Mi faccio la special _ chapter 1

Lo avevo anticipato il 12 maggio e ora, con la convocazione per il 10 Giugno alla Punk’s Peak a Jaizkibel organizzata in occasione del Wheels & Waves è ora di raccontare la storia della Bugiarda/o, il nome che ho dato alla mia Buell XB9R del 2003. The Liar.

Subito dopo il ritorno dal mio primo Wheels & Waves, inebriato dall’energia esplosiva dell’evento sulle rive dell’oceano, mi imbatto in un’immagine che mi si pianta nel cervello.IMG_4316Vedo questa tavola di Holographic Hammer e, come Saulo (vedi la conversione di San Paolo ndr), vengo folgorato sulla via per Damasco. Vendo il mio GS adv 1200 e mi metto alla ricerca di una Buell in buone condizioni. E la trovo.IMG_4304Raggiungo Modena con due cari amici e la portiamo a casa. Funziona, è bellissima. Mi è sempre piaciuta e non vedo l’ora di trasformarla in qualcosa di unico. Come da layout la prima cosa sono le ruote che, anche se quelle originali sono bellissime, vanno sostituite con due cerchi a raggi e, neanche a farlo apposta, salta fuori un amico che ne ha due disponibili. Sono due bellissimi cerchi Kineo, ma per una Ducati e quindi vanno adattati eliminando il disco perimetrale e modificando l’attacco delle pinze.IMG_4322Allora, dato che ci siamo,non mi faccio mancare nulla e trovo un avantreno di una R6 con pinze radiali alzando ancora un po’ l’asticella delle difficoltà. I primi ingredienti ci sono, ora bisogna solo miscelarli. Per fare le nuove flange per adattare i cerchi e il nuovo perno forcelle per montarle sul telaio Buell mi affido ad una nota officina milanese nota per riparare telai di ogni genere. Mi confermano la possibilità di realizzare il lavoro, mi fanno il preventivo e si parte. Dopo 30 giorni mi viene riconsegnata la moto e, nel momento in cui monto le pinze sull’avantreno mi accorgo che il disco è pericolosamente vicino al fondo della pinza, pare decentrato. Porto la moto ad un meccanico Harley dalle parti di Linate che promette, per una determinata cifra, di rifarmi l’impianto elettrico. Come da copione mi consiglia una serie di lavori (che risulteranno totalmente inutili) che raddoppiano di colpo il preventivo. Inizia a serpeggiare nella mia testa l’incubo della malafede che si manifesta nel momento in cui insisto ad avere un preventivo definitivo dei lavori da effettuare che risulta essere quattro volte superiore a quello iniziale. Ringrazio , raccolgo i pezzi e me la do a gambe. I dubbi sui primi lavori per il montaggio dei cerchi e della forcella rimangono, spingendola in piano avanza come un mastino scazzato…..Inizio a fare ricerche e individuo un nuovo meccanico, ci sentiamo al telefono, è competente, abbastanza simpatico e mi apre la sua officina come fosse casa mia. Parte il controllo ai lavori fatti e subito ci si accorge del totale disastro che mi hanno consegnato. Mozzo della forcella corto, ha solo due filetti del bullone che lo tengono “stretto”, il canotto ha un diametro sbagliato, in frenata le forcelle sbacchettano, mozzi anteriori con fori decentrati dei dischi che sono stati limati nelle guide interne per farli entrare nei nuovi mozzi. Le pinze sono a tre millimetri dai raggi. Mozzo posteriore a “banana”, la ruota è inclinata verso destra…….IMG_5942 IMG_5932 IMG_5939Sono allibito, il meccanico mi conferma che se avessi usato la moto avrei rischiato non poco. Con la dichiarazione del meccanico e le foto torno dai primi “specialisti” e con non poche discussioni e minacce mi faccio restituire i soldi e i pezzi rovinati. Inutile dire che non ci rimetterò più piede. Ritorno da quello che vedo come il mio salvatore e gli affido il progetto indicando una cifra limite da non superare e un tempo di massima per la consegna…….Siamo a febbraio 2015 e ha inizio il mio incubo.

Vintage ride_Giorno 1, wrong way

Eccomi qui, sull’altra sponda del guado, fiero e pronto ad affrontare qualunque strada mi si presenti davanti. Con fiera cautela mi accodo ai miei compagni di viaggio accampando la scusa che essendo sprovvisto di gps non posso essere di grande aiuto a capo del gruppo. La realtà è che non riesco a tenere la ruota neppure della vespa e, temendo un sorpasso di quest’ultima, preferisco mangiarmi una buona dose di polvere rimanendo dietro. Approfittando del fatto che l’intera brigata si è fermata al guado a fare foto riprendiamo la marcia cercando di guadagnare vantaggio utile alla classifica, ci facciamo spiegare la strada che meglio si adatta alla vespa e partiamo. Qualche decina di metri e arriviamo ad un bivio, il gps tentenna, Marco va in ricognizione ma non riesce a trovare tracce utili per la scelta. In quel preciso istante mi vengono in mente i versi di una poesia di Robert L. Frost, “the road not taken”, che più o meno recitava così: “Divergevano due strade in un bosco, ed io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta”

ed è esattamente quello che facciamo…..

invece di prendere la strada in salita decidiamo per quella verso valle e la differenza a cui accennava Frost si è palesata in un colpo solo.Percorriamo velocemente lo sterrato. Piccola buca con fango, la supero. Dosso, pozza di fango….la supero, curva a destra e…..Marco entra con la moto in una mega pozzanghera dalla quale, con la ruota posteriore, solleva un Geyser marrone e ,faticosamente, riesce ad uscirne. Paolo gli è a ruota, si lancia e…rimane lì, accelera ma la Vespa, come un battello sopraffatto dalla tempesta, affonda. Nel vero senso della parola. Il motore va in immersione e si spegne. Paolo è prigioniero, non ci resta che entrare nella pozzanghera e mentre io spingo Mauro tira e siamo fuori. Rimaniamo io e la mia BMW e non ci penso neanche di attraversare il fango, decido per il terrapieno a sinistra e sono dall’altra parte. Ormai è chiaro che abbiamo sbagliato strada ma non possiamo tornare indietro. La strada ci accompagna dolcemente a valle fino a quando non decide di venirci in aiuto per la tabella di marcia e muta pericolosamente la sua inclinazione. Mauro scompare grazie alle sue indubbie doti da pilota, davanti a me Paolo, con la sua vespa rossa, molla i freni, estrae le gambe dalla pedana e viene inghiottito dalla mulattiera. Io, che di dubbi ne ho molti sulle mie doti, inchiodo il freno posteriore e faccio cento metri a “spazzaneve”. Sono in piedi e sono salvo, la strada è di nuovo in piano. IMG_8929 (1) IMG_8928 (1)

Ritroviamo, oltre un prato, una strada asfaltata e delle case. Ci indicano come proseguire e ci ritroviamo al punto di partenza del dopopranzo. Non ce la sentiamo di ricominciare il percorso e ci dirigiamo verso Savona. Squalificati. Poco male, è una serata bellissima e arriviamo al mare. Sono fiero di quello che ho fatto e felice di essere ancora vivo, imbocchiamo l’Aurelia e arriviamo a Finale Ligure. Ci sono già delle moto e gli Advil, con le loro sul “carretto”. La notizia è che si sono persi quasi tutti e domani si continuerà senza classifica. Che giornata!DSC_4447 DSC_4454

Vintage ride_Giorno 1, Il guado

Grazie a Dio non è stato l’ultimo tagliolino…..ma l’inizio della mia avventura offroad. Dopo il caffè siamo pronti a partire, quasi, c’è ancora qualche moto che ha bisogno di una controllata, un GS80 con le pastiglie anteriori che non vogliono collaborare, ma ce la farà.DSC_4374Bastano pochi chilometri per rendermi conto che non posso più tornare indietro… entriamo nello sterrato inoltrandoci nella boscaglia, la strada curva leggerissimamente verso sinistra e ….scompare. Guardo a destra, vedo una persona su un ponticello di legno, brutto segno. Il mio cervello entra in modalità standby, in fondo al mio nervo ottico si accende un led rosso davanti al quale, una ad una, passano le diapositive più significative della mia vita:

  1. Io con la mia prima bicicletta, Carnielli, pieghevole,rossa con parafanghi gialli
  2. Papà che mi regala la Saltafoss versione Velocette a 4 rapporti, oro con parafango nero metallizzato
  3. Papà che mi regala la Leri da corsa, accessoriata turismo, sempre color oro metallizzato(una fissa), e mi strappa da una sicura carriera da fuoristradista

…..e capisco di essere perduto.

Davanti a me Marco e Paolo, per nulla intimoriti, si gettano nel guado e in un baleno sono dall’atra parte mentre io rimango solo con davanti….l’oceanoDSC_4378Mi guardo attorno e, al di là dei miei compagni di viaggio e un paio di fotografi pronti ad immortalare la mia disfatta non vedo novelli Mosè capaci di prosciugare lo specchio d’acqua che mi si para davanti. Raccolgo gli ultimi brandelli di dignità che mi sono rimasti e mi getto nell’acqua come se non ci fosse un domani e….sono di là. Al sicuro. I miei compagni si complimentano, i fotografi sono delusi, l’immagine di mia mamma che piange e di mia moglie che chiama l’assicuratore svaniscono e, come una farfalla che esce dal bozzolo, rinasco novello Edi Orioli in salsa ligure.DSC_4417

Sono un endurista

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The Reunion, parte 1

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L’anno scorso ho bucato l’appuntamento, ma quest’anno non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Il tempo meraviglioso, anche se sabato nubi minacciose accerchiavano l’evento, ha regalato una 2 giorni ricca di presenze ed emozioni. Nonostante un fastidioso impegno sabato ho raggiunto la manifestazione alle 18.30. Incrociando molte moto che se ne andavano mi è venuto il dubbio di essere arrivato troppo tardi, invece sono state le 2 ore meglio spese del week end. Poca gente tra gli stand, l’incontro di vecchi e nuovi amici, con i quali affronteremo la Milano Sanremo il prossimo fine settimana, e un meraviglioso cocktail al bar di Deus hanno allietato la serata. Nella luce di un meraviglioso tramonto mi sono aggirato tra le tende dei preparatori ad ammirare la moltitudine di special esposte. Davvero moltissime, quasi da far concorrenza al Wheels and Waves, complice anche la presenza ufficiale di case come Moto Guzzi , Yamaha, Triumph, Harley Davidson e BMW. Non ci sono i pezzi da novanta che si incontrano sulla costa francese ma il meglio della produzione nostrana. Era presente tutto il cast di Lord of Bike e OMT Garage, vincitore della prima edizione del programma di Sky, ha esposto, a mio avviso, una delle più belle moto presenti alla kermesse che avevo gia notato al bike shed di Parigi ad Aprile.DSC_3306 DSC_2821

Simpatia e concretezza della prestazione sull’ovale di terra, che li porta sul terzo gradino del podio, sono gli ingredienti degli stilosissimi Anvil Motociclette, poche moto ma tante magliette…Qua e là qualche pezzo pregiato come la Yamaha di VibrazioniArtDesignDSC_3161 e, in fondo all’esposizione, quasi defilati , di fronte all’inarrestabile DJ in overdose di RedBull, lo stand di South Garage. Come ci hanno abituato espongono moto curatissime in ogni dettaglio, che mettono quasi in soggezione. Restiamo poco perché il visitatore non viene travolto dall’ospitalità partenopea che ti aspetteresti di trovare lì.DSC_3135 Cosa che invece succede allo stand di Emporio Elaborazioni Meccaniche Roma, appena mi avvicino con i miei amici al loro ultimo progetto veniamo accolti con un “ciao ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”. Non è una sorpresa, quando li ho conosciuti 2 anni fa a Parigi al mio primo Bike Shed si sono comportati allo stesso modo. Da prendere come esempio. Come la loro Transalp con carburatore doppio corpo di derivazione automobilistico e radiatore sotto sella.DSC_3303

Unico neo della manifestazione la totale assenza di indicazione dei campi di gara e la mancata pubblicazione degli orari degli eventi che ha lasciato i visitatori un po’ allo sbando. Tanto che anche io, che sono conosciuto con il soprannome di tuttocittà, tale è la mia capacità di perdermi, non sono riuscito a vedere l’ovale di dire track. Mi sono consolato con uno shooting privato di derapate che mi ha regalato Luca Viglio in sella ad una Yamaha SR400 di Deus Ex Machina.
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domani vi parlo del resto e magari riesco a postare il video

ICON 1000

Icon 1000 produce abbigliamento e accessori per motociclisti in quel di Portland, cittadina dell’Oregon che, nonostante la vicinanza con il Canada, complice il vicino oceano Pacifico, ha un clima abbastanza clemente verso i motociclisti. Non fa il freddo che ci si aspetta ma comunque hanno una media di 250 giorni di pioggia all’anno. Sarà per questo motivo, o forse perché la città fu fondata dai cacciatori di pellicce provenienti da Vancouver, che i ragazzi, di cui si riesce a sapere pochissimo dalla “rete”, fanno abbigliamento di grande qualità. Ma non solo. A chi ama le special e sta attento a quello che accade in questo variegato mondo non sono sfuggite alcune delle loro special, nate per far da traino al marchio, incredibilmente belle. Come Präem, alias Holographic Hammer, Icon 1000 sono il termometro delle tendenze in fatto di special. La tendenza del “less is best”, che ha contraddistinto la realizzazione di special dai pionieri di Deus ex Machina fino a Roland Sands, sta lasciando il posto allo step successivo, quello introdotto, secondo me inconsapevolmente, da quel matto di El Solitario con la carena “fantasma” della sua Impostor (su base NineT).Almeno in Europa perché, ad essere sinceri, Kochi Fujita di An-Bu Custom Motorcycle ha caratterizzato la sua produzione di special con l’utilizzo di bombatissime carene stile anni 60, quelle dietro le quali Agostini faceva incetta di Gran Premi, in salsa Miyazaki, per intenderci il papà dei manga animati tanto amati dai motociclisti giapponesi.el-solitario-impostor-savage-2

el solitario

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Ma tornando ad Icon 1000 vediamo di cosa sono capaci. Ogni anno in occasione del “The One Show”, il “The Bike Shed” d’oltre oceano che da 7 anni si tiene a Portland, presentano una nuova special. Le loro produzioni sono sempre accompagnate da video realizzati per esaltare le già spettacolari moto che riescono a tirare fuori dal loro magico cilindro….

Major Tom, una Gsxr 750 del 1986 con carena rivisitata, scarico 4 in 1 con terminale Yoshimura, forcella a steli rovesciati del decennio successivo al suo, forcellone allungato e cerchi in alluminio donato da un’Harley Davidson.

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Iron Lung, realizzazione di qualche anno fa, su base Harley 883 del 1991 con cilindrata portata a 1200 cc si ispira alle gare di endurance americane. Con una ciclistica totalmente rivisitata, nuove sospensioni posteriori e avantreno trapiantato grazie a nuove piastre artigianali, la moto sembra un proiettile d’oro pronto a seminare gli avversari sopraffatti dall’ululato del doppio scarico Supertrapp.

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La mia preferita? La New Jack su base Katana 1100 cc del 1982. ma merita uno spazio tutto suo.

Mi faccio la special – Prequel

E poi arriva quel giorno in cui sfogli una rivista e incontri questo mondo magico fatto di ferro, olio e ….camice a scacchi. Se non ti vuoi far mancare nulla anche una lunga e folta barba ma, attenzione, questo potrebbe portarti verso una deriva fatta di balsamo profumato, crema contorno occhi e brillantina per scolpire tornanti inimmaginabili su chiome che potrebbero sfidare la galleria del vento. Al di là del contorno che arricchisce questo nostro meraviglioso mondo, quello che mi ha colpito di più è stata l’apparente facilità di crearsi nel garage qualcosa di unico e irripetibile, la tua special. Certo è facile a dirsi, prendi una moto anni 70/80 funzionante, la smonti, mischi dei pezzi presi da moto più moderne e…..ti accorgi che ti sei dimenticato di progettare il risultato al quale ambivi. Risultato, ti ritrovi come davanti ad una scatola di Lego senza istruzioni. Ma come? Se ce l’hanno fatta quei buontemponi di Deus, che non fanno altro che passare le loro giornate sul surf, io non ce la posso fare? Insomma, le fanno anche quelli di ICON 1000!! E che moto. Quindi che fare!? Con il cuore carico di speranze e la mente offuscata da immagini meravigliose di come sarà la tua special ti metti alla ricerca di uno “specialista” capace di dar forma alle tue idee……….e, con il sorriso ingenuo di un bambino, inizi a camminare su una fune fatta di stracci, sospesa su uno strapiombo di centinaia di metri che, sul fondo, è popolato da coccodrilli, piranha, draghi e venditori di contratti telefonici.

Insomma, sono partito da qui.IMG_4309

Cafè Zero

Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?zero-sr-2016

Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.custom-zero-sr-electric-motorcycle-8 custom-zero-sr-electric-motorcycle-2 custom-zero-sr-electric-motorcycle-1 custom-zero-sr-electric-motorcycle

Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.IMG_8764

Who are Mokka Cycles?

“Just a small team” è quello che c’è scritto sul loro sito. Due ragazzi di Budapest con una profonda passione per le moto cool e, devo dire con sincerità, che le loro realizzazioni non deludono mai, che si tratti di una moto 50 cc o di cilindrata superiore . Li avevamo notati già l’anno scorso, sempre a Parigi, e ci avevano colpito la cura e la raffinatezza dei dettagli che avevano le loro creature, nonostante fossero poco più di un ciclomotore. Quest’anno la stella di casa era indiscutibilmente Mokka Phylia, tubone anni ’80 personalizzato in collaborazione con Zsófi Fenyvesi. Designer, artista, skater, biker, sognatrice, questo è il profilo con il quale si descrive, ha creato Phylia a Budapest. Un contenitore creativo dove realizza personalizzazioni di skateboard, mobili, crea tessuti e opere d’arte con la freschezza e l’energia di una ragazza che strizza l’occhio a tutto il bello che ci ha regalato il design anni ’70. 10 e lode anche quest’anno, non deludono con le moto e, devo ammettere, anche con le collaborazioni.

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Parigi again

Lo so, il rischio di diventare noiosi e un po’ monotematici c’è. D’altra parte a Parigi c’è così tanto da vedere e da fare…..Ad esempio non vi ho parlato della Brigade. Meravigliosa presenza lo scorso anno all’ingresso di Bike Shed, davano conforto agli affamati visitatori con dei meravigliosi vassoietti d’asporto contenenti un letto di gustosissime patatine sormontate da un petto d’anatra alla piastra che non ti aspetti possa essere servito da un food truck.

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Ahimè quest’anno non li abbiamo ritrovati….almeno lì. Anche chiamando a raccolta tutta la parte vegetariana che si cela nella mia coscienza, sicuramente in qualche parte molto nascosta, non potevo andarmene senza assaporare quella delizia, infatti li abbiamo trovati (io e la mia parte carnivora, quella molto più facile da scovare), ma questa è un altra storia……con la quale vi annoierò…..diciamo domani, se ne avete voglia. Vi lascio al video dello scorso anno, mi ha regalato grandi soddisfazioni , 14000 visualizzazioni. I miei amici lo trovano noioso, ma si sà…a Parigi c’è cosi tanto da vedere……