Cafè Zero

Non è la presentazione di un prodotto Algida o una nuova miscela di caffè che scopriremo stasera, ma di una rivoluzione ormai inevitabile. Se poi ci mettono lo zampino White Collar Bike è chiaro che la rivoluzione è pronta a scoppiare. Alzi la mano chi non vorrebbe una Cafè Racer potente come una Suzuki Hayabusa alla quale fare il pieno alla presa della corrente di casa?zero-sr-2016

Quella che vedete sopra è la Zero SR, modello sportivo della Zero Motorcycle, costruttore di moto elettriche californiano. Superato lo shock dell’assoluta mancanza di un benché minimo rumore proveniente dal motore, quello che non mi spingerebbe a spendere 18.00,00 euro per portarmela a casa è il design. Rispetto alle moto elettriche viste fino ad oggi è la più aggraziata di tutte, ma trasmette poco fascino e pare se ne siano accorti anche a Scotts Valley, tanto che la soluzione l’hanno trovata in Indonesia. Ram Ram Januar ha ricevuto una SR e la prima cosa che ha fatto è stato smontarla completamente tenendo al loro posto solo il pacco batteria, trasmissione con braccio posteriore e telaio. Da una yamaha R1 ha prelevato la forcella anteriore con pinze radiali, ha costruito i cerchi a raggi, realizzato nuove piastre da alloggiare nel telaio e ha ricoperto il tutto con un elegante carena in carbonio. Vista la mancanza del cambio, e quindi della leva della frizione, Ram Ram Januar ha spostato il comando del freno posteriore al manubrio. Il risultato lo vedete qui sotto.custom-zero-sr-electric-motorcycle-8 custom-zero-sr-electric-motorcycle-2 custom-zero-sr-electric-motorcycle-1 custom-zero-sr-electric-motorcycle

Io la comprerei. Il lavoro fatto da Ram Ram Januar ha dell’incredibile, dare credibilità ad una moto di difficile impatto. E pensare che il costruttore non lo fa neppure a tempo pieno. Con un po’ di km di autonomia in più e delle infrastrutture “amiche” la diffusione di moto del genere sarà inevitabile. Per ora i dati di mercato indicano che le vendite annue di Zero Motorcycle sono pari a quelle che Harley Davidson realizza in due giorni. Ma staremo a vedere. E’ la stessa cosa che mi ha detto mia figlia quando ha deciso che mi avrebbe preparato il pranzo realizzando un hamburger senza l’utilizzo del pane. Mi sono seduto a tavola e, fiero di fronte a me, ho trovato un meraviglioso hamburger. Alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto di provarlo e, a parte la strana consistenza del pane, era proprio buono. Bianco d’uovo montato a neve e messo a cuocere in forno, ecco cosa avvolgeva quel buonissimo hamburger. Una follia? Staremo a vedere.IMG_8764

La Brigade

Ci eravamo lasciati con una promessa, quella di raccontarvi un altra storia, quella della Brigade(http://www.la-brigade.fr/#top). Grazie al Bike Shed 2015 abbiamo avuto modo di conoscere questi gourmet a quattro ruote. Tradito più volte dai “food truck de’ noiartri” (traduco: dagli ambulanti del nostro bel paese) mi avvicino con diffidenza a questo tipo di ristorazione, esattamente al contrario di chi ha la pazienza di accompagnarmi durante queste mie avventure. A volte mi devo ricredere e quella è stata una di quelle volte. L’idea di Tristan Clémençon ed Edward Katz era quella di creare il primo food truck per carnivori dal palato fine e, con l’aiuto di Clemente conosciuto con il nome di battaglia”Moustachef”, hanno creato un menù che ha come dogma l’utilizzo delle più belle materie prime provenienti dai migliori macellai de ile de France (https://it.wikipedia.org/wiki/Île-de-France) e cotti al momento a seconda dei gusti del cliente. Non ci potevo credere, non me ne vogliano gli amici vegetariani e le anatre, ma non ho mai assaggiato una carne più deliziosa. Un tenerissimo petto di canard cotto alla piastra e servito su un letto, neanche a dirlo, di french fries con salsine d’accompagnamento……tutto questo preambolo per farvi capire lo sconforto che ho provarono non trovando l’agognato food truck parcheggiato davanti all’esposizione. Dallo sconforto sono passato alla paura nel momento in cui i carnivori che mi accompagnavano nella spedizione si sono voltati verso di me con occhi spiritati e, come un mantra, hanno cominciato a scandire ritmicamente la parola BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE..BRIGADE.. Che fare…sull’orlo del baratro c’era solo una cosa da fare,impugnare l’iPhone che, come un Deus ex Machina, grazie alla loro pagina Facebook ci ha indicato la presenza dell’agognato pasto ad un chilometro di distanza in direzione della “Bibliothèque nationale de France”. Sorpresa nella sorpresa. Sarà la fame e lo scorgerete in lontananza la sagoma nera meta del nostro pellegrinaggio, ma ci sembra di essere finiti in una una puntata di Star Trek quando l’equipaggio viene smaterializzato dall’Enterprise per ricomparire su un nuovo pianeta. Che posto meraviglioso

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Who are Mokka Cycles?

“Just a small team” è quello che c’è scritto sul loro sito. Due ragazzi di Budapest con una profonda passione per le moto cool e, devo dire con sincerità, che le loro realizzazioni non deludono mai, che si tratti di una moto 50 cc o di cilindrata superiore . Li avevamo notati già l’anno scorso, sempre a Parigi, e ci avevano colpito la cura e la raffinatezza dei dettagli che avevano le loro creature, nonostante fossero poco più di un ciclomotore. Quest’anno la stella di casa era indiscutibilmente Mokka Phylia, tubone anni ’80 personalizzato in collaborazione con Zsófi Fenyvesi. Designer, artista, skater, biker, sognatrice, questo è il profilo con il quale si descrive, ha creato Phylia a Budapest. Un contenitore creativo dove realizza personalizzazioni di skateboard, mobili, crea tessuti e opere d’arte con la freschezza e l’energia di una ragazza che strizza l’occhio a tutto il bello che ci ha regalato il design anni ’70. 10 e lode anche quest’anno, non deludono con le moto e, devo ammettere, anche con le collaborazioni.

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Parigi again

Lo so, il rischio di diventare noiosi e un po’ monotematici c’è. D’altra parte a Parigi c’è così tanto da vedere e da fare…..Ad esempio non vi ho parlato della Brigade. Meravigliosa presenza lo scorso anno all’ingresso di Bike Shed, davano conforto agli affamati visitatori con dei meravigliosi vassoietti d’asporto contenenti un letto di gustosissime patatine sormontate da un petto d’anatra alla piastra che non ti aspetti possa essere servito da un food truck.

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Ahimè quest’anno non li abbiamo ritrovati….almeno lì. Anche chiamando a raccolta tutta la parte vegetariana che si cela nella mia coscienza, sicuramente in qualche parte molto nascosta, non potevo andarmene senza assaporare quella delizia, infatti li abbiamo trovati (io e la mia parte carnivora, quella molto più facile da scovare), ma questa è un altra storia……con la quale vi annoierò…..diciamo domani, se ne avete voglia. Vi lascio al video dello scorso anno, mi ha regalato grandi soddisfazioni , 14000 visualizzazioni. I miei amici lo trovano noioso, ma si sà…a Parigi c’è cosi tanto da vedere……

while we’re in Paris…..

“Gia che siamo qui facciamo i turisti”. A questa frase sibillina datevi alla fuga. Se siete a Parigi per un week end all’insegna dei motori tecnicamente  non ci sarà spazio per nient’altro, a patto di autodistruggervi in estenuanti maratone tra musei e luoghi che assolutamente non potete esimervi da visitare. Poco importa se ogni volta che vi capita di andare a Parigi dovete non esimervi di fare esattamente le stesse cose……e così abbiamo fatto.Ma tra un hamburger da Blend e un Monet al museo D’Orsay ti puoi imbattere in una rarissima Delage DI 50 Special del 1939 parcheggiata al lato della strada come una qualunque Smart. Non avete mai sentito il nome di questo marchio? Neanche io. Fondata nel 1905 nei pressi di Parigi da Louise Delage, ingegnere della Peugeot, l’azienda divenne la più importante produttrice di auto di lusso d’Europa. Dopo svariati successi in gare internazionali la seconda guerra mondiale ne sancì la definitiva chiusura. Ehh Parigi…..

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