc del 1982. ma merita uno spazio tutto suo.

Cafè Zero

Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?zero-sr-2016

Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.custom-zero-sr-electric-motorcycle-8 custom-zero-sr-electric-motorcycle-2 custom-zero-sr-electric-motorcycle-1 custom-zero-sr-electric-motorcycle

Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.IMG_8764

Who are Mokka Cycles?

“Just a small team” è quello che c’è scritto sul loro sito. Due ragazzi di Budapest con una profonda passione per le moto cool e, devo dire con sincerità, che le loro realizzazioni non deludono mai, che si tratti di una moto 50 cc o di cilindrata superiore . Li avevamo notati già l’anno scorso, sempre a Parigi, e ci avevano colpito la cura e la raffinatezza dei dettagli che avevano le loro creature, nonostante fossero poco più di un ciclomotore. Quest’anno la stella di casa era indiscutibilmente Mokka Phylia, tubone anni ’80 personalizzato in collaborazione con Zsófi Fenyvesi. Designer, artista, skater, biker, sognatrice, questo è il profilo con il quale si descrive, ha creato Phylia a Budapest. Un contenitore creativo dove realizza personalizzazioni di skateboard, mobili, crea tessuti e opere d’arte con la freschezza e l’energia di una ragazza che strizza l’occhio a tutto il bello che ci ha regalato il design anni ’70. 10 e lode anche quest’anno, non deludono con le moto e, devo ammettere, anche con le collaborazioni.

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Parigi again

Lo so, il rischio di diventare noiosi e un po’ monotematici c’è. D’altra parte a Parigi c’è così tanto da vedere e da fare…..Ad esempio non vi ho parlato della Brigade. Meravigliosa presenza lo scorso anno all’ingresso di Bike Shed, davano conforto agli affamati visitatori con dei meravigliosi vassoietti d’asporto contenenti un letto di gustosissime patatine sormontate da un petto d’anatra alla piastra che non ti aspetti possa essere servito da un food truck.

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Ahimè quest’anno non li abbiamo ritrovati….almeno lì. Anche chiamando a raccolta tutta la parte vegetariana che si cela nella mia coscienza, sicuramente in qualche parte molto nascosta, non potevo andarmene senza assaporare quella delizia, infatti li abbiamo trovati (io e la mia parte carnivora, quella molto più facile da scovare), ma questa è un altra storia……con la quale vi annoierò…..diciamo domani, se ne avete voglia. Vi lascio al video dello scorso anno, mi ha regalato grandi soddisfazioni , 14000 visualizzazioni. I miei amici lo trovano noioso, ma si sà…a Parigi c’è cosi tanto da vedere……

e poi arriva Präem

…e poi, come un ceffone, arriva Präem. Ancora una volta i fratelli Berneron lasciano la platea a bocca aperta scaricando dal van una creatura che solo il loro estro poteva immaginare. Una BMW S1000RR catapultata alla 8 ore di Suzuka del 1980 pronta a battagliare con la Suzuki Yoshimura GS1000. Ridisegnato il serbatoio in alluminio, alleggerite le ruote e modellata la fibra di carbonio con eleganza, presentano la moto che sarà ricordata come la migliore realizzazione “retròracer” del 2016. Da sempre fan di Holographic Hammer rimango impressionato ogni volta che i ragazzi mettono mano alla chiave inglese, in chiave francese…..

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